Al posto delle Province un ventaglio di opzioni: ecco il modello sardo

Cagliari città metropolitana; Sassari rete metropolitana; Olbia, Nuoro e Oristano città medie; Carbonia e Iglesias reti urbane. Ecco il dopo Province.

Cagliari città metropolitana; Sassari rete metropolitana; Olbia, Nuoro e Oristano città medie; Carbonia e Iglesias reti urbane. È questo lo schema amministrativo che il centrosinistra ha scelto per il dopo Province attraverso l’ormai nota riforma degli Enti locali, scritta e corretta un’infinità di volte, tanto che il Consiglio regionale ha già sforato di un mese e mezzo la scadenza nazionale di approvazione della legge fissata per il 30 novembre 2015.

La città metropolitana è per così dire il massimo titolo amministrativo a cui si può ambire una volta cancellati gli enti intermedi. A Cagliari si uniranno 16 Comuni, confinanti e non: si tratta di Sestu, Quartu, Quartucciu, Selargius, Monserrato, Elmas, Capoterra, Sinnai, Settimo, Decimo, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Villa San Pietro e Uta.

La rete metropolitana a Sassari è invece la soluzione di mediazione trovata dalla maggioranza per fermare il malcontento del Nord-ovest che, al pari di Cagliari, puntava ugualmente a ottenere il massimo titolo amministrativo. Nella riforma, la rete è prevista attraverso una modifica all’articolo 2 che introduce il bacino demografico con “almeno 150mila abitanti e la presenza di sistemi di trasporto, quali porti e aeroporti, di interesse nazionale”. Il tutto, unendo a Sassari i centri di Alghero e Porto Torres, ma anche di Sorso e Sennori, sino a formare tecnicamente un’Unione dei Comuni potenziata.

Quanto alle città medie, ecco che Olbia, Nuoro e Oristano non avranno l’obbligo di formare alcuna Unione dei Comuni, ma potranno gestire in maniera maniera autonomia i servizi attualmente in capo alle Province. A cominciare dalle funzioni primarie come ambiente, scuola e strade. Lo stabilisce un emendamento all’articolo 7. Sono riconosciute come città medie quelle che hanno una popolazione superiore ai 30mila abitanti.

Carbonia e Iglesias contano invece un numero di residenti inferiore alle 30mila unità: di qui la tipologia di rete urbana che, al pari di quella metropolitana, è da considerarsi un’Unione dei Comuni ‘speciale’.

L’ultima versione della riforma degli Enti locali è di metà dicembre, dopo che erano spuntate le mini città metropolitane per tutti i centri sopra i 25mila abitanti: quindi Sassari, Quartu, Olbia, Alghero, Nuoro, Oristano, Carbonia e Iglesias. La proposta era stata messa nero su bianco da una task force di sindaci che si riunì per tre giorni durante il ponte dell’Immacolata. Quartu e Alghero, però, si era chiamate fuori dalla partita, preferendo stare l’una nell’orbita di Cagliari e l’altra di Sassari. Ma la situazione divenne paradossale: si stava avallando una pletora di super enti che andava contro l’obiettivo stessa della riforma, ovvero la semplificazione amministrativa.

Non che adesso la riforma degli Enti locali sia snella e nemmeno si può parlare di pace: a Sassari non si sono ancora rassegnati all’idea di non potersi fregiare del massimo titolo di città metropolitana. E benché il testo modificato preveda per il Nord-ovest il riconoscimento a rete metropolitana, il malcontento resta. Lo stesso sindaco di Sassari, Nicola Sanna, in uno scontro tutto interno al centrosinistra, continua a lanciare appelli ribadendo non è sufficiente l’equiparazione della rete alla città sia “ai fini dell’assegnazione di risorse statali o europee, sia nell’esercizio delle funzioni di promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale”.

Alle 16, dopo la conferenza dei capigruppo convocata un’ora prima, in Consiglio regionale riprende il confronto.

La legge era già all’ordine del giorno il 17 dicembre, ma venne ritirata dopo i 66 emendamenti soppressivi (su 76 articoli totali) presentati dalla maggioranza. In quell’occasione, il centrodestra aveva parlato di “riscrittura totale” della riforma e sollevò dubbi di legittimità, visto che “le correzioni non erano passate al vaglio della commissione consiliare, l’unico organismo preposto a farlo”, era stata la sottolineatura della minoranza.

Passate le vacanze di Natale, la posizione del centrodestra non si è ammorbidita: “Nel centrosinistra – osserva il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis – c’è una parte che fa la maggioranza e un’altra che fa l’opposizione. Questo ruolo, però, compete a noi, se non dispiace ai colleghi. Chi governa una Regione avrebbe invece il compito di presentarci in via definitiva una proposta legislativa sulla quale discutere”. Al momento, infatti, né i Riformatori né il Psd’Az hanno intenzione di ritirare gli emendamenti: e sono 3mila solo quelli presentati dai liberal-democratici, mentre i Quattro Mori ne hanno protocollati 1.200.

È evidente che la minoranza sta facendo melina, consapevole del fatto che il centrosinistra ha fretta di approvare la legge, visto il ritardo già accumulato. Nella diplomazia politica questo significa che l’opposizione potrà ottenere alcune modifiche della riforma in cambio del ritiro degli emendamenti. L’obiettivo del Consiglio è approvare il testo entro metà gennaio, per fare poi spazio alla lunga maratona sulla Finanziaria.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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