Col taglio delle Asl, la sanità sarda si avvia a tornare al vecchio schema delle quattro storiche province. Salvo colpi di scena, entro l’anno Gallura, Ogliastra, Sulcis e Medio Campidano perderanno le rispettive aziende sanitarie. Nel dettaglio, Olbia-Tempio dovrebbe essere accorpata a Sassari, la Asl di Lanusei-Tortolì a Nuoro, mentre per Carbonia-Iglesias e Sanluri-San Gavino ci sarebbe un ritorno con Cagliari. Insomma, tutto come dieci anni fa, visto che tanto è durata la vita delle nuove province isolane.
Nel centrosinistra è già battaglia. Dai territori che saranno privati delle Asl provengono alcuni consiglieri, quasi tutti del Pd. Tuttavia sono un numero sufficiente per garantire il brivido in Aula, quando si tratterà di approvare la cancellazione delle aziende sanitarie. I democratici Giuseppe Meloni (Gallura), Franco Sabatini (Ogliastra) e Rossella Pinna (Medio Campidano), infatti, hanno già fatto sapere di non gradire la scelta della coalizione. Senza il loro appoggio la maggioranza scenderebbe da 34 a 31 (su 60). C’è poi Luca Pizzuto, il vendoliano eletto nel Sulcis. Se anche lui punterà la prua contro, il centrosinistra – sempre sulla carta – rischia di contare 30 voti. Ovvero, tanti quanti quelli della minoranza. A quel punto, tra i banchi della maggioranza non ci potrebbe essere nemmeno un’assenza, perché il taglio delle Asl rischierebbe di saltare.
Dai territori dove saranno cancellate le aziende sanitarie arrivano anche altri due democratici: il capogruppo Pietro Cocco, l’eletto nel Sulcis, e il sindaco-onorevole di Sanluri, Sandro Collu (Medio Campidano). Cocco, però, è il primo firmatario della riforma, quindi non è nemmeno pensabile un suo voto contrario. Collu, di stretta osservanza soriana, non sembra ugualmente intenzionato a opporsi.
Va anche segnalato un particolare normativo: proprio per non agitare i territori, nel riordino delle Asl che il Consiglio sta discutendo in questi giorni, non è stato ancora indicato il numero preciso delle aziende da cancellare. In un emendamento, inserito nell’articolo 1 e peraltro già votato, è genericamente scritto che la nuova mappa delle Asl “sarà in linea con la riforma degli Enti locali“, la quale, a sua volta, prevede uno schema ridotto di distretti, perché così si chiameranno in futuro le province sarde.
L’accordo è invece pieno sull’Areu, la nuova azienda sanitaria del 118 (da 600mila euro all’anno) che diventerà operativa solo quanto le altre Asl saranno soppresse. Ciò significa che alla fine dalle attuali 11 si scenderà a 8.Ovvero: Asl di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari, più le aziende ospedaliere universitarie di Cagliari e Sassari, più il Brotzu (sempre nel capoluogo isolano) e appunto l’Areu.
Le eventuali frizioni nel centrosinistra non sembrano preoccupare Cocco: “All’esame del’Aula c’è una proposta condivisa da tutta la maggioranza, sottolinea. Certo è che nell’ottica di contenere i malumori, tra gli emendamenti presentati ce n’è uno che prevede “il rafforzamento dei servizi sanitari nei territori”. Come dire: una misura compensativa rispetto al taglio delle Asl.
La settimana prossima la riforma Cocco dovrebbe incassare il via libera definitivo dal Consiglio: sarà la luce verde ai commissariamenti che saranno decisi seguendo una serie di norme da inserire in un emendamento all’articolo 7. I partiti del centrosinistra si devono dunque preparare a indicare 11 top manager provvisori. Poi per ciascuna delle Asl che invece saranno salvate, andrà trovata una terna col direttore generale più l’amministrativo e quello sanitario. Cioè un pacchetto di 24 nomine. Undici più ventiquattro fanno 35 nomine, nel giro di qualche mese.
Alessandra Carta
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