A parte il comunicato di rito del segretario del partito Renato Soru, nel Pd si possono misurare col silenzio gli umori dopo la batosta elettorale dei ballottaggi. La sensazione è che i Dem, da intendersi come big, stiano tatticamente conservando le parole in vista della Direzione regionale di venerdì, fissata da tempo, ma alla quale si è aggiunta l’analisi del voto all’ordine del giorno. Ed è facile prevedere che non sarà una passeggiata, viste le divisioni interne pronte a riacutizzarsi. O forse è meglio parlare di tensioni mai risolte.
Per sintetizzare gli stati d’animo è sufficiente la battuta che circolava ieri tra i soriani, certi che la sconfitta a Nuoro, Porto Torres e Sestu vada in via principale imputata alla giunta di Francesco Pigliaru. “Se abbiamo perso – ripetevano ironici i fedelissimi del segretario – è perché gli elettori non hanno ripassato Keynes”. Questo in riferimento al celeberrimo economista inglese, al quale l’Esecutivo sardo si è ispirato prevedendo, nella Finanziaria 2015, un maxi investimento da 700 milioni per sostenere il rilancio dello sviluppo nei prossimi otto anni.
Di tutt’altro segno la lettura del voto data dal resto della maggioranza interna al Pd, ovvero le componenti che fanno riferimento ad Antonello Cabras e a Paolo Fadda, ma anche a Silvio Lai. Stando alle indiscrezioni filtrate in queste ore, da quella parte imputano a Soru la débâclede dei ballottaggi, perché il leader sardo dei Dem non avrebbe trattato a sufficienza con gli alleati tradizionali, evitando che la coalizione si presentasse divisa.
Certo è che a Nuoro e Porto Torres hanno vinto i candidati a sindaco non vissuti dai cittadini come diretta emanazione della nomenklatura, e quindi preferiti a quelli del Pd. Va ricordato che lo stesso Soru, nel suo commento ai ballottaggi, ha parlato di “domanda di cambiamento” non interpretata né intercettata. Temi, questi, che con molta probabilità segneranno il dibattito nella Direzione di venerdì.
Al. Car.
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