Mauro Pili non si accontenta del suo Unidos: l’obiettivo del neocandidato governatore è costruire una coalizione intorno al proprio movimento, con una serie di “liste satellite”. Insomma, un vero e proprio polo elettorale, di matrice sovranista per «liberare la Sardegna dai poteri forti». Così trapela dall’entourage del deputato che sembra avere in mente un progetto ambizioso per dare la scalata alla Regione e tornarci da presidente quattordici anni dopo l’elezione del 1999.
Da qui alle Regionali del 2014 (si voterà il 23 febbraio o il 2 marzo), l’ossatura della sfida politica potrà certo prendere un’altra forma. Ma puntando sulla coalizione, cambia la musica: Pili e i suoi dovranno superare la soglia del 10 per cento, per entrare nella ripartizione dei seggi e piazzare uno o più consiglieri. Lo stabilisce la nuova legge elettorale, quella stessa che ha ridotto da ottanta a sessanta il numero degli onorevoli. Per i partiti che corrono da soli, invece, è sufficiente arrivare al 5 per cento.
A guardare quanto successo ieri a Cagliari, al teatro Massimo, dove Pili ha annunciato la propria candidatura, le “liste satellite” potrebbero essere già due: una del Movimento Sardo Pro-Territorio, guidata da Alessio Pasella, e l’altra di Fortza Paris, il partito autonomista presieduto da Gianfranco Scalas, generale in pensione della Brigata Sassari, ieri presente al teatro Massimo di Cagliari col suo delegato da Pasquale Zucca. Al momento “Fare” di Oscar Giannino, che pure stava trattando con Pili, non ha partecipato alla convention. Il leader sardo, Franco Turco, ha deciso di aprire confronto con tutti i candidati, di destra e di sinistra, tranne che con Ugo Cappellacci.
Era l’11 febbraio 2011, quando Pili battezzò Unidos a Cagliari, ma il movimento si chiamava “Unidos-Club della libertà”: a conti fatti una versione sarda (e in piccolo) del Pdl. Insomma, di “sovranista” c’era solo (per metà) il nome. E Pili, amatissimo da Silvio Berlusconi, non sembrava avere alcuna intenzione di rompere col Cavaliere. Anzi: con Unidos Pili faceva da sherpa al Pdl.
Ma questo settembre il deputato ha deciso di cambiare rotta: ha mollato il partito e seppellito diciannove anni di berlusconismo (è stato uno dei forzisti della prima ora: fin dal 1994). La dicitura “Club della libertà” è stata archiviata. Due anni e mezzo fa, per lanciare il suo movimento, aveva invitato gli ex ministri Franco Frattini e Maria Stella Gelmini, e al suo fianco aveva voluto pure Mario Valducci, che coordinava i Club della Libertà. Oggi lo zoccolo duro di Unidos sono gli amministratori locali.
Lo schema sovranista di Pili pare, a prima vista, voler ricalcare quello di Michela Murgia. La scrittrice, infatti si presenterà alle urne con tre liste: una civica, un’altra formata da amministratori locali e una terza di ProgReS, il partito indipendentista che l’ha candidata. Lo stesso dovrebbe succedere tra Unidos, il movimento Pro-territorio e Forza Paris. Ma non si esclude che altre forze (partitiche e non) decideranno di unirsi.
Alessandra Carta