Insulti di sapore fascista nel Movimento 5 Stelle. L’autore è un deputato, Manlio Di Stefano, 32 anni, nato a Palermo, eletto a Milano, ingegnere informatico. Se l’è presa con la collega Paola Pinna, eletta in Sardegna e rea di aver formulato delle critiche alla conduzione del Movimento e di aver difeso Adele Gambaro, la senatrice messa sotto processo per aver criticato Beppe Grillo.
Di Stefano ha definito Paola Pinna “Una Cosetta dei Miserabili laureata, disoccupata che viveva con i genitori a Quartuccio (Quartucciu, ndr) Cagliari e con 100 voti 100 è diventata deputata al Parlamento”. E ancora: “Invece di spargere petali di rosa dove Grillo cammina, sorge in difesa di una certa Gambaro, un’altra miracolata che si crede Che Guevara”.
Poco prima, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, Di Stefano si era espresso in questi termini nei confronti dei dissidenti: “E’ stato chiesto troppo a queste persone. Fatele andare via tutte in un sol colpo. Spero vivamente che il M5S perda tutti gli elementi nocivi, tutti quegli elementi tossici che possono ‘infettare’, anche solo involontariamente, tutti gli altri. E’ un po’ la legge di Darwin ‘sopravvivono i più forti, i non deboli”.
Paolo Pinna, evidentemente, non si è fatta intimidire. In serata è andata in onda una sua intervista durante “Piazza Pulita” su La 7. La parlamentare ha definito “da psico-polizia” gli atteggiamenti verso i “dissidenti” dei parlamentari più legati a Beppe Grillo (che ha definito “talebani”) e alla domanda sulla possibilità di una sua espulsione ha semplicemente risposto che una decisione del genere provocherebbe solo danni al Movimento. “Dove ci sono i talebani – ha detto – è normale che ci siano i dissidenti. Per fortuna”.