Consiglio, è battaglia sulla presidenza: Forza Italia contro Lega, Peru insiste

La pace nel centrodestra è durata poco. Così, almeno, sembra. Il nuovo fronte di scontro dopo l’accordo di sabato a Villa Devoto (leggi qui) si è aperto sulla presidenza del Consiglio regionale. Il voto per assegnare la prima poltrona dell’Assemblea è previsto domani, dalle 10. Ma il clima nel centrodestra non promette nulla di buono: Forza Italia sembra non accettare che la casella vada alla Lega, come nell’intesa siglata nel week-end dai partiti della coalizione. Le frizioni sono talmente avanzate che spiegano il motivo per cui il governatore Christian Solinas si è guardato bene dall’ufficializzare oggi i nomi dei sette assessori. Sette caselle che ancora mancano all’appello per completare l’Esecutivo (leggi qui). Solinas non ha alcuna intenzione di cedere alle pressioni degli alleati.

Si è capito da ieri che qualcosa nel centrodestra non andasse. Di nuovo. Tutto è cominciato con le dichiarazioni di Mariolino Floris, il deus ex machina dell’Uds, uno dei partiti esclusi dalla Giunta per via del basso consenso raccolto alle urne (sorte toccata identica a Energie per l’Italia, Sardegna civica e Forzta Paris). Floris è stato il primo a dire che Michele Pais, l’algherese indicato dal Carroccio, non ha il profilo adatto per ricoprire l’incarico. Pais – classe ’74, avvocato –  è alla prima elezione in Consiglio. Una nota del curriculum considerata insufficiente, sebbene l’onorevole abbia macinato diciotto anni di esperienza in Comune.

Al momento non è dato sapere se l’esternazione di Floris sia concordata (o meno) con Forza Italia. Di certo nel partito azzurro vogliono che la presidenza dell’Aula venga assegnata al sassarese Antonello Peru, il più votato alle Regionali del 24 febbraio. Peru ha raccolto quasi seimila preferenze, ma ha anche un processo aperto per abusi edilizi e un avviso di garanzia per associazione a delinquere nell’ambito dei presunti appalti sospetti diventati l’inchiesta Sindacopoli.

Il caso Peru, con la definitiva esclusione dell’azzurro, sembrava risolto giovedì, quando Solinas, “per non piegarsi ai diktat dei partiti”, ha preferito esordire in Consiglio con i cinque assessori della ‘Giunta mini‘ tenendo per sé le sette deleghe che lo hanno fatto diventare a tutti gli effetti il sesto componente della squadra. Forza Italia, quella mattina, ha incassato tutte e due le caselle a cui aveva diritto con l’8 per cento di consenso: Alessandra Zedda è stata infatti nominata al Lavoro e Giuseppe Fasolino alla Programmazione.

Peru, però, non si è arreso (pare con la complicità di ampi pezzi del partito). I berlusconiani vengono dati a caccia del colpaccio. E così, a poche ore dal voto in Aula, sembra ripartita la conta dei voti a favore del sassarese. Stando a quanto filtra da ambienti politici, sono stati diversi gli onorevoli contattati per dare la preferenza a Peru. Il quale, dentro Forza Italia, ha l’appoggio incondizionato del deputato Pietro Pittalis che una settimana fa ha messo la faccia in difesa del compagno di partito. Pittalis, attraverso un comunicato, si era appellato al garantismo invitando gli alleati a “guardare in casa propria, prima di fare la morale agli altri”.

Nella terza votazione di giovedì, durante la prima seduta dell’Assemblea, Pais ha comunque battuto Peru. È finita venti a sedici per l’algherese. Considerando che la maggioranza ha trentasei seggi, significa che i partiti del centrodestra si sono divisi. Ma sia Pais che Peru sono rimasti lontano dalla soglia dei trentuno voti richiesti per conquistare la presidenza. Cioè la metà più uno dei consiglieri.

Pittalis ha buone entrature nel centrosinistra. Ma proprio oggi l’opposizione si è riunita e ha deciso di votare scheda bianca. Né Pais né Peru. Pittalis, insomma, non può sperare nel Pd, dove è in ottimi rapporti con l’ex presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non disposto, stavolta, ad aiutare ‘l’amico Pietro’. Men che meno farà Massimo Zedda nella doppia veste di leader dell’opposizione e di ‘guida’ dell’ala civico-politica formata da Campo progressista, Sardegna in Comune e Futuro in Comune.

Solinas stasera era una sfinge a Villa Fanny, dove il governatore ha voluto riunire gli altri trentacinque consiglieri di maggioranza per un aperitivo, un saluto informale fuori dal Palazzo. Si sono contati quattro assenti, a cominciare da Domenico Gallus e Pietro Moro, i due onorevoli che dentro Sardegna 20Venti sono in battaglia col collega Stefano Tunis per la scelta dell’assessore che spetta alla civica. Mancavano pure due onorevoli dei Riformatori, Aldo Salaris e Giovanni Antonio Satta, l’uno sassarese, l’altro gallurese, ma ampiamente giustificati visto la distanza tra Cagliari e i rispettivi territori di residenza.

Le assenze di Moro e Gallus, invece, vengono interpretare come politiche. E si tratta di due voti potenzialmente fuori controllo nella chiama di domani, quando la maggioranza deve scegliere il presidente dell’Aula. Idem la preferenza di Tunis. Non si possono fare previsioni nemmeno sulla scelta che faranno Roberto Caredda e Valerio De Giorgi, consiglieri di Sardegna civica e Fortza Paris, i due ‘piccolini’ che da sabato sanno di non avere rappresentanza in Giunta (non entrano nella ripartizione delle deleghe). Così sono cinque voti non ‘garantiti’. Il sesto che può far saltare tutto è lo stesso Peru, al quale si potrebbero aggiungere gli altri azzurri. E sono quattro, compresa l’assessora-consigliera Zedda.

Il silenzio di Solinas restituisce la volontà di resistere una volta di più all’assalto dei partiti. Domani il governatore potrebbe nominare gli assessori solo dopo che si vota per la prima poltrona dell’Aula. O non farlo direttamente, a seconda di come finisce in Consiglio. Qualcuno, invece, nel centrodestra vorrebbe che succedesse prima. Vien da sé che si gioca tutto sulla fiducia reciproca, a questo punto messa a dura prova.

Il centrodestra, volendo, ha una terza fiche da puntare. Forse la più solida. È Michele Cossa, capogruppo in pectore dei Riformatori, su cui potrebbe convergere compatta l’opposizione. Sono diciotto voti. Cioè oltre la metà di quelli che servono per diventare presidente dell’Aula. Cossa è l’unico del centrodestra che viene percepito dalla minoranza come una vera figura di garanzia. E peraltro Solinas lo considera il migliore candidato possibile. Certo: il governatore vorrebbe che si rispettasse il patto di sabato, con la presidenza assegnata alla Lega. Ma in assenza di un accordo i voti dell’opposizione diventano indispensabili per uscire dall’impasse. Altrimenti il centrodestra rischia di dover votare a oltranza paralizzando il Palazzo. Senza capo dell’Aula non può essere nominato l’Ufficio di presidenza da cui parte, a cascata, l’organizzazione di tutta l’Assemblea, comprese le commissioni consiliari e quindi l’attività legislativa.

Domani, insomma, non sarà una passeggiata. Ma a guidare le votazioni c’è l’espertissimo Giorgio Oppi, il veterano dell’Aula, uno che mastica guerre politiche dal ’79. Da quando nella massima assemblea sarda i contendenti erano le primissime fila delle scuole politiche targate Dc, Pci e Psi, molto rimpiante di questi tempi.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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