Entro l’estate reddito di inclusione sociale per 42mila famiglie sarde

Prime erogazioni del reddito di inclusione sociale entro l’estate. Lo hanno annunciato gli assessori regionali a Sanità e Lavoro, Luigi Arru e Virginia Mura, che anno illustrato le linee guida della misura finanziata con 45 milioni di euro di fondi regionali e 16,5 di fondi europei. Su 449.440 nuclei familiari residenti in Sardegna, gli uffici degli assessorati hanno stimato che sono 41.624 le famiglie che, se lo richiedono, hanno diritto al Reis. Dopo un passaggio in commissione Sanità, le linee guida dovranno ottenere il via libera del Consiglio regionale. Entro 15 giorni dall’approvazione definitiva del provvedimento, i Comuni pubblicheranno gli avvisi per l’individuazione dei destinatari. Sempre le amministrazioni hanno competenza per decidere la durata dell’erogazione che non può essere inferiore a sei mesi e superiore a nove e che prescinde dal progetto di inclusione attiva a favore della singola famiglia.

Il beneficio potrà essere rinnovato allo stesso nucleo massimo due volte. Tra i requisiti non bisogna percepire il sussidio Naspi o altro ammortizzatore sociale, non possedere auto o moto immatricolate per la prima volta due anni fa, né barche da diporto. L’ammontare varia a seconda della soglia Isee fino a un massimo di 9mila euro e a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare: una sola persona avrà diritto fino a 299 euro, due componenti sino a 399, tre sino a 499, quattro e più sino a un massimo di 540 euro.

“Oggi raccontiamo il risultato raggiunto da una maggioranza di centrosinistra che ha agito per aiutare chi si trova in difficoltà maggiori”, ha commentato Arru. Virginia Mura si è soffermata sulle politiche attive del lavoro integrate con il reddito di inclusione sociale. In particolare, ha annunciato, il 15 giugno sarà pubblicato il bando “Carpe diem” che introduce il catalogo dei progetti di inclusione, ovvero – ha detto l’assessora – “uno strumento innovativo per promuovere e attivare forme di welfare inclusivo coinvolgendo le organizzazioni del terzo settore impegnate nella lotta alla povertà, ma anche le forze produttive e le parti sociali”.

 

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