Accordo Regione-Difesa sulle servitù, le reazioni della politica tra entusiasmo e scetticismo

Reazioni contrastanti sull’accordo di massima tra Regione e ministero della Difesa per il ridimensionamento della presenza militare nell’Isola. Secondo l’intesa, illustrata stamane dal presidente Francesco Pigliaru ai consiglieri di maggioranza, le stellette abbandonerebbero gran parte dell’area di Capo Frasca, le spiagge di Teulada ora interdette durante le esercitazioni – a partire dall’area di Porto Tramatzu – e a diverse zone sulla costa di Arbus. Inoltre, la caserma Ederle, a Cagliari, sarà messa completamente a disposizione del demanio regionale. Nel documento si parla anche di un programma di bonifiche, degli indennizzi spettanti ai Comuni gravati da servitù e viene ipotizzata la possibilità che all’interno dei poligoni siano presenti soggetti indipendenti con il compito di partecipare ad attività di verifica.

Per il consigliere Pd Gigi Ruggeri, l’accordo che si sta chiudendo con la Difesa è frutto della “politica del confronto serio e non delle urla rivendicate. Ed è questa che produce i risultati. Vale per questa occasione così come vale per l’articolo 8 dello Statuto, per la continuità territoriale e varrà per gli accantonamenti e per il Patto per la Sardegna. È stato avviato un confronto non prono, ma netto, così come per le questioni legate all’insularità, con gli impegni di Anas, ferrovie e Snam su metanizzazione”.

“È un risultato estremamente positivo – ha detto il consigliere regionale del Pd Piero Comandini -. Personalmente ho messo in risalto due aspetti: innanzitutto nel protocollo che sarà firmato, oltre allo sviluppo e alla ricerca all’interno dei poligoni per quanto riguarda le attività collaterali, come ricerca aerospaziale, ci sia anche un rafforzamento dell’industria già presente da anni in Sardegna, in particolare sulla Vitrociset. Dobbiamo pretendere che il lavoro di questa importante realtà venga valorizzato e potenziato. Due: con questo protocollo si dovrebbe anche definire la firma della convenzione per poter realizzare a Teulada il famoso progetto Siat, incentrato sull’addestramento simulato dei militari”.

Sullo stesso tema è intervenuto anche Gianluigi Rubiu, dell’Udc, che ha presentato qualche mese fa una mozione sull’argomento: “Si tratta di un programma con un investimento imponente che il ministero della Difesa intende porre in essere, che riguarda l’utilizzo delle tecnologie più avanzate per la guerra simulata, quindi senza inquinamento acustico, ambientale e privo di rischi. Il progetto produrrà per l’Isola ingenti riflessi economici, capaci di generare importanti ricadute in termini di occupazione e non solo. Non possiamo perdere altro tempo, abbiamo già sciupato l’investimento sui droni, accolti a braccia aperte dalla Puglia, adesso c’è il rischio che il progetto possa essere perso, visto il forte interessamento della regione Friuli, dove la Serracchiani, ha già dichiarato che è pronta ad accogliere il progetto Siat, dove peraltro ci risulta che stia facendo pressioni per ottenerlo”.

Critico e piuttosto scettico il senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Cotti. “Più che agli esercizi di equilibrismo semantico, alle promesse sbandierate con efficace enfasi comunicativa, bisognerà verificare con attenzione, parola per parola, i contenuti dell’annunciato accordo di ‘ottimizzazione delle servitù militari in Sardegna’. Già il termine “ottimizzazione” non fa presagire nulla di buono, semmai una presa per i fondelli. Allo stato delle informazioni disponibili siamo ancora lontani da quanto desiderano sia i sardi, oberati di aree militari demaniali sottratti alla loro disponibilità, sia da quanto si aspetterebbero i militari coinvolti nelle esercitazioni e i residenti nelle zone limitrofe ai poligoni, tuttora esposti a rischi sanitari per l’effetto di spari ed esplosioni responsabili della creazione di nanoparticelle cancerogene, che si possono combattere solo non creandole. Dunque un provvedimento che non deve creare illusioni né venir considerato risolutivo dei problemi ambientali e sanitari dei poligoni. Pigliaru – aggiunge Cotti – chiosa di importanti rilasci dal forte valore simbolico: ma che vuol dire? In termini di estensione territoriale a quanto assommano? Chi si farà carico – e con quali risorse – delle bonifiche? Ma soprattutto, come si coniugano i trionfalistici annunci di riduzione delle servitù rispetto alle dichiarazioni del Capo di stato maggiore dell’esercito, generale Danilo Errico, che aveva totalmente cassato la possibilità di una riduzione delle servitù?”. 

Per il consigliere di Campo progressista Francesco Agus “sarebbe un buon punto di partenza che consentirebbe di riprendere dopo tanti anni la partita virtuosa del superamento delle servitù e della loro riconversione produttiva. La Caserma Ederle di Calamosca, per esempio, potrebbe essere un esempio di riconversione perfettamente inserita in un contesto urbano di grandissimo pregio. Lo stesso discorso varrebbe per le spiagge bianche, immediatamente riconvertibili a scopo turistico”.

Il condizionale è però d’obbligo: Si discute di accordi non ancora firmati e di cui non conosciamo i dettagli. Nei rapporti con il governo più volte, vedi l’accordo di inizio legislatura sul superamento patto di stabilità, atti con ottimi presupposti non hanno avuto i risultati sperati e, in alcuni casi, si sono rivelati un boomerang. Per cui aspettiamo ulteriori ragguagli, in particolare per ciò che concerne il tema delle bonifiche, oltre alla firma definitiva dell’accordo.

Per il capogruppo dem in Consiglio regionale, Pietro Cocco, “questo è un risultato importantissimo che arriva alla fine di un percorso già avviato con la Giunta di Renato Soru, interrotto nei cinque anni di governo di centrodestra e ripreso con forza da questo Esecutivo, in occasione della seconda conferenza sulle servitù militari del 2014. Il presidente della Regione ha fatto un ottimo lavoro su un tema così sensibile per la nostra Isola – ha detto all’Ansa l’esponente dem – un tema sul quale tutta la maggioranza ha lavorato alacremente”.

Pierfranco Zanchetta, capogruppo dell’Upc, ha parlato di “un grande passo avanti, nonostante le resistenze dei militari che difficilmente concedono spazi: credo si debba fare in fretta a chiudere l’accordo pretendendo il più possibile prima che il Governo Gentiloni vada a casa”.

 

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