Nuova Giunta, il patto degli spaghetti (ai ricci)

Pranzo segreto per la 30 per cento della coalizione di centrosinistra: al tavolo Uras (Sel), Maninchedda (Pds), Muledda (Rossomori) e Capelli (Cd).

Come direbbero a Roma, si sono fatti du spaghi (ai ricci). Post elettorali. Al tavolo, il 30 per cento della coalizione di centrosinistra che ha vinto le elezioni. Cioè – in ordine decrescente di consensi raccolti alle urne – Luciano Uras (Sel), Paolo Maninchedda (Partito dei sardi), Gesuino Muledda (RossoMori) e Roberto Capelli (Centro democratico). Qualcosa che allarmerà il Pd, che è sì la prima forza della Sardegna ma, a ben vedere, non è poi libera così di fare e disfare a piacimento adesso che Francesco Pigliaru deve formare la Giunta. Gli alleati del Partito democratico, seppure fedelissimi, stanno unendo le forze. Il patto degli spaghetti è siglato.

I quartetto della politica sarda è stato visto oggi al ristorante “Da Renzo”, a Oristano, dove i colonnelli del centrosinistra hanno prenotato un tavolo in una saletta riservata. Menù: antipasto di pesce e spaghetti ai ricci, appunto. Il tutto innaffiato da vino bianco. E poi a parlare fitto fitto, per ore.

Cosa i quattro si siano detti di preciso, è impossibile saperlo. Ma è chiaro che gli assetti di Giunta e le priorità programmatiche l’abbiano fatta da padrone. Del resto, il peso elettorale di Sel (5,18), Pds (2,66), RossoMori (2,63) e Cd (2,11) è pari al 12,58 per cento sul totale regionale. Vero che il Pd vale quasi il doppio (22,06 per cento), ma tutti assieme i “piccoli” raggiungono una percentuale importante. Indispensabile. E questo incide indubbiamente nella scelta degli assessori, anche se tutti, grandi e piccoli indistintamente, dovranno seguire il metodo Pigliaru. Ovvero: competenze e niente indagati in Giunta. Ma oltre questi paletti, le diplomazie politiche avranno campo libero e sarà obbligatorio trovare una sintesi che accontenti le parti.

Col pranzo di oggi, vien da sé che lo schema dei 5 assessorati al Pd, più la presidenza del Consiglio, potrebbe cambiare. Infatti: nell’Esecutivo Sel avrà due deleghe, ma non si esclude – e la voce circolava da ieri – che i vendoliani sardi ne cedano una per andare a occupare proprio la prima poltrona dell’Aula. Una possibilità, questa, non remota, visto che Gianfranco Ganau, il sindaco di Sassari, il predestinato, ha ricevuto il secondo rinvio a giudizio. E col caso Barracciu di nuovo aperto, è difficile che il Pd consegni la presidenza a un onorevole coinvolto in una doppia inchiesta.

Certo, Ganau era la figura ideale per via della sua esperienza, mentre Sel, che pure ha eletto persone esperte di macchina amministrativa, non ha un consigliere di uguale peso. Tuttavia, i vendoliani hanno dalla loro la giovane età e possono cavalcare la carta del cambiamento: Eugenio Lai, sindaco di Escolca, ha 28 anni; Francesco Agus 31; Luca Pizzuto 33 (sopra la media l’uscente riconfermato Daniele Cocco).

Non solo: l’ingresso in Giunta non dispiacerebbe a Uras che dal proprio partito viene considerato un papabile per gli Affari generali, visto che prima di entrare in politica faceva il funzionario in Regione. Invece: è meno probabile che la casella della presidenza vada a un partito a scelta tra Pds, RossoMori e Cd, i quali hanno eletto due consiglieri a testa e quindi hanno diritto a un solo assessore.

Il pranzo di Oristano può suonare come un campanello d’allarme per il Pd, nonostante da solo valga più di metà della coalizione (52 per cento). Ma se i “piccoli” si muoveranno di concerto, il loro potere contrattuale si rafforzerà in modo considerevole. Di più: le urne si sono chiuse da sei giorni, eppure la maggioranza non si è ancora rivista dopo la vittoria. La settimana che viene sarà decisiva per la definizione degli assetti e dei rapporti di forza all’interno del nuovo governo regionale.

Alessandra Carta

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