Aids, convegno a Cagliari. Mocci (Lila) “Un’infezione ogni due ore”

Una malattia che faceva paura qualche decennio fa, quando si contavano i morti a migliaia in tutta l’Italia e la Sardegna era una delle regioni più colpite. Oggi l’Aids pare non essere più un’emergenza: spariti da tv e giornali gli avvisi alla prevenzione, scomparsi quasi ovunque progetti e programmi di enti e istituzioni, la corretta informazione sulla malattia è delegata ad associazioni di volontari e a poche iniziative sanitarie delle Asl. Eppure l’Hiv è ancora un problema forte: non si muore più come prima ma l’Italia registra ogni anno nuovi casi di malati e la Sardegna non è da meno: nel 2012, anno dell’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nell’isola si contano 591 casi di Aids, 14 in più rispetto all’anno precedente.

“E’ passata l’emergenza sanitaria degli anni Ottanta e Novanta ma la malattia non è di certo sparita, eppure non si fa informazione e la prevenzione non è più una priorità”. A lanciare l’allarme è Brunella Mocci, presidente regionale della Lila Cagliari, che venerdì ha partecipato al convegno “Fine delle Trasmissioni” organizzato al Lazzaretto dai Giovani Democratici della provincia cagliaritana. “Grazie ai nuovi farmaci che rallentano il decorso della malattia oggi non si muore più di Aids come prima, ma continuano ad esserci nuove infezioni. L’Iss calcola in Italia ogni anno quattromila nuovi casi con un’infezione ogni 2 ore in Italia, ecco perché non si può abbassare la guardia e considerare il problema chiuso. Le istituzioni non si occupano più di informare correttamente i cittadini, il risultato è che ci sono ogni anno nuovi casi di sieropositività e la causa più grande non è l’eroina, come accadeva negli anni Ottanta, ma la disinformazione”.

La sezione isolana della Lila gestisce una helpline quotidiana per richieste di assistenza e aiuto: i volontari rispondono a una decina di chiamate al giorno sui quesiti più comuni e ancora in tanti, troppi ignorano le conoscenze di base attorno alla sieropositività. “Molte persone chiamano allarmate – sottolinea Brunella Mocci – perché immaginano che il contagio possa avvenire anche solo per un abbraccio, una stretta di mano, una visita dal dentista. Un’altra convinzione radicata è che il problema riguardi solo i tossicodipendenti o comunque comportamenti che l’opinione pubblica etichetta come “amorali”, mentre gli ultimi dati dell’Istituto per la Sanità dimostrano che il veicolo maggiore di trasmissione negli ultimi anni non è la siringa infetta ma i rapporti sessuali“.

La Lila in Sardegna assiste oggi diverse persone che hanno contratto l’Hiv da giovanissime, anche minorenni: “L’argomento dovrebbe essere affrontato soprattutto dalle scuole, ma in Italia purtroppo c’è ancora parecchia resistenza nel parlare di sesso e prevenzione con agli studenti. Da qualche anno l’associazione Lila sta entrando negli istituti superiori della provincia di Cagliari per informare su Hiv e Aids, e diamo ai ragazzi anche la possibilità di farci domande in forma anonima: la scuola è lo specchio della nostra società e dimostra che la grande disinformazione sull’argomento può essere molto pericolosa”.

Francesca Mulas

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