Regionali, intervista a Paolo Truzzu: “Rivedrò il Piano paesaggistico, sull’energia decidano i sardi”

di Andrea Tramonte

Paolo Truzzu cerca di evitare le polemiche con gli avversari ma tra le righe qualche stoccata la lancia lo stesso: a Renato Soru sul Piano paesaggistico, ad Alessandra Todde sull’energia. Il sindaco di Cagliari però sembra preferire focalizzarsi sulla sua agenda e sul suo messaggio, anche a costo di esporsi all’attacco degli avversari sulla “fuga” dal confronto diretto con loro. “Ma la mia campagna elettorale è partita da poco e devo incontrare cittadini, imprese, associazioni di categoria e territori”, dice dal quartier generale della sua sede cagliaritana nell’intervista a Sardinia Post. Due giorni fa Truzzu era a Nuoro, ieri ha proseguito il suo giro in Barbagia incontrando i sindaci di Fonni, Desulo, Belví, Aritzo e Meana Sardo. Oggi invece faccia a faccia con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, esponente di Fratelli d’Italia come lui. In attesa dell’arrivo nell’Isola anche della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

La sua indicazione come candidato del centrodestra è stata accompagnata da uno scontro durissimo con alcuni alleati (Psd’Az e Lega). Pensa che le scorie delle polemiche possano indebolirla?

La cosa positiva che vorrei sottolineare è che la scelta è avvenuta in Sardegna per la prima volta nella storia del centrodestra grazie a un accordo tra le forze politiche. C’è stata la necessità di convincere alcuni alleati della bontà della scelta ma io vedo una coalizione unita per raggiungere un ottimo risultato.

Quindi non teme che nel segreto dell’urna qualcuno possa “vendicarsi” col voto disgiunto?

Sarebbe come fare un male a se stessi. Il voto disgiunto ci sarà, è una cosa naturale e fisiologica, ma penso che riguarderà molto di più le coalizioni del centrosinistra.

Lei dà l’impressione di voler marcare una certa discontinuità dalla Giunta Solinas pur non potendo smarcarsi perché FdI è stato in maggioranza per cinque anni. Cosa cambierebbe rispetto all’ultima legislatura?

Non parlo di continuità o discontinuità. Non ho mai detto e non sto dicendo che uno sia meglio o peggio dell’altro. Parliamo di metodo. Nel corso di cinque anni di mandato come sindaco ho sempre cercato di collaborare e sostenuto che la squadra sia più importante del singolo. Per governare occorre costruire un solido rapporto con tutti i soggetti: le forze della coalizione ma anche le associazioni di categoria, i sindacati, il terzo settore. Anche per la Città metropolitana ho operato con un atteggiamento di profonda condivisione con gli altri sindaci. Bisogna mettere tutte le persone intorno a un tavolo in vista delle cose da fare.

A proposito, in tutti i Comuni dove fa tappa per la campagna elettorale incontra i sindaci. Ha iniziato con Quartu, quasi ricambiando il favore dopo la prima presentazione del libro di Milia a Cagliari alla quale ha partecipato anche lei. 

I sindaci rappresentano le loro comunità a prescindere dal colore politico. Penso sia doveroso instaurare un rapporto virtuoso con le amministrazioni locali: è con loro che si può costruire il futuro della Sardegna. Ai territori dico sempre: individuate la vostra vocazione, fateci le vostre proposte, lavoriamo insieme. 

In questi mesi si registra a Cagliari un po’ di malumore tra i cittadini, specie sulla questione dei cantieri. 

Spesso si cita l’indice di gradimento dei sindaci nella classifica del Sole 24 ore. In quella rilevazione ho un consenso del 44 per cento. Mi sembra un buon dato, parliamo di quasi la metà dei cittadini.

A prescindere da come andrà il 25 febbraio lei concluderà il suo mandato da sindaco di Cagliari. Che città pensa di lasciare ai suoi successori?

Una città forte, con i conti in ordine, più verde e pulita rispetto a quella che ho trovato. Moderna, che ha avuto la capacità di ripensare ad alcune sue arterie, che pensa ai più fragili, che ha rafforzato il suo rapporto col mare. Cagliari negli indici di gradimento riscuote punteggi altissimi. Segnalo che è la seconda città più sicura in Italia e nelle classifiche nazionali sulla qualità della vita è sempre ai primi posti insieme alle città del Nord. Certo, non è solo merito mio ma anche di chi mi ha preceduto. 

Lei ha da anni un rapporto personale con Giorgia Meloni. Nel caso in cui il Governo dovesse prendere decisioni contrarie all’interesse della Sardegna avrebbe la forza di contrapporsi?

È già successo che in passato avessimo posizioni differenti, da venti anni con Giorgia ho un rapporto franco. Quello che posso dire è che noi faremo sempre gli interessi dei sardi e della Sardegna. Dobbiamo avere la capacità e la forza di dimostrare con numeri, ragionamenti e motivazioni perché certe scelte sono giuste, nel confronto con il Governo.

Cosa risponde ai suoi competitor che sottolineano come in molti cartelli elettorali ci sia il volto della premier e non il suo? 

Che non ho capito il perché lo dicano, se non per necessità di fare polemica. Sicuramente io sarò orgoglioso della presenza di Giorgia Meloni quando verrà in Sardegna, non credo lo stesso possano dirlo altri con i leader nazionali di riferimento: non credo che Giuseppe Conte sia ben visto come lei. 

Ci sono delle competenze della Regione che rivedrebbe o qualcosa che cambierebbe nel rapporto con lo Stato?

C’è un problema di approccio e di metodo. Oggi la Sardegna ha tante risorse che non è riuscita a spendere. Fare una trattativa senza far vedere che le risorse assegnate sono state usate nel migliore dei modi è scorretto. Prima dobbiamo dimostrare che spendiamo bene e poi chiedere altre risorse.

A questo proposito, l’Autonomia differenziata voluta dalla Lega incontra le resistenze di molti governatori del Sud che la ritengono penalizzante per le Regioni meno forti economicamente. Qual è la sua posizione? 

Parliamo da 30 anni della necessità di rivedere lo Statuto e non lo abbiamo fatto. È surreale. Sfruttiamo questa occasione per dimostrare quanto siamo bravi e capaci.

Uno dei temi forti della campagna elettorale è quello dell’energia, con il tema della speculazione sulle rinnovabili. 

Oggi il tema è forte anche perché sono state modificate le regole. Il Governo Draghi-Conte ha sostanzialmente cambiato e semplificato le procedure per autorizzare nuovi impianti, portandole a livello nazionale. Ovviamente non sono favorevole a nessuna ipotesi di speculazione. Faccio un ragionamento complessivo. Dobbiamo individuare le aree dove fare gli impianti, che ci aiuteranno a produrre energia pulita. Magari scegliendo aree già compromesse sul piano ambientale a causa della presenza dell’industria pesante. Produciamo energia rinnovabile garantendo un ritorno ai sardi, come avviene in Basilicata per il petrolio. Abbiamo vento, acqua e sole ma sopportiamo costi per l’energia tra i più alti in Italia. 

Il suo partito, Fratelli d’Italia, ha sempre difeso la categoria dei balneari anche rispetto alla direttiva Bolkenstein che prescrive di liberalizzare il mercato a livello europeo. Meloni sembra voler prendere tempo. Si tratta di un tema che interessa ovviamente anche la Sardegna. 

La questione la sta affrontando la presidenza del Consiglio. Bisogna sottolineare come la nostra situazione sia molto diversa da quella di Toscana, Lazio, Emilia Romagna. Il numero di chilometri occupati da concessioni è nettamente inferiore rispetto ad altri territori. Non siamo a Rimini e abbiamo il più basso indice a livello nazionale di stabilimenti rispetto alla lunghezza delle coste. Qualsiasi soluzione prenda il Governo noi dobbiamo dare certezza a chi investe, in termini di tempi e regole. Se vogliamo fare turismo di qualità servono servizi di qualità e regole chiare per consentire agli imprenditori di lavorare serenamente. 

Se dovesse indicare una priorità nella sua azione di governo quale sarebbe?

Dobbiamo fare accordi di programma coi territori, utilizzare le tante risorse che abbiamo e la cui spesa bisogna pianificare. Serve rivedere il Piano paesaggistico regionale: se dopo 20 anni solo 10 per cento dei Comuni ha adeguato il Puc al Ppr non è perché sono tutti incompetenti, speculatori o palazzinari ma è perché non funziona. Poi la questione dell’energia, la revisione della continuità territoriale. Ma c’è un altro grande tema su cui costruire il futuro dell’Isola, quello della ricerca. L’Einstein Telescope a Lula è una grandissima opportunità. 

Sulla continuità territoriale ha già in mente come rivedere il modello?

Ci sono diverse strade. Una è quella dell’articolo 349 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea grazie al quale possiamo reperire risorse per garantire la continuità. Ci sono gli oneri sociali con cui rimborsare i biglietti a specifiche categorie di residenti. Un altro elemento che ci può aiutare è abbattere le tasse aeroportuali per le compagnie aeree. Sicuramente bisogna uscire fuori dalla logica del monopolio, garantendo la concorrenza sugli orari e il prezzo dei biglietti, a vantaggio dei cittadini. 

I suoi avversari dicono che sfugge al confronto diretto con loro. 

Non è vero. Ho una agenda intensa visto che sono partito per ultimo. Ho ancora 20 giorni di campagna elettorale e devo incontrare cittadini, imprese, associazioni di categoria, e non posso modificare l’agenda sulla base dei confronti con gli altri candidati. Devo parlare con gli elettori. 

Tra Soru e Todde chi teme di più?

Temo l’astensionismo. 

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