Tre dem scrivono al Pd: “Dopo la rissa sfiorata nessuno ha chiesto scusa”

Giuseppe Frau, Lorenzo Espa e Giuseppina Floris, componenti dell’Assemblea Pd, hanno firmato e sottoscritto una lettera sulla situazione nel partito sardo che ha sfiorato la rissa il 10 luglio scorso. Da allora lo scontro, durissimo, a distanza con la presidente Lalla Pulga, soriana, che ha deciso di non rispettare l’indicazione della commissione nazionale di garanzia chiamata in causa dalla maggioranza formata da ex Ds e renziani, alleati coi popolari-riformisti di Cabras-Fadda.

“La pessima assemblea regionale di Su Baione (Abbasanta) – si legge – ha segnato uno spartiacque definitivo nella storia del Pd sardo. Tra coloro che vogliono perpetuare una guerra infinita nel partito, e chi in modo sincero vuole salvare e rilanciare il PD e il centrosinistra come patrimonio politico di un intera comunità. Vedere i leaders che abbiamo sostenuto, in cui abbiamo creduto, che ci hanno rappresentato nelle istituzioni, affrontarsi in modo così acceso, non è stato uno spettacolo edificante. In queste giornate seguite alla bruttissima assemblea regionale abbiamo sentito molte parole, ancora di sfida e di guerra ma ne è mancata una: nessuno ha chiesto scusa al popolo democratico per il pessimo esempio dato”.

La lettera prosegue così: “Chi fa politica, chi rappresenta un partito, le istituzioni, ha il dovere più di tutti, e prima di tutti, di dare l’esempio. Come possiamo pretendere di fare opposizione a Salvini, al governo populista e gialloverde, se il nostro modo di relazionarci non è  improntato al rispetto umano e politico, innanzitutto con chi milita nella nostra stessa comunità politica. La credibilità è il valore più importante per chi fa politica, e si sta facendo di tutto per perderla, nei confronti di militanti ed elettori che, attoniti, guardano il delirio delle nostre assemblee”.

Ancora: “In queste giornate è stato imbarazzante per molti di noi sentire ed incontrare molte persone che hanno creduto nella nostra storia politica, sentirle parlare di disgusto e quasi di disprezzo. Neanche la sconfitta del 4 marzo, nemmeno le batoste in quasi tutte le amministrazioni locali ci hanno insegnato qualcosa. La rivoluzione di cui il Pd ha bisogno deve nascere prima di tutto in ciascuno di noi. Intanto avendo il coraggio e la libertà di dire la nostra con maggiore autonomia, e di mescolare le nostre idee e posizioni aldilà dei gruppi e delle correnti. Troppe volte la cosiddetta base, i circoli, gli stessi componenti delle assemblee eletti col sistema delle liste bloccate al congresso, sono stati utili a votare decisioni prese in caminetti ristretti. Tutti in un modo o nell’altro siamo stati vittime di questo sistema. È ora di dire Basta! Le lotte di due anni fa, forse di dieci anni fa, sono quelle di oggi, con una differenza. Allora il partito era molto più forte, oggi in Sardegna siamo in una gravissima crisi di consenso che mina pesantemente la futura esistenza dello stesso progetto politico”.

Quindi la sottolineatura: “Eppure abbiamo tanto da fare, come ha scritto molto bene il presidente Pietrino Soddu, rielaborare ed aggiornare i valori e i principi del nostro campo politico, e lavorare sodo per una proposta politica alla Sardegna, indispensabile dopo questi anni di governo regionale di luci e ombre, soprattutto in termini di empatia col popolo sardo. Nonostante un lavoro importante del presidente Francesco Pigliaru, persona stimabile che ha guidato la Regione con grande competenza e rigore morale, è innegabile che si avverta malessere tra i cittadini su tanti temi della politica regionale. Sarebbe il caso di usare, tutti assieme, questi ultimi mesi di legislatura per aiutare a recuperare fiducia, anziché dividere e sfasciare tutto”.

Segue un interrogativo: “Che fare dunque? Rompere le appartenenze ad aree e correnti prima di tutto. Un giovane amico ha parlato di coraggio e libertà. Se non lo facciamo adesso, con questa crisi, chi vuole bene al Pd quando dovrebbe farlo? Ci vuole un progetto, valori di riferimento da condividere, un programma da scrivere, e in vista del congresso è indispensabile la formazione di una squadra di persone rappresentative della nuova classe dirigente, competenti e libere, e poi una donna o un uomo, se giovane meglio, che lo interpreti. Noi sosterremo sicuramente la donna o l’uomo che interpreterà questa linea di unità e rinnovamento autentico, che parta davvero dal basso”.

Così in un altro passaggio: “Dopo l’assemblea di Su Baione, e l’incertezza interpretativa che ne è seguita, con le tensioni, forse è il caso di affidarci alla politica e non solo ai cavilli o commi statutari. La presidente Lalla Pulga ha convocato per sabato 28 la nuova assemblea regionale. Pensiamo che sarebbe una sconfitta sia ricorrere a ricorsi da parte di alcuni, sarebbe anche un errore non partecipare facendo mancare il numero legale, così come usare i muscoli per eleggere un Segretario di una sola parte. Ci vorrebbe una figura unitaria, di garanzia per tutto il partito, autorevole, apprezzata da tutti, che ci guidi in questo periodo, una figura unitaria da votare in assemblea, che ci aiuti a trovare un po’ di pace, e tracciare il percorso verso le Regionali, scrivere un programma e individuare coalizione e candidato Presidente. Crediamo che in autunno questa sia la scadenza più importante per tentare di essere ancora protagonisti alle prossime elezioni. L’Assemblea, come è successo a livello nazionale, stabilisca poi il periodo in cui svolgere il congresso, momento nel quale le varie proposte potranno confrontarsi per la guida del tanto auspicato nuovo Pd sardo. È il momento che le persone perbene presenti trasversalmente anche in Assemblea Regionale si incontrino e dicano liberamente ciò che pensano, uscendo fuori dai recinti in cui si è rimasti per troppo tempo imprigionati.

Infine un’iniziativa: “Per questo proponiamo un incontro libero, al di fuori delle logiche d’area e corrente, rivolto in particolare ai componenti dell’Assemblea che vorranno aderire, ma aperto a dirigenti, militanti e iscritti, per giovedì 26 ore 18 nella sede del Pd di Oristano per discutere ed elaborare una proposta unitaria e dal basso, in vista dell’assemblea di sabato. Che non vogliamo sia ancora sede di scontri e di conte. Come diceva Aldo Moro, che abbiamo ricordato a maggio, e che dovremmo onorare, non solo con le parole, ma con una politica coerente col suo nobile pensiero: ‘Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo sempre lo stesso identico destino, ma uniamoci nella comune accettazione delle essenziali ragioni di libertà, di rispetto reciproco, di dialogo, lavorando insieme senza sosta ad escludere cose mediocri, per far posto a cose Grandi’. È l’ultima chiamata, facciamo tutti la nostra umile parte per salvare e rilanciare il PD e il centrosinistra, ed essere davvero una comunità politica che pensa ad una cosa Grande: il bene della Sardegna”.

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