Piano casa, zone agricole: gli alleati del Pd non accettano diktat. Nuova lite

Dopo la pace fatta nel Pd, sul Piano casa spunta la querelle di maggioranza intorno alle regole per costruire in campagna. Ecco le richieste.

Le zone agricole dividono il centrosinistra: dopo la pace fatta nel Pd, sul Piano casa spunta la querelle di maggioranza intorno alle regole per costruire in campagna. Partito dei Sardi e Sel alleati nel nuovo polo sovranista insieme al Centro Democraticochiedono di fissare il lotto minimo rispettivamente a due ettari e a un ettaro, anziché i tre decisi dal Pd. Le richieste di Pds e Sel sono già diventate doppio emendamento, e fanno parte di quei 512 che si comincerà ad analizzare da domani, quando i 31 articoli del Piano casa tornano nell’Aula di via Roma per l’esame.

Per capire meglio la posizione di Pds e Sel è necessario inquadrare la vicenda delle zone agricole in un contesto più ampio, ricostruendo l’evoluzione delle posizioni che ha segnato il passo in questi mesi. Infatti: nel Piano casa approvato a ottobre dalla Giunta, l’assessore all’urbanistica Cristiano Erriu si era allineato col Ppr, confermando i tre ettari di lotto minimo. Unica deroga, i Comuni non costieri dove la soglia era stata abbassata a due. Ma quando il testo normativo dell’Esecutivo è passato nella commissione presieduta da Antonio Solinas, ecco la modifica al ribasso, con la soglia a un ettaro.

Nel Pd si è così aperto lo scontro, partito dalle lottizzazioni sul mare riesumate dalla stessa commissione e poi estesosi alle zone agricole. Tanto che il segretario Renato Soru, venerdì scorso, ha convocato d’urgenza la Direzione regionale che ha chiuso i lavori confermando i tre ettari.

Di fatto, gli alleati del Pd hanno solo fatto gli spettatori, peraltro silenti. Ma la controffensiva è arrivata puntuale, sotto forma di emendamento. Che poi è la cifra politica del Piano casa: i “piccolini” della coalizione non hanno alcuna intenzione di limitarsi a convalidare le decisioni che si prendono in casa Dem e quindi ecco i piedi puntati.

In questo quadro – ma la richiesta l’hanno già avanzata i vendoliani – si rende necessario un nuovo passaggio in maggioranza. Domani, prima che in Consiglio cominci la seduta, è infatti probabile un vertice di centrosinistra, anche per facilitare il ritiro di eventuali emendamenti e trovare così la definitiva quadratura del cerchio.

Il vincolo dei due ettari – scrivono in una nota i consiglieri del Pds, Augusto Cherchi e Pier Mario Manca – è un parametro oggettivo. La misura è riconosciuta dalla Comunità europea come sufficiente per garantire la redditività di un’azienda”. Non solo: i due esponenti del Pds chiedono, con lo stesso emendamento, di lasciare “alle singole realtà territoriali la possibilità di regolamentare i parametri edificatori in base alle esigenze locali”.

Proprio su questo tema, in un’intervista a Sardinia Post, Erriu ha spiegato che l’assessorato sta lavorando a una mappa dei suoli con l’obiettivo di modulare il lotto minimo a seconda delle specificità territoriali.

Al netto delle singole questioni normative, il Piano casa sta solo facendo suonare quell’allarme che in questo anno di legislatura è scattato più volte: Pd e alleati non hanno ancora trovato un equilibrio, né una condizione di pacifica convivenza. Col primo che, da forza leader della coalizione, detta le regole, ma gli altri partiti dimostrano di non gradire l’atteggiamento.

Sel, per esempio, in commissione Urbanistica è rappresentata dal vicepresidente del Consiglio, Eugenio Lai, che ha sostenuto Solinas nell’abbassamento del lotto minimo da tre ettari e uno. E adesso i vendoliani non accettano che quell’accordo venga definitivamente bypassato dall’intesa trovata nella Direzione Pd.

In commissione anche il Pds è rappresentato, con Manca, che però è solo un osservatore, quindi senza diritto di voto. Gli altri componenti sono altri due Dem, Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni, più l’Idv Michele Azara. È osservatore pure Alessandro Unali, di Sinistra unita.

Per nulla complicata è invece la questione delle lottizzazioni sul mare: Solinas, alla fine, si è ritrovato isolato, visto che nemmeno gli alleati hanno intenzione di sostenere le nuove cubature sul mare per quei progetti fermati nel 2004 dal decreto Salva Coste di Soru. Su tutto, l’investimento di Cala Giunco a Villasimius e quello della Lega Coop a Piscinni, nel Comune di Domus de Maria, costa sud-ovest della Sardegna. Ci sono poi le 27 mega ville in Costa Smeralda, concordate dal centrodestra con il Qatar e possibili proprio grazie all’articolo 14 del Piano casa di Cappellacci che la commissione di Solinas ha riproposto nella legge del centrosinistra. Ma la bocciatura extra Consiglio non è tardata ad arrivare. E in Aula sarà la stessa Giunta, con un emendamento soppressivo, a cassare il cemento lungo le coste, una possibilità peraltro mai prevista nel testo normativo approvato a ottobre dall’Esecutivo.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

LEGGI ANCHE: Piano casa, Erriu: “Mai più cemento sul mare”. E nel Pd (ri)scoppia la pace

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