È l’articolo 43 ter della riforma sugli Enti locali: segna l’ingresso della Regione al museo Man di Nuoro, come azionista in sostituzione della Provincia (comma 4). Ma sempre nel capoluogo barbaricino, la stessa staffetta sarà seguita al Consorzio per la pubblica lettura, intitolato a Sebastiano Satta (comma 2), e alla Fondazione per la promozione degli studi universitari e della ricerca scientifica (comma 3).
Di fatto, il riordino delle autonomie sancisce l’istituzione del “Polo culturale nuorese“, come scritto nello stesso articolo. Un identico percorso verrà comunque seguito per “tutte le istituzioni, organismi e consorzi che svolgono funzioni di rilievo regionale”, ma senza che questo si traduca “in maggiori oneri” per il palazzo di viale Trento.
Con la riforma c’è anche un rimescolamento di competenze sulla scelta dei componenti nei Cda delle società partecipate o nelle Agenzie. “Tutte le disposizioni che attribuiscono poteri di nomina al Cal (Consiglio delle autonomie locali) sono abrogate”. La competenza passa al’Assemblea regionale”, è stabilito nell’articolo 49 ter.
Resta da capire quanto questo ‘strappo’ pesi sul parere obbligatorio che il Cal, per legge, deve dare alla riforma. Il rpimo appuntamento è atteso per lunedì mattina, quando a Oristano il presidente Giuseppe Casti ha convocato i trenta delegati. Martedì, o al più tardi mercoledì, il testo sarà invece all’esame della commissione Bilancio, presieduta da Franco Sabatini. Si dovrà valutare il peso finanziario del riordino e quindi la sua fattibilità (o meno).
Il Consiglio regionale è in ritardo sull’approvazione del ddl sui cui andrebbe messo il sigillo entro il 30 novembre. Una scadenza impossibile per l’Assemblea. E se il governo di Matteo Renzi decidesse di essere fiscale, la Sardegna rischia di perdere i fondi per gli enti locali, qualcosa come una cinquantina di milioni.
Al. Car.
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