La mossa del cavallo del Governatore

Un’uscita (La Spisa), un ingresso (Contu), uno spostamento (Zedda). Ed ecco la ‘nuova’ giunta Cappellacci. Che pare uscita dal Gattopardo: cambiare tutto perché nulla cambi. In realtà non è così. Questi piccoli cambi all’interno dell’esecutivo, questo piccolo rimpasto pomposamente definito azzeramento,  preludono a cambiamenti importanti e sostanziali all’interno della macchina della Regione.

Ma andiamo con ordine. In tanti si sono domandati: “Possibile che per far fuori l’ex compagno di viaggio passato al nemico, ovvero il neo-montiano Giorgio La Spisa, il presidente della Regione dovesse azzerare tutto, avviare una micidiale serie di incontri bilaterali e, infine, battezzare una giunta che di nuovo ha poco o niente?”. Se infatti Cappellacci avesse voluto sollevare dall’incarico il “nemico” La Spisa, avrebbe fatto tutto in una mattina, senza azzerare, cioè senza ritirare le deleghe a tutti gli assessori per poi restituirle. Dunque perché l’ha fatto?

Una spiegazione convincente arriva da chi conosce la macchina amministrativa, da quegli esperti che da subito hanno avvertito odore di bruciato e che si sono ricordati del dal comma 9, articolo 28, della legge 31/1998, il ‘testo sacro’ sul funzionamento del monstrum-Regione. Dice il comma che i direttori generali sono confermati o rimossi dalla loro posizione entro tre mesi dall’insediamento della nuova giunta. Ed è appunto formalmente nuova (anche se sostanzialmente è quasi uguale alla precedente) la giunta che scaturisce da un azzeramento.

Negli scacchi è ‘la mossa del cavallo’: un solo gesto che consente di ‘saltare’ le pedine. Grazie alla procedura seguita dal governatore, ora tutti i direttori generali sono in bilico. Per almeno tre mesi. E Cappellacci ora potrà riorganizzare la macchina amministrativa come meglio crede. Tradotto: piazzare ai posti di comando i suoi uomini di fiducia, gli ‘uomini del presidente’. Un tassello fondamentale in vista dell’ultimo anno di legislatura, durante il quale il governatore tenterà in tutti i modi di recuperare le simpatie dell’elettorato e assicurarsi così la ricandidatura. La giunta è la mente, gli uffici le braccia.

Come anticipato da Sardinia Post appena una settimana fa, la vera partita si gioca sulle dirigenze. Lo schema illustrato sette giorni fa è ancora valido, con l’attuale direttore generale della Presidenza, Gabriella Massidda, in partenza verso gli Affari generali o il personale dopo il pensionamento, a partire dal primo febbraio, di Giuseppe Manca. Quest’ultimo però potrebbe essere richiamato come esterno tra qualche mese. In Presidenza arriverebbe così l’ex assessore all’Urbanistica Gabriele Asunis, ora numero uno della ‘Programmazione unitaria’. Incerto il futuro di Gianluca Cadeddu al Centro regionale di programmazione, che potrebbe essere scalzato da Mariano Mariani, braccio destro di Cappellacci ora alla guida di Sardegna promozione.

In bilico fino a ieri anche Massimo Temussi, uomo di Antonello Liori, che per l’appunto l’ha prima voluto alla Sanità, poi l’ha portato alla direzione generale dell’assessorato al Lavoro dopo l’ennesimo rimpasto. È però molto probabile, vista la conferma di Liori nel nuovo esecutivo, che la poltrona del consulente Temussi sia salva. Più incerta, al contrario, la permanenza di Franco Sardi alla direzione generale della Programmazione: fatto fuori Giorgio La Spisa, è probabile che la medesima sorte tocchi al ‘suo’ direttore generale. Domanda: che fine faranno i dirigenti eventualmente liquidati ma non ancora pensionabili? Probabilmente andranno a ingrossare le fila dei ‘senza ufficio’: stipendio pagato per almeno tre anni, ma senza mansione.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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