Il dopo Province: la maggioranza divisa e il ‘ricatto’ dell’opposizione

È ancora nel caos la riforma degli Enti locali: ecco i nodi in maggioranza e le rivendicazioni fatte dal centrodestra. Si torna in aula martedì.

Sono sempre più complicati gli sviluppi politici legati alla riforma degli Enti locali, quella che in Sardegna deve disegnare il dopo Province con la cancellazione di Sulcis, Medio Campidano, Ogliastra e Gallura: il centrosinistra non è riuscito a trovare d’accordo nemmeno sull’ultima versione della legge, scritta a metà dicembre con 66 emendamenti soppressivi sui 76 articoli totali (di fatto uno stravolgimento del testo, qui i punti chiave). Il risultato è che l’opposizione, malgrado abbia la responsabilità di essersene lavata le mani nella passata legislatura, si è riscoperta fortissima: Forza Italia e alleati si stanno permettendo il lusso di fare ostruzionismo attraverso i 4.200 emendamenti presentati, roba che da sola richiederebbe cinque mesi di sedute consiliari. Un tempo impossibile da assecondare, considerato che l’Assemblea regionale è già in ritardo di un mese e mezzo nell’approvazione della riforma, prevista a livello nazionale per il 30 novembre 2015.

Nel centrosinistra, il nuovo pomo della discordia è rappresentato dalle città medie, ovvero i centri sopra i 30mila abitanti. In questa tipologia rientrano Olbia, Nuoro e Oristano che, stando alla riscrittura dell’articolo 7, avranno il vantaggio di poter gestire in autonomia i servizi ereditati delle Province da cancellare. E in ballo ci sono sia le funzioni primarie come le strade, le scuole e l’ambiente, sia le competenze secondarie come il turismo, la protezione civile, la cultura, lo sport e la formazione professionale.

In maggioranza ci sono consiglieri che hanno chiesto di estendere l’istituzione delle città medie anche ad altri centri, ancora da specificare. Il timore è che su Olbia, Nuoro e Oristano si possa concentrare il grosso delle risorse da destinare proprio a questa tipologia di enti locali. Il caso è stato sollevato soprattutto dai rappresentanti del Partito dei sardi, Augusto Cherchi, Gianfranco Congiu e Piermario Manca.

Non è tutto: la Gallura, attraverso i consiglieri Giuseppe Meloni (Pd) e Pierfranco Zanchetta (Upc), non si è ancora rassegnata all’idea di diventare una ‘semplice’ città media, anziché essere riconosciuta come rete metropolitana al pari di Sassari. E qui c’è la terza novità, ma stavolta foriera di un accordo: la soluzione della rete – che vuol dire bacino demografico di almeno 150mila abitanti, più porto e aeroporto – alla fine ha accontentato il Nord-ovest, almeno tra i consiglieri regionali del territorio come Salvatore Demontis, Luigi Lotti e Gavino Manca, ma anche lo stesso presidente dell’Aula, Gianfranco Ganau.

E proprio sul tema di Sassari rete metropolitana, che tecnicamente sarà un’Unione dei Comuni potenziata, dal palazzo filtra la quarta novità: il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, sarebbe ormai isolato nel Pd rispetto al suo tentativo di ottenere per il Nord-ovest  il riconoscimento a città metropolitana, come succederà a Cagliari e agli altri 16 Comuni associati. Cioè Sestu, Quartu, Quartucciu, Selargius, Monserrato, Elmas, Capoterra, Sinnai, Settimo, Decimo, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Villa San Pietro e Uta.

Sul fronte dell’opposizione, i Riformatori, che nel 2012 hanno promosso il referendum per cancellare le nuove Province sarde, sono stati delegati a portare avanti la trattativa col centrosinistra. Per ritirare gli emendamenti e quindi approvare la riforma in breve tempo, il capogruppo Attilio Dedoni ha chiesto l’istituzione di due città metropolitane piene, una a Cagliari e altra a Sassari, più una “Zona franca integrale che ricomprenda la Sardegna centrale”.

In maggioranza hanno già bollato come “contraddittoria” la proposta, visto che “i Riformatori dicevano che al posto delle Province non dovessero essere creati altri enti”. Per di più la Zona franca integrale non sembra fattibile nemmeno da un punto di vista normativo. Tra i 4.200 emendamenti della minoranza vanno considerati i 1.200 protocollati dal sardista Christian Solinas.

Al momento non è dato sapere se il centrosinistra riuscirà a trovare l’accordo per il 12 gennaio, quando si torna in Aula: la sola cosa certa è che martedì mattina è convocato un vertice di maggioranza che precederà la seduta pomeridiana delle 16. La riunione sarà anche l’occasione per prendere una posizione ufficiale rispetto alla proposta dei Riformatori, avanzata a nome dell’intera opposizione.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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