Nomine Dg, Solinas: “Problemi saputi dai giornali”. Ma in Consiglio regionale fu scontro

Alessandra Carta

di Alessandra Carta

Christian Solinas l’ha saputo “dai giornali” che sulle nomine di Silvia Curto e Pasquale Antonio Belloi c’erano dei problemi. È questo un altro particolare che emerge sull’ora abbondante di domande e risposte tra il governatore e la Gup di Cagliari, Ermengarda Ferrarese, chiamata a decidere sul rinvio a giudizio chiesto per Solinas dal pm Andrea Vacca. Ma dagli archivi online del Consiglio regionale si può recuperare il resoconto dell’infuocata seduta datata 21 dicembre 2019, giorno in cui il centrodestra approvò a maggioranza la leggina Salva-Dg, quella che ha ritoccato la 31 del 1998 e ampliato i requisiti sul reclutamento dei direttori generali facendoci stare dentro anche le esperienze professionali in senso lato, non solo il quinquennio di dirigenza obbligatorio sino a quel momento. La norma arrivò a stretto giro dopo i ricorsi presentati al Tar dallo Sdirs, il sindacato dei dirigenti regionali guidato da Cristina Malavasi. Uno su Belloi; l’altro sulla Curto.

Il riferimento di Solinas ai “giornali” – da intendersi come sua fonte di informazione circa i problemi intorno alle nomine dei Dg – è riportato su L’Unione Sarda oggi in edicola. Come si sa da ieri, Solinas, accusato di abuso d’ufficio, ha scaricato sull’assessorato al Personale le responsabilità sulla presunta mancata verifica dei titoli. Il governatore ha detto che il controllo dei requisiti “era compito degli Uffici prima di sottoscrivere il contratto, non mio”. Un rimbalzo di competenze che porta dritti a Silvia Cocco, la Dg del Personale, seppure mai espressamente citata da Solinas. Il capo della Giunta, sul punto, ha aggiunto: “Siccome nulla ci era stato segnalato, per noi era tutto in ordine”.

Dagli atti risulta tuttavia che il presidente della Regione, difeso all’avvocato Toto Casula, firmò la prima delibera di nomina di Curto e Belloi in cui compare la frase “viste le significative esperienze”, frase che il governatore ha bollato come “formula di rito”, quindi insignificante ai fini di una sua responsabilità penale. Solinas ha tirato in ballo pure la “discrezionalità delle nomine“, a cui il pm Vacca ha controbattuto facendo notare che le scelte fiduciarie devono comunque avere i requisiti di legge, riporta ancora il giornale di Cagliari.

L’udienza davanti alla giudice per le indagini preliminari (nella foto di copertina) proseguirà il 18 luglio: la gup deve decidere anche sul rinvio a giudizio dell’assessora Valeria Satta, chiamata a rispondere sia di abuso d’ufficio che di tentata concussione. La prima delle due accuse vale pure per Maria Grazia Vivarelli, la capo di gabinetto di Solinas che è sotto indagine pure per induzione indebita, seconda ipotesi di reato per cui ha chiesto il rito abbreviato (l’udienza è fissata il 4 luglio).

Mettendo insieme le dichiarazioni rese ieri da Solinas davanti alla Gup e la cronaca politica del 21 dicembre 2019, quando la leggina Salva-Dg fu approvata, vengono fuori dettagli non emersi nell’udienza. Intanto: quando è stata approvata la Salva Dg, che è “l’interpretazione autentica dell’articolo 29 della legge 31”, da pochi giorni era diventata di pubblico dominio la notizia del doppio ricorso presentato dallo Sdirs. Il sindacato dei dirigenti regionali contestava proprio l’assenza dei requisiti nei due Dg scelti dal centrodestra.

In Aula furono i Progressisti a sollevare il caso delle nomine. Tanto che lo stesso Solinas intervenne per difendersi. Massimo Zedda, il fondatore dei Progressisti, denunciò che “una prima volta fu la Giunta di proporre un’interpretazione autentica” della legge 31, con una “delibera mai stata visibile sul sito istituzionale perché nel frattempo è stata anche eliminata la trasparenza nella Regione Sardegna. Successivamente – proseguì Zedda – si è tentato di inserire la norma nel provvedimento legislativo sul commissariamenti delle Province”, poi ancora “nell’ultima variazione-assestamento di bilancio”.

Zedda ricordò che arrivò in seguito “la prima analisi tecnico-normativa contraria” da parte dell’Ufficio legale. Alla fine il centrodestra affidò al capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, la presentazione della Salva-Dg che “interviene – disse ancora l’ex sindaco di Cagliari – sotto la veste surrettizia di una norma di interpretazione autentica modificando in realtà la precedente disposizione”.

Rincarò la dose il dem Roberto Deriu: “È una forzatura quella che state compiendo, perché non porta alcun beneficio a nessuno, neanche all’ordinamento sardo, perché i nostri amabili e zelanti funzionari potevano ben compiere questa piccola operazione interpretativa da soli, senza bisogno che il legislatore gli imboccasse un’interpretazione autentica dopo avergli masticato il semolino”. Deriu parlò di “operazione orwelliana. Lasciate perdere questa roba. O modificate l’ordinamento o la ritirate, perché non è un’interpretazione ed è già tutto vigente. È tutto inutile”.

Si iscrissero a parlare anche altri due democratici, Valter Piscedda e Piero Comandini, ma non venne data loro la parola perché in quel momento non erano in Aula. Quindi fu il turno di Eugenio Lai (Leu) che si schierò contro “l’urgenza di convocare un Consiglio regionale di sabato mattina per provare a sanare alcune nomine con requisiti di dubbia applicabilità, nomine anche già impugnate e non dall’opposizione, ma dai sindacati della stessa della stessa Regione”.

Così Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti: “Il testo che invece è oggi sottoposto alla nostra attenzione è solo l’ultimo capitolo di una galleria degli orrori legislativi a cui purtroppo ci state sottoponendo. Qui oggi si sta modificando una normativa ex-post, con l’unico mezzo possibile che è l’interpretazione autentica. Ma ci sono cinque sentenze della Corte costituzionale che spiegano in maniera plastica perché questa non sia un’interpretazione autentica. Non è accettabile che ci faccia questa mostruosità e l’Aula fa finta di non vederla”.

Di “legge non necessaria” parlò anche Laura Caddeo, altra esponente dei Progressisti. Idem Daniele Cocco, altro Leu, e gli M5s Alessandro Solinas e Desirè Manca. A favore della Salva-Dg intervennero Stefano Tunis e Michele Cossa.

L’ultimo a parlare fu Solinas che disse: “In realtà io non avrei voluto intervenire questa mattina, lo faccio esclusivamente per testimoniare, da vecchio consigliere regionale, il disagio e partecipare ai lavori di un’Aula che anziché occuparsi di politica oramai si è ridotta ad un tribunale aggiunto dell’ordinario sistema giudiziario della Regione Sardegna. Ho sentito soltanto interventi che invocavano sentenze, ipotesi di reato, articoli del codice, peraltro presi un po’ come se si fosse nel menu del ristorante dove si sceglie quello che piace”. E ancora: “Io credo che tutti dovremmo recuperare il senso di quale è la funzione di quest’Aula: è un’Assemblea legislativa, è chiamata a fare le leggi, esiste un giudice delle leggi in questo Paese qualora queste non siano rispondenti ai criteri e principi di carattere generale ai quali devono essere informate”.

In Consiglio regionale finì che la leggina Salva-Dg passò. Era la notte del 21 dicembre 2019. Esattamente dodici mesi dopo l’apertura dell’inchiesta da parte della Procura di Cagliari. A distanza di un anno e mezzo il Gup deve decidere se aprire (o meno) il processo contro Solinas, la Satta e la Vivarelli.

Alessandra Carta

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