Da Bosa a Isili, l’ultima trincea della sanità: ecco le richieste sugli ospedali

Bosa, Isili, Muravera, Sorgono e Tempio: si trovano in questi cinque Comuni gli unici ospedali su cui la maggioranza di centrosinistra sembra d’accordo nel concedere una deroga rispetto al ddl della Giunta sulla riorganizzazione in Sardegna dell’assistenza medica e dei posti letto. L’intesa è stata trovata in commissione Sanità del Consiglio regionale: si traduce in mancati risparmi per circa otto milioni, a fronte dei 134 che l’assessore Luigi Arru ha conteggiato insieme agli uffici per avviare il risanamento dei conti della sanità isolana, in disavanzo di 750 milioni.

Cominciando dal Mastino di Bosa, nella bozza della commissione consiliare è previsto che l’ospedale mantenga il reparto di chirurgia, compresi gli organici. La Giunta, invece, aveva previsto in questa specialità medica solo interventi programmati e utilizzando il personale del reparto di Medicina generale. Al Mastino resterebbero poi il pronto soccorso e venti posti letto per la Medicina generale, come previsto anche nel ddl. Più l’ospedale di comunità, ovvero una struttura intermedia di assistenza prima del ritorno a casa. Questo stesso schema è stato applicato dalla commissione Sanità anche al San Giuseppe di Isili e al San Marcellino di Muravera.

Discorso a parte per il San Camillo di Sorgono, dove l’ambizione del territorio era quella di diventare un ospedale di primo livello, come il San Francesco a Nuoro, il San Martino Oristano, il Nostra Signora di Bonaria a San Gavino, il Sirai di Carbonia, il Policlinico Casula di Monserrato e il Santissima Trinità di Cagliari. Ma la proposta è stata respinta anche dalla commissione perché la legge nazionale richiede un bacino di utenza da 160mila abitanti. Sorgono, quindi, avrà lo stesso modello di Bosa, Isili e Muravera.

La soluzione applicata su Sorgono ha avuto effetti, a cascata, sul Paolo Dettori di Tempio che, ugualmente, aspirava a diventare ospedale di primo livello. Invece la commissione Sanità ha mediato, decidendo di lasciare la chirurgia come reparto a se stante, a differenza di quanto proposto dalla Giunta.

Raimondo Perra, il presidente della commissione Sanità, dice: “Nel correggere il ddl della Giunta siamo stati attenti ad accogliere le richieste dei territori nei casi in cui non rappresentano pericoli per la salute dei cittadini. Senza regalare illusioni a nessuno abbiamo anche voluto evitare il rischio di impugnazioni della legge da parte del Governo, come accadrebbe nel caso cui promuovessimo a una classificazione superiore ospedali che non hanno i requisiti demografici”.

La commissione Sanità dovrebbe conclude la prossima settimana l’esame del ddl. Poi il testo ritoccato passerà al Consiglio delle autonomie (Cal) che dovrà dare un parere obbligatorio entro quindici giorni. Se l’organismo che rappresenta gli enti locali sarà rapido, il ddl potrebbe approdare nell’aula di via Roma per l’approvazione definitiva prima delle ferie agostane. Diversamente si slitta a settembre. Ma la questione non cambia: la maggioranza di centrosinistra rischia su questa riforma la fine anticipata della legislatura.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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