Referendum, tesoretto Sardegna: 84mila votanti in più rispetto al 2014

Il referendum costituzionale fa scoprire in Sardegna un tesoretto elettorale: alle urne sono andati 84.219 votanti in più rispetto alle Regionali del 2014.

Il referendum costituzionale ha riportato i sardi alle urne: 62,45 per cento di partecipazione unito a una schiacciante vittoria del No che ha chiuso al 72,22 per cento, come in nessun’altra regione d’Italia è successo. Comincia da qui l’analisi del voto nell’Isola perché i numeri dell’affluenza e l’esito stesso della consultazione popolare non solo rappresentano al momento l’unica certezza, ma costituiscono anche il perimetro in cui la maggioranza di centrosinistra è obbligata a muoversi per capire il messaggio arrivato dalla urne. Un segnale che mette insieme più elementi: certamente ha pesato il giudizio sul governo di Matteo Renzi, ma dentro deve esserci pure una valutazione sulla politica regionale e non possono non aver inciso le guerre interne che lacerano il Pd, il primo partito della Sardegna.

Per meglio valutare la portata dei numeri referendari, serve un paragone con le Regionali del 2014, un voto tradizionalmente molto sentito: allora andarono alle urne 774.939 elettori, pari a un’affluenza del 52,34 per cento. Per la modifica della Costituzione, invece, hanno votato in 859.158, facendo salire la partecipazione al 62,45 per cento. Che pure si colloca ben sotto la media nazionale, arrivata al 68,48.

In totale sono 84.219 elettori in più. Un numero enorme che vale quasi il 30 per cento del consenso raccolto dal centrosinistra alle Regionali di due anni fa, quando la coalizione chiuse a 289.573 preferenze. Di queste 150.492 le prese il Pd. E a seguire: 35.376 Sel; 18.178 il Partito dei Sardi; 17.980 i RossoMori; 14.451 il Centro Democratico; 13.892 la Sinistra sarda; 11.639 l’Upc; 9.518 il Psi; 7.551 l’Idv; 5.599 l’iRs; 4.897 La Base.

Nell’Isola – ed è questo il secondo dato politico – c’è una fetta importante di popolazione che ha interesse a partecipare quando la posta in gioco viene percepita come un qualcosa di valore. Una tendenza, questa, che in parte è emersa nelle stesse Regionali del 2014, col fatto che Francesco Pigliaru, da candidato presidente, intercettò più voti rispetto al centrosinistra chiudendo a 312.982 preferenze (+23.409). Tuttavia non abbastanza in raffronto all’appeal che ha avuto il referendum.

Il maggior numero di votanti registrato con la riforma costituzionale è un bocconcino ugualmente ghiotto per il centrodestra: gli 84.219 elettori in più valgono il 28,1 per cento della coalizione che alle Regionali del 2014 prese più preferenze del centrosinistra arrivando a 299.349 (a perdere fu Ugo Cappellacci fermo a 292.395 voti, ma questa è un’altra storia).

In uno scenario simile è difficile assegnare una collocazione politica ai nuovi elettori. Una collocazione che non può essere messa in relazione con la galassia sovranista e indipendentista, la quale, sempre alle Regionali 2014, le sue opzioni le aveva avute: oltre ai partiti inseriti nella coalizione di centrosinistra, si candidarono Michela Murgia (75.981 personali e 46.190 raccolti dalle liste), Mauro Pili (42.236 e 37.059), Pier Franco Devias (7.626 e 4.772), Luigi Sanna (6.085 e 5.079).

Si può ipotizzare che i nuovi votanti del referendum facciano parte dell’elettorato tradizionale, siano cioè delusi di sinistra e di destra. Cittadini che alle Regionali del 2014 non hanno potuto cercare sponda nel Movimento Cinque Stelle, assente due anni fa dalla competizione elettorale. E forse, finora, è stata proprio questa la salvezza della politica sarda: l’assenza di un partito grillino strutturato. Un vuoto ha fatto percepire con meno nettezza la crisi della politica isolana. Ma adesso il segnale è arrivato è arrivato e sarebbe un errore non coglierlo appieno.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share