Parisi: “il Pd vive nella menzogna”

“Adesso basta”, si legge nei manifesti. Ed è quanto dal palco ripete, in un durissimo j’accuse alla conduzione del Partito democratico, Arturo Parisi. Era strapiena ieri sera la sala dell’hotel Grazia Deledda di Sassari dove i renziani sardi – gravemente penalizzati dalla gestione delle primarie per le Politiche – si sono dati convegno. Erano presenti tra gli altri i consiglieri regionali Gavino Manca e Chicco Porcu, gli unici esponenti di peso del partito democratico isolano che – al pari di Parisi – non sostennero Pier Luigi Bersani nella sfida contro Matteo Renzi per la scelta del candidato premier del centrosinistra.

Parisi ha descritto un partito che vive nella “menzogna” e che in pochi mesi – dalle Politiche a oggi – ha dissipato un’altra enorme fetta del consenso di cui godeva. “Dobbiamo smetterla di parlarci addosso. Nell’ultima assemblea nazionale del partito è emerso un problema strutturale: una semplice contraddizione. Non è possibile far congedare il segretario di un partito come il Pd, così come è stato con Bersani che ha parlato per quattro minuti e mezzo dicendo che ‘si vince assieme e si perde da soli’! E poi sono seguiti pure gli applausi…Quegli applausi – ha proseguito – sono parenti stretti degli applausi del Parlamento alla rielezione di Giorgio Napolitano, mentre lo stesso presidente rieletto bastonava senza mezzi termini l’assemblea. Quella di Bersani era una relazione stanca. Un partito come questo non ha diritto di continuare a vivere, così come se non fosse successo nulla”.

Brucia ancora, moltissimo, la ferita che si è aperta con la mancata elezione di Romano Prodi al Quirinale a causa della valanga di franchi tiratori tra i grandi elettori del Pd. “Perché non si trova nessuno di quei 101 che non hanno votato per l’elezione di Prodi? E qui che si riconosce la menzogna”.

Una ‘menzogna’ che si perpetua nell’ostinarsi a definire “nuovo”un partito che continua a essere la sommatoria di “storie vecchie”: “Un partito nel quale ci sono quote e sottoquote. spartizioni tra le vecchie componenti”. Un Pd la cui attività principale pare essere “la spartizione del potere”. Altro che “democrazia”. Un’organizzazione politica che, proprio come le persone, sta vivendo un lutto che non va rimosso. Al contrario, ha insistito l’ex ministro del governo Prodi, questo lutto deve rimanere aperto. Aperto finché non ci si baserà sulla democrazia, sul confronto e sulla verità. E sulla capacità di parlarsi e rispettarsi”.

Il riconoscimento del “lutto” (cioè del tradimento dell’ispirazione originaria che portò alla nascita del Pd) è la condizione per una resurrezione. Ma quanto accade anche in questi giorni non rende ottimisti: “Perfino la linea sui grandi temi – ha detto ancora Parisi – è cambiata: la legge sui movimenti, il ritorno al Mattarellum e la legge sui finanziamenti pubblici ai partiti, ora viaggiano su posizioni diverse rispetto a prima. La verità è che ci si comporta come colui che fugge davanti ai problemi. Come si fa davanti ad un cane. E alla fine si aizza il cane con il semplice gesto della fuga”.

Spietata anche l’analisi della situazione sarda: “Sia chiaro che se non c’è un futuro a Roma non può essercene, tanto meno, qui in Sardegna. Ce la si prende con il Movimento 5 Stelle, ma io dico che dobbiamo ringraziarli. Sì, dobbiamo ringraziarli perché ci hanno detto che eravamo nudi. Mentre prima ci salutavamo come fossimo dei re.”

Un grande applauso ha salutato la fine dell’intervento. Poi è stata la volta del consigliere regionale Gavino Manca il quale, nonostante il successo personale ottenuto alle primarie, è stato scavalcato nell’ordine delle liste per le Politiche da due nomi indicati da Roma. secondo Manca le primarie vanno difese e devono tornare a essere lo strumento che consente ai cittadini di partecipare in modo effettivo alla vita del partito democratico. A partire dalla scelta del candidato al governo della Sardegna.

 

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