Regionali, Graziano Milia vola alto: “L’importante sono le idee per la Sardegna”

I saluti istituzionali del sindaco di Cagliari sono stati all’insegna del fair play. Perché l’occasione era la presentazione del libro di Graziano Milia, sindaco di Quartu, ovvero uno dei papabili alla sfida delle Regionali del 2024. Nel centrodestra a trazione Fratelli d’Italia si parla invece proprio di Paolo Truzzu. Gli scenari sono in evoluzione e in entrambi gli schieramenti – l’attuale maggioranza in Regione e il campo largo del centrosinistra più M5s e indipendentisti – ancora non è chiaro chi sarà il frontman (o la frontwoman) che guiderà le coalizioni alla prossima tornata elettorale. Così tutto l’incontro ha lasciato sullo sfondo il tema della candidatura, per quanto – naturalmente – se ne sia parlato. Con il sindaco di Quartu a dire: “Non sono candidato, ma porto il mio contributo di idee”.

L’incontro si è svolto all’Exma di Cagliari e lo spunto è stato l’uscita del libro di MIlia, “Non mi giro dall’altra parte. Conversazioni libere in una Sardegna da ripensare e rigenerare” (Janus Editore, a cura del giornalista Ivan Paone). Il dibattito – moderato dalla giornalista Paola Pintus – ha visto gli interventi di Antonello Cabras, già presidente della Regione, di Paone e di Roberto Weber, sondaggista e presidente Ixè. Truzzu si è rivolto al “professor Milia” e – scherzando sulla sua presenza alla presentazione del potenziale competitor – ha riferito delle domande che giravano in entrambi gli schieramenti. “Cosa stanno combinando? Ma non stiamo facendo niente, c’è solo il piacere di confrontarci”, ha detto Truzzu. Che si schermisce: “Siamo coperchi buoni per qualsiasi pentola e ci attribuiscono pensieri e volontà che non corrispondono alla realtà”. Cabras – che ha scritto la prefazione del libro, “Immaginare la Sardegna del futuro” – non nasconde che la domanda (una delle domande) di chi ha partecipato all’incontro fosse proprio quella di una ‘discesa in campo’. “Un libro come questo, dal titolo “Non mi giro dall’altra parte”, scritto a pochi mesi da un appuntamento elettorale come quello delle Regionali, da una personalità come quella di Graziano, suscita una domanda di questo tipo”. L’ex presidente della Fondazione di Sardegna però non ha dato una risposta, e ha concentrato la sua attenzione sulla disaffezione dell’elettorato rispetto alle elezioni e in generale alle istituzioni democratiche, evidenziando come si tratti di un problema cruciale per tutti. “Serve riacchiappare l’attenzione del senso comune – ha detto -, ridare fiducia all’istituzione del Governo regionale che oggi ha toccato il fondo chiunque vinca le elezioni. Si tratta del primo problema da affrontare, la radice di tutto. Abbiamo bisogno dell’attenzione dei soggetti a cui la classe dirigente propone le soluzioni. Va affrontato il problema del rapporto tra istituzioni democratiche e cittadini”. 

E poi Milia, che anticipando la domanda su eventuale candidatura, ci ha tenuto a precisare: “Certo che abbiamo valutato il tempismo dell’uscita di un libro simile in un momento come questo. Non mi sfuggiva che l’iniziativa sarebbe stata interpretata come un qualcosa di più. Ma bisogna interpretarla come un contributo, come il tentativo di pensare a cosa abbiamo bisogno per la Sardegna. Ecco, rendiamo le cose semplici. Chiediamoci: di cosa abbiamo bisogno? Perché non riusciamo a mettere in campo una visione di futuro? E quando dovevo dirle queste cose se non oggi, pochi mesi prima delle elezioni? Senza nessun secondo fine. Non c’è nessuna candidatura in campo. C’è semplicemente un dare un contributo, porsi dei problemi”. I temi, quindi. Milia – che nel suo libro parla di cadute e rinascite – cerca di enfatizzare innanzitutto un metodo: quello di uscire fuori dalla dinamica della contrapposizione tra due coalizioni e trovare uno spirito unitario su temi cruciali da portare all’attenzione dello Stato centrale, per avere più forza nel tavolo negoziale. “Dobbiamo ragionare sulla sottoscrizione di veri patti autonomistici – ha detto -, nei quali tutte le forze politiche ragionano su obiettivi comuni. Faccio un esempio: la sanità è allo sfascio, ma come poteva andare meglio la situazione se nelle ultime quattro legislature abbiamo fatto quattro riforme? Non è meglio creare un tavolo e produrre una riforma fatta bene una volta per tutte?”. E fa l’esempio – non a caso – del Piano di rinascita, una parola che torna spesso nel dibattito (lo stesso Cabras lo ha citato come esempio virtuoso nella storia autonomistica sarda). “Il Piano ha avuto il voto unanime all’interno del Consiglio regionale. Dobbiamo ricostruire quel clima, anche se il periodo storico è diverso”. Questo anche sull’urbanistica e su altri temi cruciali come la continuità territoriale. “Dobbiamo avere più peso anche nei rapporti con lo Stato, che per nostra natura non sono semplici. Ma per giungere a intese utili alla Sardegna servono elementi di coesione all’interno delle classi dirigenti”. Un esempio citato da Milia è quello del Crs4, nato per “la volontà di una intera classe dirigente”. Rilancia il tema della vertenza entrate, con l’idea di una agenzia regionale che trattenga le risorse nell’Isola e poi dia allo Stato quello che gli spetta.

“Serve un nuovo Piano di rinascita, anche se toglierei la parola nuovo. Dobbiamo avere una visione, costruire un progetto e chiedere investimenti simili a quello del piano. Risorse ne abbiamo, ma siamo in difficoltà nello spenderle. I fondi comunitari non sono utilizzati e non c’è programmazione. E serve una mobilitazione che parta dalle autonomie locali”. Infine rivendica la sua esperienza civica come un esempio virtuoso comune ad altre iniziative analoghe (quella di Soddu a Nuoro, quella di Campus a Sassari). Con una chiosa finale sul tavolo del centrosinistra allargato in programma venerdì. “Io sarò a Londra da mio figlio, auguro ai partecipanti un buon lavoro”. 

A.T.

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