Rete ospedaliera, (ri)spunta l’alleanza della sanità tra sassaresi e nuoresi

A poche ore dal vertice di centrosinistra sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, ovvero la riforma sulla quale la legislatura rischia di finire in anticipo, spunta di nuovo il possibile asse tra sassaresi e nuoresi nel complicato scacchiere degli equilibri interni alla maggioranza. Un asse che i consiglieri regionali hanno già sperimentato con successo il 26 luglio del 2016, quando Sassari, a sorpresa, fu scelta come sede la sede della Asl unica Ats, malgrado l’accordo di massima fosse quello di dislocare gli uffici a Cagliari (leggi qui).

C’è un comunicato stampa che nel centrosinistra viene letto come il segnale del ritorno alla cordata di un anno fa. Lo ha scritto Roberto Deriu, vicecapogruppo Pd in Consiglio regionale, da tempo organico all’area dem dei popolari-riformisti, cioè le correnti di Antonello Cabras e di Paolo Fadda. E soprattutto a quest’ultima Deriu è vicino.

L’esponente democratico ha sollevato la voce sull‘Areus, cioè la nuova Azienda sanitaria del 118 che avrebbe dovuto vedere la luce contestualmente alla nascita della Asl unica. La quale però è partita con mesi di ritardo rispetto alla tabella di marcia iniziale (per ragioni politiche legate alla nomina del general manager Fulvio Moirano) e per questo, a catena, sta slittando l’avvio dell’Areus. Deriu ha scritto: “Attendo che l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, e la Giunta regionale risolvano la questione e spero di non dover più tornare sul problema, perché sarò costretto a farlo con atti formali, non necessariamente piacevoli”.

Non c’è bisogno di alcuna lettura in filigrana per capire quanto la nota stampa di Deriu suoni a dichiarazione di guerra. Poi basta sistemare i tasselli geo-politici per capire cosa sta succedendo nel centrosinistra.

Deriu è nuorese. E con la riorganizzazione della rete ospedaliera il capoluogo della Barbagia vuole la promozione del proprio ospedale, il San Francesco, dal livello uno a quello due. Per centrare l’obiettivo la Giunta dovrebbe mettere nel conto otto milioni di euro di mancati risparmi annui, facendo ulteriormente allontanare il traguardo dei 134 milioni di tagli annui previsti con la riorganizzazione della rete ospedaliere e che rappresentano un tassello del Piano di azzeramento del debito della sanità sarda (il disavanzo è di 750 milioni).

I nuoresi hanno bisogno dei sassaresi per sperare nella promozione del San Francesco. Ma ai sassaresi, dal canto loro, serve la spinta dei barbaricini per smuovere la partita dell’Areus, così come sta facendo Deriu. L’azienda del 118 è infatti una creatura di Gianfranco Ganau, il presidente del Consiglio regionale che prima di dedicarsi a tempo pieno alla politica coordinava le emergenze/urgenze nel Nord Sardegna.

Ganau vorrebbe che a capo dell’Areus venisse nominato Piero Delogu, suo fedelissimo nonché uo successore alla direzione del 118 a Sassari e a Olbia. Ma in corsa ci sarebbe anche Alberto Arru, il fratello dell’assessore, che guida il Pronto soccorso al Brotzu di Cagliari. Di qui la battaglia politica. Vero che gli Arru sono nuoresi pure loro, ma la cordata si sta giocando in Consiglio regionale su delicatissimi equilibri prima di tutto interni al Pd, al quale appartengono gli uni e gli altri.

Va poi ricordato che a luglio 2016, quando Sassari venne scelta come sede della Asl unica, si votò anche per la base amministrativa dell’Areus e la scelta cadde proprio su Nuoro (leggi qui).

Vien da sé che più di un elemento porta alla rinascita della cordata tra sassaresi e nuoresi. Una strategia che aveva trovato il primo segnale nell’interrogazione che Deriu presentò lo scorso 7 giugno contro il Pronto soccorso del Brotzu per i tempi di attesa troppo lunghi delle ambulanze convenzionate col 118. Solo che un mese fa l’asticella dello scontro sulla riorganizzazione della rete ospedaliera non era al livello attuale, tanto da suggerire la lettura di oggi sulle manovre a Palazzo.

E se oggi c’è il vertice di maggioranza, domani mattina è di nuovo convocata la commissione Sanità del Consiglio regionale. All’ordine del giorno, l’approvazione della bozza corretta della riforma. Quella che dovrebbe ‘accontentare’ gli ospedali di zona disagiata a Bosa, Isili, Muravera, Sorgono e Tempio, per respingere invece tutte le altre richieste avanzate dai diversi territori. Ma una volta in Aula potrebbero saltare gli accordi, anche per via del voto segreto. Tutto è possibile, dunque. Compreso il fatto che il presidente Francesco Pigliaru si dimetta e mandi l’Assemblea a casa, se saranno troppi i patti disattesi sulla riorganizzazione della rete ospedaliera.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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