Regionali. Oggi il silenzio. Domani i sardi alle urne. I giochi sono fatti

Les jeux sont faits, i giochi sono fatti. La campagna elettorale allo scoccare della mezzanotte è finita. Comincia la giornata di silenzio e di riflessione. Poi domenica mattina, alle 6,30, le urne saranno aperte e gli elettori della Sardegna (un milione 479mila 284) potranno scegliere chi governerà la regione nei prossimi anni.

Les jeuwx sont faits, rien va plus – i giochi sono fatti, nulla è più valido – è un’espressione del gioco d’azzardo che da tempo è entrata nel linguaggio politico in tutti i paesi del mondo. Ma non l’abbiamo scelta solo per ribadire che la Sardegna fa parte del mondo, e ne vive per intero i problemi, ma anche perché questa campagna elettorale ha qualcosa che attiene al gioco d’azzardo.

Non solo perché proprio oggi – con l’approvazione da parte della giunta regionale di un nuovo Piano paesaggistico privo dei requisiti fondamentali di legge – nella partita a poker delle Regionali è addirittura arrivata la mossa del baro, ma perché andremo a votare con una legge che rende possibile qualunque risultato. Indipendentemente dalla volontà sostanziale degli elettori.

La regole è che vince chi arriva primo. Anche per un solo voto. Il futuro governatore potrebbe essere eletto da un elettore su quattro. Cioè da un sardo su sei o su sette, a seconda della percentuale di quanti andranno a votare. Secondo i sondaggi che sono stati divulgati priva che scattasse il divieto di diffonderli, quasi la metà degli elettori due settimane fa ancora non sapeva se votare o chi votare.

Non a caso nelle ultime iniziative della campagna elettorale (che si sono appena concluse, ma alcune proseguono nella notte) molto spazio è stato dedicato agli incerti. A quanti ancora devono decidere.

Francesco Pigliaru. Il candidato del centrosinistra ha concluso a Olbia, dopo aver attraversato la Sardegna in una giornata. “Convinciamo gli indecisi e conquisteremo il governo della Regione – ha detto – Credo che molte persone del centrodestra, anche se voteranno per un loro candidato, sceglieranno il voto disgiunto. Imprenditori, partite Iva e tanti altri sanno che Cappellacci non ha fatto nulla per loro”.

Indecisi anche sul fronte opposto. Ed ecco un attacco a Michela Murgia: “Andiamo a vincere con una proposta seria, non con parole da “Piccolo mondo antico” come quelle di una candidata alla presidenza. La Murgia punta sul voto grillino e non so se il voto per lei sia un voto di centrosinistra”.

Quindi il programma, a partire della semplificazione dei meccanismi burocratici che paralizzano la Regione: “Sedici regioni in Italia hanno agito in questa direzione, per togliere il peso della burocrazia, mentre Cappellacci non ha fatto nulla. Promette un assessorato alla Semplificazione che non esiste, una zona franca inapplicabile e che come concepita, se anche venisse avviata, toglierebbe risorse enormi per la Sanità”.

Prima dell’intervento conclusivo (al Museo archeologico di Olbia), Pigliaru aveva fatto una tappa davanti alla scuola “Maria Rocca”, sempre a Olbia, uno dei simboli dell’alluvione. Quindi anche un simbolo dei danni che può produrre la cementificazione selvaggia e l’assenza di regole. Questo proprio nel giorno in cui la giunta Cappellacci ha approvato il “nuovo” Ppr in assenza della Valutazione di impatto ambientale. Un modo di marcare una differenza radicale di visione e di metodo. E la necessità di una svolta politica.

Michela Murgia. La leader di “Sardegna Possibile” ha chiuso la sua campagna elettorale a Cagliari, in piazza del Carmine. Assieme ai candidati nelle liste civiche “Gentes” e “Comunidades” e della lista di “ProgReS”.

Un bagno di folla per affermare di credere alla possibilità di vincere. E di aver in un certo senso già vinto riuscendo ad affermare in pochi mesi un progetto politico nuovo. “Il New York Times – ha detto – scriverà un articolo su di noi domani. Ma non è il solo: parlano della nostra battaglia. Ma noi abbiamo soltanto preso coscienza che la guerra, intesa anche come sfascio, c’è già. Ci hanno lasciato un territorio di guerra: noi dobbiamo restituire la pace, la riconciliazione”.

Quindi una stoccata a Berlusconi – “Ha avuto la faccia tosta di chiudere la sua campagna ad Arborea, dove volevano usare le trivelle” – e la risposta a Matteo Renzi sulla questione del ‘voto utile’: “La situazione – ha sottolineato – è drammatica: quattro sardi su dieci non vanno a votare, sono sfiduciati. Da oggi comincia un pezzo di futuro, da adesso parte l’avvenire di bambini di cinque anni. Abbiamo un progetto che fa tremare i vecchi pachidermi e apparati. Voto utile a chi?”.

“Chiudiamo a Cagliari – ha concluso Michela Murgia – perché è la capitale della nazione. Della nazione sarda. Ma da qui stiamo anche ripartendo”. Quindi un annuncio: “Sardegna Possibile” andrà avanti anche alla amministrative, a partire da “Alghero Possibile”.

Ugo Cappellacci. Per sostenere il governatore uscente, ricandidato al bis, è sbarcato per la seconda volta nella “sua” Sardegna Silvio Berlusconi. Il Cavaliere (ironia della sorte la sede della convention era l‘Horse Country di Arborea, noto resort turistico dedicato all’equitazione) ha parlato per più di un’ora e mezza, cavalcando soprattutto l’attualità politica nazionale, ma spingendo per la riconferma di Cappellacci, tra gli applausi scroscianti degli oltre 1500 che hanno gremito la sala.

“In questi cinque anni ha fatto benissimo e non si può sostituire – ha detto – Con lui porteremo avanti i programmi avviati, la benzina e la bolletta della luce costeranno la metà e porteremo 20 milioni di turisti all’anno. Ho visto i programmi della sinistra: non hanno ancora imparato come sviluppare l’economia e alzare la crescita, hanno solo imbalsamato la Sardegna. Per questo sono sicuro che domenica vinceremo”.

Mauro Pili, Pier Franco Devias e Gigi Sanna.

Il deputato ed Pdl e già governatore sardo prima di Soru, Mauro Pili, ora leader di “Unidos”, ha parlato dalla Torre dell’Elefante, nel centro storico di Cagliari. E’ salito ed ha esposto lo striscione con la scritta “Liberiamo la Sardegna”. “Il voto a Cappellacci e Pigliaru è dannoso – ha tuonato Pili – perché votate i nemici della Sardegna che hanno svenduto l’Isola a Tirrenia, Alitalia, Eni, Enel ed Equitalia”.

E’ tornato a Ghilarza (Oristano), dove il movimento è nato un anno fa, il leader del “Fronte Indipendentista Unidu” Pier Franco Devias per la chiusura della sua campagna. Per lui festa di popolo sulle note dell’organetto e della fisarmonica. “Abbiamo seminato bene – ha sottolineato – perché l’indipendentismo é un programma di salvezza nazionale che non si nutre di idealismi e non si spegne con le elezioni, ma va avanti”.

Ultima iniziativa a Orgosolo  per Gigi Sanna, candidato del “Movimento Zona franca”. “Che lo si voglia o no – ha ribadito nel paese che visto ha nascere lo zoccolo duro dei sostenitori della Free Zone – la zona franca integrale la otterremo perché è un nostro diritto, non perché la vuole Cappellacci, ma perché i sardi ci credono”.

Ora un giorno di silenzio.

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