Sanità, bilancio, urbanistica e Province: il 2020 delle sfide per l’Isola del futuro

Come sarà la sanità in Sardegna? Come verrà gestito il territorio nell’interno e sulle coste? Quali saranno i settori chiave in cui la Giunta vuole investire? E, alla fine, in quante Province si dividerà l’Isola e come si eleggeranno i Consigli? Domande che dovranno necessariamente trovare una risposta entro l’anno che comincia oggi, visto che nell’agenda politica del 2020 c’è la scrittura di leggi importanti per il governo della Regione. Su tutte la riforma sanitaria e quella degli Enti locali, ma anche le nuove regole sull’urbanistica e la Finanziaria, testi normativi attraverso i quali si capirà quale idea di Sardegna hanno l’Esecutivo di Christian Solinas e la maggioranza di centrodestra. Si tratta, però, di un banco di prova anche per l’opposizione eterogenea che occupa il Consiglio regionale, fatta da una sinistra divisa in due blocchi, il Pd e i Progressisti, a cui si aggiunge il Movimento 5 stelle.

Il 2019 si è concluso con la Giunta che ha schiacciato l’acceleratore improvvisamente mettendo in cascina una bozza di Finanziaria, la riforma della struttura sanitaria e un’idea di modifica al Piano casa che potrebbe essere la falsa riga sulla quale costruire una legge di governo del territorio. Tutti provvedimenti che sono usciti da Villa Devoto (sede istituzionale della presidenza) e che per entrare in vigore dovranno superare le maglie del Consiglio regionale, superando sorprese, mal di pancia e battaglie estenuanti. Visto il clima che si è creato intorno agli ultimi provvedimenti approvati dall’Esecutivo, è difficile non immaginare uno scontro che, in alcuni casi come quello per le Province, potrebbe assumere scenari più trasversali rispetto ai blocchi consolidati.

La riforma degli Enti locali ha un valore non solo amministrativo, ma anche politico, soprattutto per quanto riguarda le Province. Nessun consigliere regionale vorrebbe rinunciare a portare a casa (leggasi: nel proprio collegio elettorale) il risultato. La conseguenza è che attorno a questa riforma il clima è sempre molto teso, tanto che da una prima versione con quattro Province storiche più la Gallura, annunciata in via ufficiosa dall’assessore regionale, Quirico Sanna, si è passati all’ipotesi di uno schema a sette, con i quattro enti storici di Cagliari, Nuoro, Sassari e Oristano più l’aggiunta di Olbia-Tempio, Sulcis e Ogliastra, che da subito hanno dato battaglia per ottenere la propria autonomia. La riordino degli Enti locali, però, è legato a doppio filo a quello della sanità che, nel disegno di legge della Giunta, prevede il ritorno alle otto Asl. Esattamente come erano gli enti intermedi prima della legge 2 del 2016, che ha spazzato via le nuove province, su cui, con lo stesso esito, nel 2012 si erano espressi i sardi, attraverso un referendum abrogativo.

La posizione dell’assessore Sanna, gallurese di Monti, è sempre stata quella di “non trascurare le legittime aspirazioni di tutti i territori”. Molto più di uno spiraglio nei confronti di zone della Sardegna che rivendicano maggiore autonomia e servizi sul territorio. L’altro aspetto fondamentale è il ritorno al suffragio universale, ossia restituire ai cittadini la scelta dei Consigli provinciali e dei presidenti, oggetto anche del ricorso del Governo che ha impugnato la legge di proroga dei commissari. Questo costringe l’esecutivo regionale a un’accelerata improvvisa, tanto che l’assessore punta a “sottoporre all’attenzione del presidente e della maggioranza il disegno di legge subito dopo le feste”.

Il 2020 sarà anche l’anno dell’addio alla Asl unica, un modello voluto dal governo di centrosinistra e destinato a rimanere nei cassetti come “un’esperienza negativa” per molti esponenti politici di tutti i partiti. La Giunta è pronta a presentare prima alla maggioranza e poi al Consiglio regionale il disegno di legge che prevede il ritorno alle otto Asl, (Cagliari, Sassari, Olbia, Nuoro, Oristano, Carbonia, Lanusei e Sanluri), più una centrale unica degli acquisti che si chiamerà Ares, le due aziende ospedaliero-universitarie di Sassari e Cagliari, l’Azienda Bortzu e l’Areus per l’emergenza-urgenza. Il provvedimento è destinato a subire gli attacchi dell’opposizione, anche se  nel centrosinistra non piacesse a tutti l’idea dell’Asl unica, al momento della sua istituzione.

È facile immaginare che nel mirino delle polemiche finiranno soprattutto eventuali moltiplicazioni di poltrone, anche perché spetterà alla Giunta nominare i commissari che guideranno le aziende nel territorio. La maggioranza e il presidente della Regione, Christian Solinas, però, sono pronti a difendere il provvedimento, tanto che il governatore parla di riforma “profonda, meditata, studiata per garantire ai sardi una sanità più utile e più vicina. Cancelliamo parzialmente un modello calato dall’alto, che non ha funzionato, e ne creiamo uno nuovo che ha la sua origine nelle richieste dei cittadini e dei territori”.

La legge urbanistica è, insieme alla riforma dell’assistenza ospedaliera, lo scoglio più importante, anche perché si tratta di un tema sul quale diverse maggioranze (come è successo nell’ultima legislatura) hanno rischiato di inciampare. Una legge sulla panificazione del territorio è la grande incompiuta del centrosinistra che ha governato la Regione dal 2014 al 2019: la Giunta guidata da Francesco Pigliaru si era è dovuta arrendere all’ultimo miglio, sotto la pressione degli ambientalisti. Un nuovo testo vero e proprio ancora non esiste, ma le modifiche al Piano casa, approvate a fine anno dalla Giunta, sono un segnale di come potrebbe essere strutturata la legge. Inevitabile che la polemica (così come è successo nella scorsa legislatura) si concentri soprattutto sugli incrementi volumetrici all’interno della fascia dei 300 metri dal mare. Il concetto si dividerà tra accuse di cementificatori e chi punta su uno sviluppo dell’economia sarda nel campo turistico facendo leva sul mattone.

Tra tutti quelli elencati, la Finanziaria potrebbe essere il primo provvedimento in ordine di tempo che dovrà discutere il Consiglio regionale. La legge di bilancio è un po’ la carta di identità di un governo e la Giunta guidata da Solinas qualche elemento per capire la rotta lo ha dato: la Manovra conterrà anche le risorse ottenute con l’accordo sulle entrate firmato nelle scorse settimane a Roma. Non avendo approvato la Finanziaria del 2020 entro la fine dell’anno, la Regione entra in esercizio provvisorio, con una ridotta capacità di spesa (tecnicamente in dodicesmi). È sicuro che il provvedimento “assumerà una connotazione politica con un maxi emendamento condiviso con l’Assemblea, le associazioni di categoria e i territori”, ha annunciato il governatore. Tra i provvedimenti ci sono 56 milioni di euro in più nel triennio per la continuità territoriale aerea (34 milioni solo nel 2020), 87 milioni di euro aggiuntivi destinati al fondo per la non autosufficienza e 30 milioni in più in tre anni per programmi personalizzati a favore di persone con grave disabilità. Ancora: 36 nuovi milioni, sempre in un triennio, saranno destinati all’assistenza delle persone affette da particolari patologie, come talassemici, linfopatici, emofilici, nefropatici e trapiantati.

L’ultimo aspetto, che è quello più strettamente politico, riguarda il possibile tagliando della Giunta. Ovvero, un eventuale rimpasto. Gli equilibri all’interno della maggioranza sono cambiati: Forza Italia ha perso un consigliere (Antonello Peru) che ha aderito al movimento Cambiamo e si alleato con l’Udc di Giorgio Oppi. Il gruppo moderato – arrivato a quota sei – adesso potrebbe aspirare ad avere un secondo assessore, oltre Andrea Biancareddu alla Cultura e alla Pubblica istruzione. Negli ultimi mesi sotto l’attacco dell’opposizione è finita la titolare dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, impegnata nella difficile vicenda del prezzo del latte e nella lotta alla peste suina. Potrebbe arrivare una verifica anche per Valeria Satta, titolare degli Affari generali e del Personale, portata in Giunta in quota Lega: in maggioranza non a tutti è andato giù l’atteggiamento del Carroccio che, dopo la vittoria alle Regionali, ha blindato alcuni posti. Come la sanità e presidenza del Consiglio.

Dunque è un’agendia ampia quella che ha messo in piedi per il 2020 il centrodestra. Soprattutto se si considera che in Sardegna è necessaria una svolta: tutti gli indicatori economici collano l’Isola tra le regioni più in difficoltà a livello  nazionale. Basti pensare a fattori come l’abbandono scolastico, la disoccupazione giovanile, le difficoltà dei piccoli centri e gli attentati nei confronti degli amministratori, sempre più esposti al malessere che diventa violenza e criminalità.

Matteo Sau

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