La Corte dei conti: Enti e agenzie regionali, un pozzo senza fondo

Nel solo 2012, mantenere in piedi l’universo-mondo formato da agenzie, enti e società partecipate dalla Regione è costato ai contribuenti la bellezza di 310 milioni di euro. Pablo Sole

Nel solo 2012, mantenere in piedi l’universo-mondo formato da agenzie, enti e società partecipate dalla Regione è costato ai contribuenti la bellezza di 310 milioni di euro, cinque milioni in più rispetto al 2011. Ma evidentemente, inondare di denari pubblici quelle che in molti casi si rivelano essere semplici succursali della lottizzazione partitica, non è bastato a garantire bilanci floridi. Perché nel 2011 i referenti politici messi a capo delle compartecipate sono riusciti nell’impresa pressoché impossibile di incassare i 305 milioni dalla Regione e chiudere l’anno con un buco di bilancio di 19 milioni. Quando i soldi non bastano mai, insomma.

Ad essere realisti, la relazione sulle società partecipate dalla Regione illustrato oggi dai vertici della sezione regionale di controllo della Corte dei conti (Presidente Anna Maria Carbone, relatore consigliere Valeria Motzo) non presenta purtroppo novità di rilievo – in positivo – rispetto agli scorsi anni: la Corte dei conti bacchetta la politica e la politica, nel migliore dei casi, annuisce e fa spallucce. Nel peggiore invece, si spinge oltre e premia coloro i quali la stessa Corte dei conti ha indicato come responsabili di danno erariale: nell’era Cappellacci, una medaglia al merito che spalanca le porte degli uffici che contano.

Capitolo trasparenza. La malapolitica si nutre (anche) di scarsa trasparenza. E la Regione non fa eccezione. “Ad oggi – si legge nella relazione della Corte dei conti – non risulta che la Regione abbia rispettato gli obblighi di informazione e trasparenza” previsti dalle norme. Tra questi: pubblicare i dati relativi ai risultati conseguiti dalle partecipate e agli incarichi di amministratore con annesso trattamento economico. Dicono poi le leggi che la Regione dovrebbe pure decidere se, rispetto ad alcuni enti e agenzie, la sua partecipazione sia congrua o meno con la sua ‘missione isitituzionale’. Eppure, in questo senso non risulta alcuno studio: diminuirebbero le poltrone.

Capitolo controlli. Ora, se la Regione decide di investire i soldi dei contribuenti in enti, agenzie e società partecipate, buon senso vorrebbe che al trasferimenti dei denari facesse seguito un’oculata analisi “sull’efficienza ed economicità degli organismi partecipati”. Inutile dire che nulla è stato fatto, tanto che la Corte dei conti ritiene sia “assolutamente urgente e non più procrastinabile che la Regione svolga ordinariamente le dovute attività di controllo”.

Capitolo spese (incontrollate). Malgrado le leggi parlino chiaro, “alcuni organismi partecipati” non hanno rispettato i vincoli imposti dalle norme in materia di assunzioni e consulenze esterne, tanto che nel 2012 la spesa per il personale ha toccato quota 194,6 milioni di euro. E mica è finita qui: agli stipendi si aggiungono gli onorari dovuti dalla Regione ai consulenti esterni arruolati dalle partecipate. In totale, 4,3 milioni di euro solo per lo scorso anno. La situazione non sembra migliorare analizzando le voci sulle spese di rappresentanza (convegni, mostre, pubblicità): altri 17 milioni di euro, sempre nel solo 2012.

Capitolo beffe. Per la Corte dei conti, un discorso a parte merita l’andazzo per cui la giunta Cappellacci ha continuato a trasferire fondi anche nelle casse delle partecipate palesemente e cronicamente in perdita. Pozzi senza fondo, alimentati con cascate di fondi pubblici. A questo proposito, la magistratura contabile ha avviato un approfondimento istruttorio. Eppure, ci fu un periodo in cui la politica decise di darci un taglio. A partire dal 2000, si tentò una razionalizzazione del sistema di partecipate e si arrivò perfino a metterne in liquidazione qualcuna. Tredici anni dopo, i percorsi liquidatori sono ancora in corso.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

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