M5S, la deputata sarda Pinna ora rischia l’espulsione

Alla fine i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno deciso a maggioranza per l’allontanamento della senatrice dissidente Adele Gambaro. I all’espulsione sono stati 79, i no 42 e 9 gli astenuti. Anche se l’ultima parola sarà affidata ai risultati di una consultazione della Rete.

Ma difficilmente finirà qua. Infatti – dopo una serie di interviste (in particolare una a La Stampa e un’altra ieri a “Piazza Pulita” su La 7) è entrata nella rosa degli espellendi la deputata sarda Paola Pinna. Una formale richiesta di avvio della procedura di espulsione è stata già presentata. E da ieri sera la sua pagina Facebook è diventata il bersaglio di quelli che parlando con La 7 La Pinna aveva definito “i talebani”: in poche ore, sotto l’ultimo post pubblicato, ben 179 commenti.

La maggior parte dei quali negativi e, a volte, offensivi. Con inviti espliciti a dimettersi dal Parlamento (“Levati dai coglioni”), apprezzamenti di carattere estetico (“Sei un cesso”) e l’accusa di aver cercato un pretesto per allontanarsi dal gruppo allo scopo di conservare l’intera indennità parlamentare.

Che per Paola Pinna si sia aperta la strada dell’espulsione lo conferma il post pubblicato ieri – per annunciare l’espulsione di Adele Gambaro – da un altro parlamentare del Movimento 5 Stelle, Manlio Di Stefano: “La rete sarà chiamata ad esprimersi sulla permanenza o meno della senatrice Adele Gambaro nel gruppo del M5S. Si è scelta la linea dura con lei e con tutti quelli che continueranno ad oscurare, più o meno coscientemente, il lavoro del M5S in Parlamento con dichiarazioni atte a destabilizzare il gruppo o porlo negativamente al centro dell’attenzione”.

Di Stefano è stato il primo tra i parlamentari “grillini” ad attaccare la Pinna. Della quale, sulla pagina Facebook, ha pubblicato il seguente ritratto: “Questa Cosetta dei Miserabili dell’onorevole grillina Paola Pinna (laureata disoccupata che viveva con i genitori a Quartucciu, Cagliari, e con cento voti cento è diventata deputata al Parlamento) che invece di spargere petali di rosa dove Grillo cammina, sorge in difesa di una certa Gambaro, un’altra miracolata che si crede Che Guevara…”

Dopo qualche ora, Di Stefano ha cancellato dalla sua pagina il post che lo conteneva. Ma non per dissociarsi dal contenuto: semplicemente perché si era dimenticato di citare l’autore di quelle parole che ha fatto proprie: Diego Cugia, giornalista scrittore e autore radiofonico (suo il celebre Jack la folla) di origini cagliaritane. E’ invece farina del sacco di Di Stefano l’altra frase contro i dissidenti, quella dove li definisce elementi “tossici” e dove introduce nella lotta politica la legge darwiniana secondo la quale “sopravvivono i più forti, non i più deboli”. Dove i più deboli sono appunto i dissidenti.

Paola Pinna è entrata nel mirino dei “talebani” per aver difeso Adele Gambaro. “Se la scelta fosse tra Grillo e la Gambaro – ha detto a La Stampa – per me sarebbe una scelta tra schiavitù e libertà. Io scelgo la libertà”.

Ma probabilmente l’affermazione più grave, nella logica dei “duri”, era stata nella risposta alla domanda sulla possibilità della nascita di un nuovo gruppo parlamentare formato dai dissidenti: “Se si rendesse necessario sì. Se tra di noi non riusciamo a discutere in modo costruttivo, è giusto costituire un’altra casa”. I numeri li avreste?, aveva domandato il giornalista. “Non ci siamo contati, magari lunedì sarà un’occasione per farlo”.

Lunedì era ieri. Il risultato del voto sull’espulsione della Gambaro dice che i dissidenti sono 42, e che quindi i numeri per far nascere un novo gruppo parlamentare ci sono.  Non è chiaro come abbiano votato i parlamentari eletti in Sardegna (quattro deputati e due senatori). Di certo alcuni giorni orsono, in una “mappa” del M5S pubblicata da Repubblica, anche un altro parlamentare sardo, il senatore Roberto Cotti, era stato collocato nel gruppo dei “dissidenti”.

 

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