Veleni a Porto Torres, un libro nero: “Troppi tumori, anche nei bambini”

Nel nord-ovest della Sardegna ci si ammala troppo di tumore. E si muore eccessivamente. Succede ai bambini e agli adolescenti, agli uomini e alle donne. I dati non sono scritti in un report qualunque: tutto è nero su bianco nell’aggiornamento del progetto Sentieri, il quinto rapporto, elaborato come sempre dall’Istituto superiore di sanità, il braccio tecnico-scientifico dell’assistenza medica e ospedaliera in Italia. A venire fuori è un bollettino da guerra. Un libro nero.

L’analisi ha riguardato i malati di cancro e la mortalità, sia a Sassari che a Porto Torres. Un’indagine complessa e lunghissima, con un’osservazione che ha messo insieme otto anni di dati, dal 2006 al 2013, e “per la prima volta Sentieri ha valutato anche lo stato di salute di bambini e adolescenti”, è scritto. In tutta Italia sono finiti sotto la lente quarantacinque aree industriali, per un totale di 319 Comuni e una popolazione complessiva di cinque milioni di 900mila abitanti. Due i focus sulla Sardegna: Porto Torres, che raccontiamo oggi, e il Sulcis e il Guspinese, a cui dedichiamo l’approfondimento di domani, 26 gennaio.

I due centri del nord-est valgono 146.173 abitanti (secondo l’ultimo consimento del 2011). Un territorio ad alta industrializzazione con impianti chimici, il petrolchimico, la centrale termoelettrica e discariche. Migliaia di ettari e di veleni. Nell’intervallo di tempo oggetto dell’indagine, tra Sassari e Porto Torres “si sono registrati 77 casi di tumori maligni tra 0 e 29 anni – si legge -. Di questi, 17 riguardano malati in età pediatrica (sino a 14 anni)”. Tra le patologie più diffuse, nel rapporto è segnalata “l’incidenza della leucemia linfoide che risulta circa tre volte più elevata rispetto al riferimento se si considera che i cinque casi censiti hanno colpito femmine”.

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Eppure il dramma non finisce qui. Sempre alla voce ‘Incidenza oncologica’, viene descritto anche “un eccesso di linfomi nella classe di età tra uno e quattro anni, sebbene basato su due soli casi”. Ancora: tra i 20 e 29 anni “si segnala un eccesso di linfomi non Hodgkin“, di cui “quattro casi risultano nella sottoclasse 20-24 anni e otto nel complesso 0-24 anni”. Valori fuori norma anche per “i tumori maligni e non maligni del sistema nervoso centrale nel complesso delle età analizzata, tra 0 e 29 anni”. Tra Sassari e Porto Torres sono “sistematicamente in eccesso anche le malattie respiratorie acute“.

Quanto alla popolazione adulta, “l’incidenza oncologica mostra eccessi per tutti i tumori”. I più diffusi sono “il cancro al colon retto e al polmone“. I malati di mesotelioma superano invece la media “solo tra gli uomini”, è scritto ancora nel rapporto, sebbene la causa può essere imputata anche “all’inadeguato controllo delle fonti di esposizione ad amianto”. Ancora: rispetto ai sopraelencati tipi di tumore, gli esperti di Sentieri li considerano una conseguenza dell’esposizione all’ambiente, sebbene “con evidenza sufficiente o limitata”. Sempre tra gli over 30 di entrambi i sessi, si registra una mortalità alta quando il cancro colpisce il polmone o a causa di malattie respiratorie. Per il tumore al colon retto, invece, i decessi sono oltre il livello di guardia solo tra gli uomini.

Che tra Sassari e Porto Torres ci siano concreti rischi per la salute di quanti ci abitano, “era stato rilevato anche nei precedenti rapporti”, si legge in questo quinto rapporto. Con “le evidenze più recenti” è stato “confermato che il particolato, gli ossidi di zolfo e il biossido di azoto, emessi nell’atmosfera dagli impianti industriali, possono contribuire agli eccessi osservati”, specie nei casi di “tumore del polmone e malattie respiratorie, anche acute”. Proprio su quest’ultime viene fatta una sottolineatura: “Ad avvalorare l’ipotesi (di una correlazione tra contaminazione e malattia) sembrerebbe concorrere l’eccesso di ricoverati che si osserva sistematicamente in età pediatrica, pediatrico-adolescenziale e tra i giovani adulti”. Da segnalare anche “il maggiore rischio” di contrarre patologie renali, considerate ugualmente “una possibile conseguenze dell’esposizione, sia professionale sia ambientale, a metalli pesanti come cadmio, piombo, mercurio e arsenico, ma anche agli idrocarburi”. Nello specifico le malattie in aumento sono nefrosi, nefriti e nefropatie.

L’Istituto superiore di sanità dà infine una serie di consigli. “Le criticità nel profilo di rischio neoplastico in età infantile e giovanile – cioè gli eccessivi casi di tumore – suggeriscono di implementare attività di sorveglianza epidemiologica e di portare avanti approfondimenti in termini di ricerca di tipo eziologico”. Nelle ultime righe del rapporto, un invito che vale una delle grandi promesse mancate della politica sarda: “Sono doverosi e non differibili – è scritto – gli interventi di risanamento ambientale”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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