L’agenda del confronto Stato-Regione: lingua sarda, entrate e beni dismessi

L’obiettivo è l’applicazione della specialità statutaria sarda. La commissione paritetica è presieduta dal deputato Francesco Sanna (Pd).

La Regione potrà programmare in autonomia l’insegnamento del sardo nelle scuole, senza dover passare per il Miur (ministero della Pubblica istruzione). È questa la sostanza del decreto legislativo approvato prima delle 13 dal Consiglio dei ministri, alla presenza di Francesco Pigliaru. La partecipazione del governatore alla riunione del Cdm era obbligatoria vista la straordinarietà del provvedimento: col Dl odierno, in virtù della specialità statutaria sarda, Roma ha trasferito alla Regione i poteri previsti dalla legge 482, quella che dal ’99 prevede e tutela le minoranze linguistiche italiane.

Il via libera dato oggi da Matteo Renzi e dai suoi ministri conclude un percorso complesso. Perché il Dl (qui il testo completo) è stato scritto dalla commissione paritetica Stato-Regione, presieduta dal deputato dem Francesco Sanna. Si tratta di un organismo a quattro, di cui fanno parte anche la costituzionalista Ilenia Ruggiu, il direttore generale della presidenza della Giunta, Alessandro De Martini, e Mario Scano, ex presidente della Corte dei conti nonché attuale numero uno del Consiglio di indirizzo nella Fondazione Lirico di Cagliari.

Sono stati i quattro commissari a mettere nero su bianco i nuovi poteri che, in materia di lingua e cultura sarda, competeranno alla Regione non appena il Dl verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Materialmente le competenze assegnate all’Isola rientrano delle norme di attuazione dello Statuto. Norme che per legge deve scrivere la commissione paritetica, dove Sanna e la Ruggiu sono di nomina governativa,  mentre De Martini e Scano li ha indicati la giunta Pigliaru.

Il decreto legislativo è potuto approdare oggi a Palazzo Chigi visto l’ok dato da Miur e ministero dell’Economia. Gli uffici di Stefania Giannini hanno infatti ratificato l’esclusiva competenza della Regione nella programmazione didattica della lingua sarda. Il dicastero di Piercarlo Padoan ha invece autorizzato il trasferimento delle risorse, pari a una cifra che “varia ogni anno e oscilla tra i 2,5 e i 5 milioni”, chiarisce Sanna riferendosi allo storico. Il finanziamento della 482 è contenuto nelle Leggi di stabilità.

Con l’approvazione di oggi, l’organismo paritetico incassa il primo traguardo. Ma “entro la fine dell’anno – sottolinea Sanna – contiamo di ultimare, almeno al nostro interno, le norme di attuazione dell’articolo 8”. Ovvero, il capitolo relativo alle entrate, col gettito che Roma deve girare a Cagliari. La partita è ferma dal 2006, quando l’allora premier, Romano Prodi, e l’allora governatore, Renato Soru, si accordarono sulla cosiddetta Vertenza entrate, limitata però al recupero dei crediti maturati dalla Sardegna su Iva e Irpef. Le norme di attuazione all’articolo 8 servono per definire il trasferimento di tutte le altre tasse, colmando un vuoto normativo mai superato dalla commissione nominata ai tempi di Silvio Berlusconi e Ugo Cappellacci.

Non è tutto: nell’agenda di Sanna c’è poi la partita dei beni statali da cedere alla Regione. “Crediamo – prosegue il presidente-deputato – che sia questo un altro tema fondamentale per lo sviluppo della Sardegna e servono ancora una volta le norme di attuazione. Come prevede l’articolo 14 dello Statuto, alla nostra Isola vanno cedute tutte le proprietà, militari e non, che lo Stato non utilizza più. Nella lista che informalmente stiamo redigendo, figura anche il carcere di Buoncammino, per il quale, di recente, il Consiglio comunale di Cagliari ha approvato un ordine del giorno già agli atti della commissione paritetica”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

 

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