Asl unica, il Partito dei sardi frena: “Vanno rivisti i superpoteri al Dg”

Saranno unificate le tre proposte di legge sulla Asl unica (Asur), presentate da Partito dei sardi (Pds), Riformatori e Udc. I testi normativi andranno a integrare il ddl della Giunta, varato in via definitiva il 3 maggio scorso.

L’idea di un’unica Asl, cuore del riordino della sanità proposto dall’Esecutivo, piace ai Riformatori, mentre Pds e Udc preferiscono la suddivisione in tre aziende. Per la squadra di Francesco Pigliaru il test politico è importantissimo: l’approvazione dell’Asur è considerata una sorta di fiducia fiducia di matrice parlamentare, sebbene non sia contemplata nell’ordinamento regionale.

Diverse parti della maggioranza storcono il naso sull’accentramento delle funzioni e giovedì 19, in sede di commissione, si cercherà di trovare una soluzione condivisa per unificare le varie proposte. Tra le criticità emerse oggi a margine dei lavori della stessa commissione – in audizione l’assessore è stato sentito l’assessore Luigi Arru – non solo la Asl unica, ma anche i ‘superpoteri‘ assegnati al direttore generale.

“In sanità è sbagliata l’equazione riduzione costi-tagli Asl – spiega Augusto Cherchi del Pds – esistono anche dubbi sull’immediata applicabilità della legge e sul gigantismo organizzativo che potrebbe creare disservizi e disorganizzazione. Stiamo creando un’azienda da oltre 15 mila dipendenti, 24mila chilometri quadri di territorio, una popolazione distribuita in maniera disomogenea, con un bilancio di oltre 2 miliardi di euro. Il rischio è l’ingovernabilità”, denuncia l’esponente della maggioranza.

L’apertura dei Riformatori la conferma il coordinatore-consigliere regionale Michele Cossa, pur con richieste di correzione: “La Asl unica va fatta e anche velocemente, perché è l’unico modo che ha la Sardegna per garantire ai sardi servizi efficienti senza sprechi e clientele. Ci auguriamo che dopo aver perso due anni di tempo il Consiglio scelga il nostro come testo base. Quello arrivato dalla Giunta regionale è un pasticcio, pieno di illegittimità che rischiano di vanificare lo sforzo riformatore. Centralizzare e razionalizzare l’uso delle risorse umane e gli acquisti è l’unico sistema per porre fine alla degenerazione del sistema, che costringe ogni anno migliaia di persone ad andare a curarsi in altre regioni italiane”.

Sulla querelle aperta prende posizione anche il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis: “La maggioranza si metta d’accordo con sé stessa. Al momento l’idea della Asl unica viene tirata fuori come un jolly ogni volta che i media rilevano l’aumento della spesa sanitaria, ma dopo tre annunci in due anni in cui si contrabbandava come risultato un’intenzione, non esiste neppure una proposta univoca e, ancora una volta, assistiamo alla presentazione di bozze, che si sovrappongono, si intrecciano e si confondono, tanto che ancora non c’è un testo sul quale confrontarsi. Non vorremmo – chiosa Pittalis – che la proposta fosse in realtà una nessuna centomila Asl”.

Il leader Udc Giorgio Oppi dice: “Il primo elemento da tenere in considerazione è la specificità della Sardegna che anche in campo sanitario presenta significative differenze rispetto al panorama nazionale. Con la nostra proposta di legge predisposta nel luglio 2014 abbiamo voluto lanciare un sasso nello stagno; riteniamo comunque che gli accorpamenti vadano fatti senza fretta, come dimostra l’esperienza totalmente negativa del Brotzu di Cagliari, e che è necessario assegnare priorità all’assistenza sanitaria sui territori per fare una buona riforma di sistema”.

Sulla Asl unica prende posizione pure il segretario generale della Cgil Sardegna, Michele Carrus. “In linea di principio – si legge in una nota – condividiamo l’idea di più efficienza e risparmio che sottende al disegno di legge della Giunta sulla Asl unica e non abbiamo motivo di ostacolare la scelta così come è stata illustrata oggi nel confronto con l’assessore Arru, in un modello funzionale a cerchi concentrici. C’è però una questione dolente che si sarebbe potuta evitare, se ci fosse stato un confronto preventivo con il sindacato: ancora una volta vediamo mortificati gli istituti della partecipazione e viene così negata la possibilità per i cittadini, attraverso le loro rappresentanze sociali, di partecipare alla condivisione e alla costruzione delle linee di intervento in un luogo definito e riconosciuto”. Carrus chiede quindi “un incontro urgente”.

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