Fondo unico per gli enti locali, i Comuni contro la Regione

Gli enti locali protestano contro la Regione per i 55 milioni tolti dalla giunta di Ugo Cappellacci. I sindaci vogliono che Pigliaru li ridia subito.

Per il fondo unico degli enti locali tagliato di 55 milioni dalla giunta di Ugo Cappellacci, scoppia la guerra tra sindaci e l’Esecutivo guidato da Francesco Pigliaru. I primi cittadini, oggi a Cagliari e sentiti in Consiglio regionale, avrebbero voluto che il governatore “ripristinasse subito le risorse tolte. Ma “non è successo e per questo siamo pronti a una nuova mobilitazione”. Così a un primo comunicato stampa nel quale i sindaci si erano detti “insoddisfatti”, ne è seguito un altro nel quale è stata annunciatal’interruzione dei rapporti istituzionali con la Regione“. Intendendo sia l’Esecutivo che il Consiglio.

La nota della rottura è sempre unitaria e firmata da Cal, Anci, Asel, Aiccre, Lega delle Autonomie e Ups, ovvero tutte le sigle che rappresentano le amministrazioni locali. E questo, appunto, parallelamente alla pace che questa mattina ha tenuto banco sul fronte del patto di stabilità, un confronto che aveva fatto segnare la convergenza piena sulla trattativa aperta a Roma dalla giunta Pigliaru per ottenere il via libera a spendere un miliardo e 200 milioni in più, secondo i conti della Regione.

Sul Fondo unico tagliato da Cappellacci, la distanza è invece netta: “Le Associazioni degli Enti Locali – si legge – formalizzeranno l’interruzione dei rapporti istituzionali con la Regione”. Due lettere saranno consegnate domani mattina ai presidenti della Giunta e del Consiglio per informarli che i sindaci e gli altri amministratori locali non parteciperanno, “fino a diversa decisione”, alle prossime riunioni della Conferenza Regione-Enti Locali, sulla cui convocazione i sindaci avevano espresso un plauso nel primo dei due comunicati inviati alla stampa.

Verranno interrotte – è scritto ancora – tutte le audizioni nelle Commissioni consiliari. La prima era prevista per domani nell’organismo che si occupa di Riforme e Autonomia. Sarà inoltre convocata a breve l’Assemblea straordinaria dei sindaci per la valutazione di ulteriori forme di mobilitazione”.

I sindaci parlano di “assenza di risposte alle richieste avanzate da qualche tempo dai Comuni e aventi a oggetto i necessari interventi di sollievo alle regole del Patto di stabilità interno (il cosiddetto Patto verticale incentivato che dovrebbe riequilibrare i crediti dei Comuni con la Regione), nonché il ripristino delle spettanze del Fondo Unico”. Per i primi cittadini, “non si può continuare ad avere questa incertezza sui numeri e sulle modalità, perché questo uccide i Comuni. Chiediamo di fare un punto che ci consenta di svolgere una programmazione sui territori che sono in difficoltà”.

Fino all’anno scorso il Fondo unico valeva oltre 600 milioni. Cappellacci lo ha ridotto a 560, ma di questi gli enti locali ne hanno ricevuto quest’anno appena 150. Ce ne sarebbero altri 155 immediatamente disponibili. Ma sono divisi tra tutti gli assessorati, e questo renderebbe complicato l’immediato trasferimento.

Gli enti locali, sempre attraverso la seconda nota della giornata, hanno anche spiegato che “non riescono ad approvare i bilanci preventivi 2014 a causa del taglio del Fondo stesso, a cui va aggiunta la riduzione dei trasferimenti erariali e per contro l’aumento dei tributi locali. Si pensi, ad esempio, al caso dei Comuni colpiti da alluvione che a tutt’oggi non hanno visto riconosciute le sacrosante istanze sia per quanto riguarda l’assenza dei finanziamenti promessi, sia per l’obbligo di sottostare al Patto di stabilità”.

Quindi il monito finale: “Interrompere i rapporti tra Comuni e Regione significherà, non partecipare alle conferenze e alle audizioni: ma se occorre, s’inizieranno a verificare i punti su cui aggredire la strategia di diminuzio del ruolo delle amministrazioni comunali. Siamo arrivati a una situazione limite. La nostra è una posizione razionale e non una rivolta. Molti sindaci in vari territori stanno soffrendo attacchi e atti intimidatori e non possiamo permetterci tutto questo”.

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