Urla e spintoni sul numero legale, all’assemblea Pd si sfiora la rissa

Parole grosse, urla e spintoni: si è sfiorata la rissa all’assemblea del Pd, convocata alle 16,30 al centro congressi Losa di Abbasanta per eleggere il nuovo segretario regionale. Lo scontro, verbale e quasi fisico, è scoppiato sul numero legale, necessario per procedere con la votazione come stabilisce lo statuto che richiede la presenza di 81 delegati sui 160 del parlamentino dem (nella foto di copertina la riunione del 26 maggio scorso). Ma alle 18 la seduta è stata sciolta senza mai aprire le urne.

Gli animi si sono prima surriscaldati tra l’europarlamentare Renato Soru e l’ex senatore Silvio Lai che hanno discusso molto animatamente. Fino alle urla. Poi gli spintoni tra lo stesso Soru e l’ex deputato Siro Marroccu. C’è stato anche uno duro scambio di battute tra la presidente Lalla Pulga e uno dei vice, Dino Pusceddu.

Stando a quanto trapela da Abbasanta, all’origine della rissa sfiorata ci sarebbero state tre firme, necessarie ad arrivare alla quota 81 che avrebbe sancito la regolarità della seduta. Sempre secondo le prime informazioni, il foglio delle presenze lo avrebbero firmato in 78, malgrado i presenti sarebbero stati di più. A quel punto la maggioranza, attraverso Pusceddu, pare abbia chiesto il riconteggio, non accolto dalla Pulga che avrebbe deciso di sciogliere la seduta.

Di qui lo scontro. Oltre a Pusceddu, anche Lai e Marrocu sono delegati della maggioranza: l’uno di area Cabras-Fadda, l’altro del gruppo Cucca. Soru invece guida la minoranza interna di cui fa parte pure la Pulga. Soru è contrario al fatto che il nuovo segretario venga eletto dall’assemblea e chiede le primarie. Questo a differenza della maggioranza che due settimane fa ha indicato Emanuele Cani, al posto del dimissionario Giuseppe Luigi Cucca, e oggi sembrava la giornata della sua elezione.

Le versioni ufficiose sono opposte: dalla maggioranza dicono che Soru ha avuto sin dall’inizio della seduta un atteggiamento provocatorio; la minoranza accusa invece i popolari-riformisti e l’area Cucca di ostilità nei confronti della Pulga, arrivando a darle della venduta. La dichiarazione ufficiale è stata rilasciata da Soru all’Ansa. “Il numero legale – ha detto – non è stato raggiunto e quindi l’assemblea si è dovuta sciogliere. Ma oggi non è un giorno normale: è il trentesimo giorno dalle dimissioni del segretario Cucca e se entro trenta giorni non si elegge il nuovo segretario, si rimette la palla al partito nazionale che nomina un commissario e al più presto si fa il nuovo congresso. Dunque da oggi parte il processo congressuale delle primarie”.

Sulla rissa sfiorata, l’europarlamentare ha sottolineato: “Certo lo spettacolo di oggi non è stato edificante, ma non si capisce per quale motivo questi vecchi dirigenti del Pd hanno così paura di dare la parola agli elettori, simpatizzanti e militanti del partito. Non si capisce per quale motivo qualunque cosa succeda anche davanti a un crollo, anche davanti a un distacco dall’opinione pubblica, anche davanti a dei mutamenti culturali importanti in Italia, in Sardegna l’unica cosa che conta è continuare a controllare questo partito. Penso, invece, che alla fine ci sia una base solida di tante persone che vogliono fare politica, che guardano alla politica con rispetto e che magari sono stanchi e anche estremamente amareggiati, come di fatto lo sono anch’io: tutti vogliamo continuare a guardare impegnarci fuori dalle tribù, fuori dagli schemi di potere e fuori dalle cristallizzazioni del passato”. Il finale è un auspicio: “La frattura” nel Pd sardo “è evidente”, ha concluso Soru che legge il momento come “ripartenza del Pd sardo con persone nuove, senza padroni, perché questo non è un partito padronale, ma appartiene a chi lo vota”.

Di certo il tavolo di Abbasanta è brutalmente saltato, addirittura con inattesi urla e spintoni. A questo punto non si può escludere un intervento da parte dei vertici romani: il Pd sardo rischia nuovamente di essere commissariato. Nel 2008 il Nazareno aveva mandato nell’Isola Achille Passoni; nel 2016 è stato la volta Gian Pietro Del Moro, sebbene venne nominato nella veste di garante, con poteri ridotti rispetto a Passoni.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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