Insar a rischio chiusura, cosa c’è sotto: negli atti mai diffusi le prove della crisi

È scritta in un verbale del 2018 la crisi societaria di Insar, la partecipata della Regione che rischia di finire in liquidazione. I fari sulla spa si sono riaccesi nei giorni scorsi, quando negli uffici di via Mameli a Cagliari è diventato chiaro che non sarebbe più tornata Paola Piras, l’amministratrice delegata dimissionaria, scelta nell’agosto del 2017 dal centrosinistra di Francesco Pigliaru e formalmente in carica dall’ottobre di due anni fa. La Piras è subentrata ad Antonello Melis, manager del centrodestra, fedelissimo dell’ex governatore Ugo Cappellacci.

Il verbale riguarda l’approvazione del bilancio 2017. Solo adesso viene fuori che nella seduta di quella assemblea societaria il documento contabile ottenne unicamente il via libera della Regione, azionista di maggioranza col 55,39 per cento di quote e rappresentato in quell’occasione del capo di gabinetto di Pigliaru, Gianluca Serra. Voto contrario, invece, da parte di Anpal Servizi, il socio di minoranza (44,61 per cento) che delegò nella seduta l’avvocato Roberto Musella.

Era il 22 giugno del 2018 quando il bilancio, approvato dal Cda, venne messo ai voti. Fu proprio Musella, a nome dell’amministratore unico di Anpal Servizi, Maurizio Del Conte, a muovere una serie di rilievi contro il documento contabile, tra cui “l’esistenza di una potenziale incertezza che può far sorgere dubbi significativi sulla capacità di Insar di continuare a operare”, si legge nel verbale. Non solo: l’avvocato, nell’annunciare il voto contrario, comunicava che Anpal Servizi “si riservava di promuovere le opportune azioni di responsabilità a propria tutela”.

Il resoconto di quel verbale può essere considerato l’inizio del percorso che sta portando Insar sulla strada della liquidazione. Una decisione che era attesa martedì 4 giugno, invece l’assemblea straordinaria è slittata a fine giugno. Nel dettaglio del conto economico, l’Insar ha fatto registrare “una riduzione del volume della produzione pari al 60 per cento rispetto al documento di budget ipotizzato”, è scritto ancora ancora nel verbale. Quindi a fronte delle previsioni. Il legale Musella, riferendosi alla gestione della Piras e del nuova Cda, aveva anche sottolineato: “Il bilancio è stato redatto dagli attuali amministratori nel rispetto dei principi civilistici, ma lo stesso collegio sindacale ha avanzato numerose perplessità”.

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Sempre nella seduta di giugno – ma anche questo particolare si conosce soltanto adesso – l’Anpal Servizi chiese alla Regione di rilevare le proprie quote societarie e diventare così socio unico. Di certo Insar ha chiuso l’esercizio finanziario del 2017, l’ultimo approvato, con una perdita di un milione e 423mila euro che grava sull’Anpal Servizi per un valore del 44,61 per cento, pari alle quote detenute nella spa regionale. In virtù di questo passivo la società nazionale è andata anch’essa in perdita “per la prima volta nella sua storia”, per un totale di 505mila euro, come certificato dai giudici contabili. Senza il ‘rosso’ di Insar, il bilancio si sarebbe chiuso con un utile di esercizio.

L’assemblea del 22 giugno fece segnare un lungo conflitto tra i soci. Dopo il legale Musella era intervenuta la Piras che lamentò di “comprendere i motivi di rammarico espressi” da Anpal Servizi, ma disse che “essi trovavano fondamento in situazioni che possono essere ascritte alla precedente gestione di Insar”. La manager aggiunse di “non comprendere il motivo per cui Anpal Servizi non impugnò il bilancio del 2016, mentre ora viene addirittura prospettata l’ipotesi di una ‘azione di responsabilità in capo agli amministratori attuali'”, come aveva rilevato il legale Musella. “Non si tiene conto – rincarò la dose la manager Piras – del fatto che sia stata ereditata una situazione disastrosa e che i soci, pur essendo a conoscenza dello stato di Insar, negli anni passati hanno sempre omesso di porre in essere le dovute iniziative per impedire che le condizioni dei conti si aggravassero in questo modo”.

Alla Piras aveva replicato il presidente del collegio dei sindaci, Vito Meloni, perché l’amministratrice delegata quel 22 giugno chiamò in causa l’organo di controllo sui conti. La manager lo accusò di “non aver richiesto ai precedenti amministratori l’attestazione di relativa al principio di revisione Isa Italia 580”, ovvero una procedura che comprende regole etiche e tecniche da utilizzare nella relazione sui bilanci. Meloni rispose duramente alla contestazione mossa e a verbale fece scrivere: “È falsa l’affermazione della professoressa Piras sulla revisione Isa Italia 580”. A Meloni arrivarono poi le scuse della manager, ma la piega presa della seduta era ormai cosa fatta. A un anno da quell’assemblea l’unica certezza è che dal prossimo 27 giugno (la data è comunque ancora ufficiosa) i quindici dipendenti di Insar possono rischiare il posto.

Alessandra Zedda, la nuova assessora del Lavoro cui spetta la super visione di Insar, assicura dal canto suo che “non si perderà alcuna busta paga”. Lunedì l’esponente della Giunta ha incontrato i sindacati. “Da qui alla fine del mese – conclude – stiamo organizzando un piano di incontri per studiare le possibili soluzioni”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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