Regionali, la battaglia dei “nuovi” contro gli uscenti. Cagliari il centro della sfida tra le donne

Il Consiglio regionale della Sardegna si restringerà: dalle urne del 16 febbraio verrà fuori un’Aula più piccola, non più da 80 scranni ma da 60. La contesa elettorale si gioca tutta tra vecchi e nuovi dell’Assemblea. Cioè gli uscenti e coloro che invece si presentano alle urne per la prima volta. Paradossalmente sembrano avvantaggiati i secondi, se è vero che l’opinione pubblica detesta la Casta. Eccola, allora, una primissima fotografia degli aspiranti onorevoli che possono realmente insidiare scranni (e stipendio) ai consiglieri a fine mandato.

Su Sassari ha già il bollino di ‘acchiappavoti’ Gavino Sini, presidente della Camera di Commercio Nord Sardegna. Alle urne si presenta con Forza Italia, malgrado Giorgio Oppi fosse sicuro di averlo nella propria lista. Tanto che, per una sera e una notte, il leader dell’Udc si è infuriato con Ugo Cappellacci. Sini in questi anni ha stretto una marea di mani, visto il ruolo. In teoria il suo bacino di voti è enorme, nel Sassarese (la Gallura vota per conto suo). Enorme anche rispetto a Marco Tedde, amatissimo ex sindaco di Alghero. Sini ha il vantaggio di poter pescare consenso nell’intera Provincia. Certo, i due azzurri se la dovranno vedere con Gianfranco Ganau, primo cittadino a Sassari, democratico di area Cabras (ma per lui cerca elettori pure l’ex presidente del Consiglio Giacomo Spissu). Ganau eletto nel 2005 col 58,1 per cento, riconfermato nel 2010 col 65,9 per cento.

Su Cagliari una donna potrebbe sparigliare le carte: è Anna Maria Busia, penalista di fama, candidata col Centro Democratico di Roberto Capelli. Il perimetro elettorale della Busia non si ferma al tribunale di Cagliari. Lei è nuorese di nascita, ma il padre Bruno (storico segretario particolare dell’ex presidente della Regione Angelino Roich) è di Mamoiada. L’avvocatessa, insomma, potrà contare anche sull’appoggio dei barbaricini. Si aggiungano le donne di Cambi@lamente, l’associazione presieduta dalla Busia che da sempre sostiene la doppia preferenza di genere, bocciata dagli uomini del Consiglio regionale.

Di certo il collegio del capoluogo, il più grande dell’Isola con venti seggi a disposizione, è il cuore della battaglia elettorale femminile. Qui sono candidate per “Sardegna Possibile” Romina Congera e Valentina Sanna, entrambe con due trascorsi politici pesanti. Per loro queste elezioni sono un ritorno, dopo la pausa. La Congera è l’ogliastrina di Tertenia che ha guidato l’assessorato al Lavoro ai tempi della giunta Soru. La Sanna, invece, era la presidente del Pd. Sul fronte del centrodestra, le figure di spicco nel collegio di Cagliari sono Alessandra Zedda e Simona De Francisci: la prima, ex dell’Industria, ha in mano l’assessorato alla Programmazione; la seconda, che è pure vicepresidente della Giunta, è delegata alla Sanità.

A Oristano lo scenario è apertissimo, e potrebbe avvantaggiare proprio la coalizione della Murgia. Non fosse altro che in quel collegio, per ragioni totalmente diverse, si sono liberati moltissimi voti. Infatti: non si può ripresentare alle urne Gianvalerio Sanna, il padre del Piano paesaggistico, a cui il Pd ha negato la deroga al limite del doppio mandato. Sanna non è candidato, sebbene sia uno dei dieci uscenti non indagati per le spese pazze in Consiglio.

Ma alle Regionali, sempre a Oristano, non può correre nemmeno Mario Diana, l’ex capogruppo del Pdl in carcere dal 6 novembre per l’inchiesta sui fondi ai gruppi. Voti totalmente in libera uscita. È difficile pensare che l’onorevole arrestato dirotti il proprio consenso su Oscar Cherchi, l’anti-Diana di Forza Italia, assessore all’Agricoltura uscente e di nuovo in corsa.

Nel Sulcis, tradizionale roccaforte di Giorgio Oppi, si tratterà di capire quanto appeal ha conservato il grande capo dell’Udc, specie adesso che non è più insidiato, sempre in quota centrodestra, da Claudia Lombardo, la presidente uscente del Consiglio regionale, altra non ricandidata. La condizione è ideale perché spunti l’outsider. E di potenziali outsider ce ne sono addirittura tre nel Medio Campidano, tutti sindaci in quota Pd: Rossella Pinna (Guspini), Alessandro Collu (Sanluri) e Daniela Figus (Villanovafranca).

E se in Ogliastra né Forza Italia né il Partito democratico hanno voluto osare (sono state riconfermate le candidature di Angelo Stochino e Franco Sabatini), la rivoluzione arriva dalla Gallura dove i tre partiti più votati, cioè Fi, Pd e Riformatori, stanno puntando su nomi consolidati nel territorio, ma nuovi per la politica regionale. Tra loro spiccano ancora i sindaci: Giuseppe Fasolino (Golfo Aranci) ed Emanuele Mutzu (Monti) per il partito azzurro, Giuseppe Meloni (Loiri Porto San Paolo) in quota democratica e Antonio Scampuddu (Luogosanto) coi Riformatori. Ma in corsa c’è pure Angelo Comiti, primo cittadino a La Maddalena.

Di certo, la candidatura di Francesco Pigliaru a presidente della Regione si presta bene a immaginare le sfide elettorali dei professori universitari, al pari di Pigliaru. E in queste elezioni sono due i candidati che possono vantare una cattedra in ateneo. Il primo è Alessandro Mongili, il sociologo cagliaritano che insegna a Padova: nel collegio del capoluogo corre con la civica Gentes di Sardegna Possibile. Il secondo docente universitario è il semiologo Franciscu Sedda, fondatore del Partito dei Sardi insieme a Paolo Maninchedda, altro professore (di filologia). Ma Maninchedda ha deciso di non ripresentarsi alle urne avendo già fatto due mandati consecutivi.

Alessandra Carta

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