I costi stellari della sanità sarda tra collaboratori, consulenti esterni e interinali

Costi del personale e spesa farmaceutica: sono queste le due voci della sanità sarda su cui la Corte dei conti lancia l’allarme.

È la peggiore sanità di sempre, quella che il centrodestra di Ugo Cappellacci lascia in eredità alla nuova giunta di Francesco Pigliaru: dal 2004 al 2012 solo il costo del personale si è impennato di 136.194.000 euro, facendo segnare un aumento del 13 per cento. Bisogna poi aggiungere “consulenze, collaborazioni e rapporti di lavoro interinali” che hanno conosciuto il loro picco nel 2011  “con una spesa di 89,41 milioni”, seppure ridotta a  “66,123 a chiusura del quarto trimestre 2013”.

Così hanno scritto i giudici contabili della Sezione ‘Controllo’ nella relazione sul Bilancio 2013, quello per il quale la Corte dei conti ha bacchettato il centrodestra in merito alla gestione delle partecipate. E con la sanità non va meglio: dal 2010 al 2013 la spesa delle Asl è passata da 2 miliardi e 979,9 milioni a 3 miliardi e 090,1 milioni. Il primo aumento corposo è stato registrato quattro anni fa, “pari al 2,8 per cento”. Poi l’ulteriore incremento dell’1,32 tra 2011 e 2012, per arrivare alla nuova impennata del quarto trimestre 2013 “chiuso a più 1 per cento”, il cui dato è “provvisorio”, si legge nella relazione di Roberto Angioni.

E se non è una novità che ospedali, posti letto e assistenza territoriale siano la prima fonte di spesa in Regione (peraltro a totale carico dei contribuenti per via dell’accordo col governo Prodi sulla Vertenza entrate), Cappellacci e i suoi assessori (nell’ordine Antonello Liori e Simona De Francisci) hanno fatto accendere come non mai la spia rossa. Basti pensare che gli stanziamenti per la sanità valgono “circa il 40 per cento della manovra complessiva lorda (8,242 miliardi) e il 48 per cento di quella netta (7,52 miliardi)”. I pagamenti del settore rappresentano addirittura il 60 per cento delle uscite totali.

Non meno allarmanti sono i parametri della spesa farmaceutica; più 1,39 per cento tra 2012 e 2013, ma è dal 2009 che “la Regione non rispettato i limiti fissati dal legislatore nazionale”. E anzi alla Sardegna va la maglia nera “per la più alta incidenza dei costi di settore sul Fondo sanitario regionale (Fsr)”. Cioè il 18,7 per cento a fronte di un tetto massima del 14,85.

La Corte, presieduta da Anna Maria Carbone Prosperetti, non la manda a dire:  “Come già osservato in numerose altre occasioni, il costo della sanità sul complesso dei bilanci regionali è particolarmente elevato ed in aumento negli ultimi esercizi”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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