Roma cancella l’Osservatorio astronomico di Cagliari, no di Pigliaru

Lo ha deciso l’istituto nazionale di astrofisica (Inaf). Per il settore, in questi anni la Sardegna ha investito 20 milioni.

Roma cancella l’autonomia dell’Osservatorio astronomico di Cagliari, accorpato all’Istituto bolognese di Radioastronomia col nuovo nome di Ora. “Evidentemente un atto unilaterale”, ha messo nero su bianco il governatore Francesco Pigliaru in una lettera spedita al ministro Stefania Giannini e al presidente dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica), Giovanni Bignami. Qui il testo integrale della missiva firmata dal capo della Giunta.

È data 25 marzo 2015, la ratifica del provvedimento con il quale l’Osservatorio di Cagliari smette di essere sede autonoma, dopo una prima delibera che il Cda Inaf aveva votato a febbraio. Pigliaru scrive: “Sia chiaro, con contestiamo l’obiettivo addotto dall’Istituto nazionale per giustificare l’accorpamento, ovvero il coordinamento tra i vari Osservatori. Come Regione ci opponiamo al metodo, perché la scelta non è stata concordata e nemmeno si è considerato che vengono pregiudicati gli investimenti fatti dalla Sardegna”.

Il governatore elenca opere per quasi 20 milioni di euro, a cominciare dai “5,5 spesi per realizzare le infrastrutture del Sardinia radio telescope (Srt)”, più “un altro milione e mezzo speso destinato alle apparecchiature accessorie”. Con un importo pressoché identico, “la Regione ha finanziato pure progetti di ricerca e di sviluppo tecnologico”, sempre legati al settore dell’astrofisica, “diventato nella nostra Isola un vero e proprio comparto”. Ancora: coi fondi europeio del Por-Fers 2007-2017, ecco “i 730mila euro per i progetti Cluster (aggregati) in bottom up e top down“, ha aggiunto ancora Pigliaru.

L’altra metà degli investimenti fa il paio con la nuova sede di Selargius, per la quale la Regione, sempre con risorse Ue, ha destinato 10 milioni al Comune dell’area vasta cagliaritana. E infine il Distretto Area spaziale della Sardegna (Dass), rilanciato a gennaio con l’impegno a puntare su quattro nuovi asset. Ovvero, monitoraggio della spazzatura spaziale, test sui droni, commercializzazione dei brevetti di settore e utilizzo dei dati satellitari per la prevenzione ambientale. In quell’occasione si prospettò addirittura la possibilità di accedere ai fondi di settore della programmazione europea 2014-2020, con una previsione di investimenti da parte di Bruxelles pari ad almeno 80 milioni.

Ma adesso quel processo che sembrava valere l’ultima frontiera dell’economia regionale scivola verso un binario temuto. Pigliaru lo ribadisce alla fine della lettera. “Avevo proposto al presidente Bignami di studiare soluzioni alternative all’accorpamento, sia per iscritto che di persona, in un incontro tenutosi a Cagliari il 15 marzo 2015. Il mio suggerimento, nel rispetto della necessità di coordinare gli osservatori, era stato quello di posizionare la Sardegna come sede nazionale dell’Ora, vista la rilevanza delle attività operative nel nostro territorio. Siamo pronti – conclude Pigliaru – a sostenere, tramite appropriati strumenti, anche finanziari, una soluzione coerente con le ipotesi di cui sopra”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

 

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