Potere al Popolo: “No a elezioni truffa. Ci saremo a gennaio per le suppletive”

Servitù militari, emergenza abitativa, legge elettorale e lavoro. Queste le criticità che interessano la Sardegna secondo il portavoce nazionale di Potere al Popolo, Giorgio Cremaschi. I temi da cui ripartire per “rilanciare le nostre lotte”, spiega. L’ex presidente del Comitato centrale della Fiom è a Cagliari per partecipare a “Catena di smontaggio. Le nuove facce del vecchio sfruttamento”, incontro organizzato dal partito alla Società degli operai in via XX settembre. Potere al Popolo con ogni probabilità non si presenterà alle regionali. “Stiamo valutando – conferma Cremaschi – ma pensiamo di non correre in queste elezioni truccate da una legge elettorale vergognosa che impone uno sbarramento del 10 per cento”. Un sistema “tra i più iniqui al mondo”. In programma, invece, la partecipazione alle elezioni suppletive del 20 gennaio per assegnare il collegio uninominale di Cagliari per la Camera.

“Abbiamo intenzione di lanciare una grande campagna nazionale sulle servitù militari – annuncia Cremaschi – non è possibile che l’Isola sia ancora una colonia militare sabauda, serve una drastica riduzione”. Quanto all’edilizia abitativa, “la questione casa è un’emergenza nazionale – chiarisce – per ogni sfrattato esistono 150 appartamenti sfitti, serve un grande piano di edilizia pubblica da declinare anche in Sardegna”. Le idee in campo le spiega Claudia Ortu, del coordinamento nazionale del partito: “Stiamo costruendo una proposta di legge per stanziare, dopo trent’anni, soldi per l’edilizia pubblica.
Nell’ultimo periodo gli sfratti sono raddoppiati, tante persone non hanno casa nonostante altrettante case siano sfitte nei centri storici”. La bozza è al vaglio delle assemblee territoriali e sarà presentata con un’iniziativa sotto il palazzo del Consiglio regionale, probabilmente durante la discussione della Finanziaria 2019. Per quanto riguarda il lavoro, “la Sardegna in particolare ha subito gli effetti della crisi e ancora non si registra alcuna ripresa”, sottolinea Cremaschi, rilanciando l’allarme sicurezza sul lavoro. “In Italia i morti sul lavoro sono 1.200, ma di sicurezza – denuncia – si sente parlare solo in relazione ai migranti”.

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