Creatività, nasce la nuova Manifattura: “Abbattiamo i muri per aprirla alla città”

La prima novità è che l’ex manifattura tabacchi potrebbe non chiamarsi più così. “Lanciamo la provocazione: siamo sicuri di voler usare il nome dell’antica destinazione d’uso dello spazio?”, chiedono Linda Di Pietro e Sandra Ennas, rispettivamente neo manager culturale della manifattura e responsabile della struttura per conto di Sardegna Ricerche. Per questa ragione verrà lanciato un bando, un contest destinato a grafici, designer e creativi in generale che verranno chiamati a proporre non solo il logo dello spazio, ma anche un nome nuovo con cui battezzarlo e che diventerà il marchio degli anni a venire. Del futuro della struttura si è parlato oggi nella sala delle officine durante l’incontro chiamato Manifattura aperta, che aveva un triplice obiettivo: consentire di tracciare un bilancio di quello che è stato fatto finora, presentare le linee guida che caratterizzeranno la manifattura del futuro e ascoltare proposte, critiche e suggerimenti di cittadini, associazioni e istituzioni. Sono intervenuti l’assessore regionale alla Programmazione Raffaele Paci, Sandra Ennas e Linda Di Pietro, quest’ultima arrivata a Cagliari alla fine del 2018 dopo aver vinto il bando indetto da Sardegna Ricerche per la selezione di un manager in grado di contribuire a delineare e avviare il progetto culturale della manifattura. Di Pietro in passato ha diretto il Centro Arti Opificio Siri di Terni ed è presidente di Rena, associazione per la sperimentazione di politiche innovative, collaborative e trasparenti. Dopo l’incontro sono intervenuti anche l’assessore cagliaritano alla Cultura Paolo Frau, l’assessora all’Urbanistica Francesca Ghirra, il sovrintendente del Teatro Lirico Claudio Orazi.

“Siamo vicini a rendere davvero la manifattura il luogo che abbiamo sognato: spazio della creatività, dove l’innovazione digitale si incontra con arte, performance, teatro, musica, cinema. Un luogo vivo dentro la città”, ha dichiarato Paci. L’assessore ha detto che la settimana prossima arriverà una delibera che prolungherà l’affidamento della struttura a Sardegna Ricerche (“c’è ancora molto da fare prima di poterla affidare a un altro global contractor”, ha detto), e ha annunciato un investimento di 9 milioni e 700mila euro per i prossimi tre anni per la manifattura: serviranno per ulteriori lavori di restauro e per il funzionamento della struttura. Intanto il bando per la gestione del bar è andato deserto due volte (ora è in corso una trattativa privata) mentre due imprese si sono presentate per quello per l’affidamento di quattro lotti (“che significa occupazione stabile e quotidiana di diversi spazi della manifattura”).

Accanto ai concessionari – che avranno in gestione gli spazi per sei anni con la possibilità di rinnovare per altri sei – la manifattura sarà animata da associazioni culturali, enti e imprese che potranno sviluppare i loro progetti all’interno degli spazi, anche attraverso forme di cofinanziamento specie per realtà che non hanno risorse a sufficienza per svilupparli. Nel corso del 2019 ci sarà una selezione dei progetti da mettere in cantiere per il 2020, che andranno ad affiancare le attività svolte dai concessionari. E poi ci saranno gli “ospiti”, come avvenuto finora, ovvero soggetti che potranno affittare gli spazi per iniziative di vario tipo. “Con una differenza fondamentale rispetto a prima”, precisa Di Pietro. “Ci sarà molta più attenzione all’adesione delle proposte al profilo della manifattura. Le iniziative che verranno ospitate qui dovranno rientrare all’interno delle linee guida della struttura”.

Uno dei temi decisivi per il futuro della manifattura è quello dell’apertura dello spazio alla città: apertura anche in senso “fisico”. Ad esempio con la possibilità di abbattere il muro intorno all’ingresso di viale Regina Margherita, “che separa dal quartiere e impedisce di vedere il mare”, dice Di Pietro. “Un centro culturale non deve avere un muro così: è respingente e non consente alle persone di avvicinarsi, di curiosare. La sua demolizione consentirebbe di avere uno spazio completamente nuovo”. Il cortile d’ingresso della manifattura andrebbe così a dialogare con la scalinata che connette via Roma a viale Regina Margherita e “guarderebbe” anche verso la Marina, diventando nodo fondamentale sia in senso culturale sia in chiave turistica. “Vorremmo inoltre una manifattura attraversabile”, aggiunge la manager, “Con un altro ingresso in vico Lanusei. Lo spazio deve essere completamente pubblico e i cittadini devono poterlo attraversare”. In questo senso è fondamentale il tema della mobilità: “Parcheggiare nelle vicinanze è difficile”, spiega, “quindi bisogna ragionare sulla possibilità di collegare la zona con altri parcheggi e sulla mobilità alternativa. Altrimenti il rischio è che la manifattura rimanga sconnessa dal resto della città, dal tessuto di commercianti, bar, locali che animano la Marina, dal turismo che anima quotidianamente la città”. Un altro punto chiave è il dialogo con altri luoghi (in primis cagliaritani, poi regionali e nazionali) “che prima erano altro”: Exma, Lazzaretto, Mem, Ghetto, San Michele, e la possibilità di rendere la manifattura un “portale della città, una sorta di homepage, un racconto della città”.

Andrea Tramonte

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