In Consiglio il concertone di Soleandro: pessima scelta banalizzare le istituzioni

L’altro giorno in Consiglio regionale è stato chiamato a esibirsi Soleandro, al secolo Angelo Giovanni Maria Pilo, musicista e compositore di Ploaghe, 4.520 abitanti a trentacinque chilometri da Sassari. A Palazzo l’artista non si è presentato sua sponte. Lo ha invitato nientemeno che il presidente dell’Aula, Michele Pais, per deliziare la visita a Palazzo di una scolaresca, come se il concerto fosse indispensabile per la buona riuscita della ‘gita’.

Ora: essere eletti alla guida della massima assemblea sarda, il parlamento della nostra Isola, deve essere sicuramente una gran bella emozione. Talmente intensa da giustificare persino qualche scivolone, specie all’inizio del mandato, quando l’inesperienza può giocare brutti scherzi. Solo che da qui al delirio di onnipotenza il passo rischia di essere brevissimo.

Nessuno dubita che Soleandro sia un artista meritevole di attenzione. Ma il Consiglio regionale non è il salotto di casa propria, dove a piacimento si invitano parenti, amici e conoscenti (per inciso: la scolaresca, la prima ospitata in questa legislatura, è algherese come Pais). Soleandro, qualche mese fa, ha spopolato su Internet con Savitri, la versione logudorese della celebratissima Perfect, firmata dalla pop star britannica Ed Sheeran. Una cover, appunto. Con un swing tutto sardo, ma pur sempre un brano di altri. Non un Nobel per la pace.

A seguire le cronache del filone internet-musica-tv, per la stessa logica dei click nell’aula di via Roma dovrebbe essere invitato il sassarese Nicola Virdis che ha trasformato il ‘Turn around’ di Bonnie Tyler in un gettonatissimo tormentone da nerd, fino ad arrivare al programma di Sky ‘Italia’s got talent’. O la giovanissima Luna Melis da Uta, finalista di X-Factor.

Ma ci immaginiamo che cosa diventerebbe il Consiglio regionale se a ogni tot di visualizzazioni si mettesse il moto il cerimoniale degli inviti? Ma ve la immaginate una telefonata con un onorevole che contattate per avere un’informazione istituzionale e invece lui risponde: “Mi scusi, ma devo chiudere perché in Aula sta per cominciare il concerto del mio vicino di casa”.

Dovrebbe un po’ passare questa moda di derubricare l’assemblea della Sardegna a piazza cittadina (o paesana che sia). Se a prevalere è lo slancio di montare una festa indoor, si affitti un palazzetto o financo un capannone. Costruendo una volta per tutte un muro alto così tra la politica e l’ozio. Tra le istituzioni e la loro banalizzazione. Tra il riconoscimento di un talento e la propaganda a tutti i costi.

Non c’entra che fuori dal palazzo manchi il lavoro. Con tutto ciò che comunque ne consegue, compresa la difficoltà di molti sardi a pagarsi le cure mediche. Il ragionamento è molto più terra terra: se l’orientamento è rinunciare ai contenuti alti, quindi alla sostanza, si difenda almeno la forma.

Alessandra Carta

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