Candidati governatore invitati in chiesa: il potere spirituale ‘seduce’ la politica

A memoria d’uomo non si ricorda un’altra convocazione in chiesa dei candidati governatore alle Regionali sarde. Ma la notizia è ufficiale: gli aspiranti presidenti della nostra Isola sono chiamati a raccolta sabato 12 gennaio, a Cagliari, tra le mura di Santa Restituta. Organizza don Ignazio Boi, direttore della Pastorale sociale e del lavoro che fa capo alla Diocesi del capoluogo. E sarà l’arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, a chiudere il confronto.

Che la Chiesa abbia sempre fatto politica, arrivando financo ad avere l’ultima parola (e sempre decisiva), non è un mistero. Né si ha bisogno di dirlo sottovoce. È nella storia repubblicana che lo Stato preferisca, specie sui temi etici, recitare un ruolo diverso dalla piena sovranità, convertendosi in appendice del Vaticano, con buona pace del Parlamento. Ma sinora non si era mai visto che le pietre di un tempio, davanti all’altare, diventassero la cornice di un confronto sui programmi elettorali. Al massimo qualche candidato moderato ha l’abitudine di incontrare, in visita privata, il prete di turno per arruffianarsi le simpatie e una buona parola tra i fedeli. Prima o dopo la messa.

Il coraggio di don Boi merita dunque un plauso. Perché il direttore della Pastorale è andato molto oltre, cambiando in un colpo solo il cerimoniale religioso e quello politico. Con la convocazione a Santa Restituta cade anche l’ultimo tabù: la Chiesa quasi sfacciatamente unisce sacro e profano. Nella stessa locandina di presentazione dell’evento è scritto che “l’incontro con i candidati alla carica di governatore”è organizzato “in occasione della festa liturgica di Sant’Efisio”. Con una bussola precisa, che richiama peraltro una citazione di Papa Bergoglio. “La buona politica – si legge ancora – è al servizio della pace”.

Ma se fin qui la riflessione è tutta sull’eterna rivalità tra poteri – spirituale da un lato e temporale dall’altro -, non si può sottovalutare il messaggio subliminale che la convocazione in chiesa porta con sé. È ormai da un anno che sull’accoglienza dei migranti la Chiesa ha scavalcato a sinistra il Pd (anche se non era impresa), combattendo contro la Lega di Matteo Salvini una battaglia senza quartiere. È probabile che la Diocesi di Cagliari abbia scelto la solennità di Santa Restituta per incassare una promessa dai candidati governatore. Per ottenere un lascia passare a una sorta di codice deontologico da campagna elettorale. Potrebbe suonare così: la difesa del lavoro è senza dubbio una sfida di progresso e civiltà, ma insignificante quando una società smette di essere inclusiva e anzi sceglie in base al colore della pelle.

Lo slogan ‘Prima gli italiani’ ha fatto la fortuna di Salvini. Ma nessuno dimentichi che la Chiesa sposta voti. E anche parecchi. Bergoglio, sui  migranti, pure ieri ha parlato in punta di spada. “Meglio vivere come un ateo – ha detto – anziché dare una contro-testimonianza dell’essere cristiani”. La Chiesa ha il difetto di considerare la solidarietà una virtù esclusiva di chi ha fede. Ma anche il pregio di detestare il razzismo.

Alessandra Carta

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