Referendum insularità, pronto il ricorso. Tutti contro la bocciatura

“In queste ore il nostro pool di giuristi sta iniziando a lavorare sul ricorso, poi vedremo come e dove sarà impugnata la delibera che ne ha dichiarato l’inammissibilità”. Così il presidente del Comitato promotore per l’indizione del referendum in Sardegna per l’inserimento del principio di insularità nella Costituzione, Roberto Frongia, all’indomani della bocciatura da parte dell’Ufficio regionale del Referendum. Per proporre il ricorso ci sono sessanta giorni di tempo dalla decisione, “ma lo faremo molto prima – ha chiarito Frongia – stiamo solo valutando se depositarlo al Tar o se fare un ricorso straordinario al presidente della Repubblica”. Per indire il referendum, il Comitato aveva raccolto entro il 31 dicembre 2017 oltre 90 mila firme in tutti i Comuni della Sardegna.

Tutti si esprimono contro la delibera dell’Ufficio regionale del referendum. Giuristi e consiglieri di maggioranza e opposizione, parlamentari, oggi attorno allo stesso tavolo convocato da Frongia, per dire che la decisione dell’ufficio nominato dalla Giunta Pigliaru è sbagliata. “La delibera – sostiene Frongia – non tiene conto della sentenza della Corte Costituzionale del 2015 che definisce i referendum nazionali e locali come necessari strumenti di un accordo tra il popolo e le istituzioni rappresentative con i quali si avviano, influenzano o contrastano processi decisionali pubblici”. Vanni Lobrano, ordinario di diritto romano a Sassari, contesta la posizione dell’Ufficio regionale per cui se si chiede al popolo di esprimere un parere non gli si può chiedere di manifestare una volontà: “Un’interpretazione errata, perché se uno legge l’art 1 della legge regionale che disciplina la materia referendaria, si vede che alternativa tra due azioni – deliberare e esprimere pareri – non c’è una contrapposizione di contenuto ma di efficacia”.

“Dobbiamo andare avanti – interviene la consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda – il concetto di insularità deve diventare una risorsa immateriale che ci deve collegare col resto del mondo”. Secondo l’ex assessora regionale alla Cultura, Maria Antonietta Mongiu, “sarebbe terribile non approfittare della bella positività e della condivisione tra politici e intellettuali così inusuale che si sono create durante questo iter”. “L’azione va portata avanti – insiste il senatore di Fi, Emilio Floris – esiste una necessità forte del riconoscimento dell’insularità per i vantaggi che ne derivano soprattutto di carattere economico”. Un altro senatore uscente, Luciano Uras, ha osservato che “l’ufficio regionale del referendum è nominato dalla Regione per consentire e non impedire che il popolo sardo possa esprimersi sulle questioni che più direttamente lo interessano”. Il segretario del Partito dei Sardi, Paolo Maninchedda, ha chiarito che “noi siamo interessati all’animo della proposta referendaria e meno agli aspetti formali, a che l’esperienza si traduca in forme visibili di unità sociale e civile”. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha ipotizzato infine “la possibilità di ricorso, anche straordinario al presidente della Giunta perché l’ufficio è nominato dalla Giunta”.

“È una delibera che non condivido – ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau – perché ottenere il riconoscimento di una condizione che è oggettiva è una battaglia vitale per la Sardegna. Non entro nel merito della delibera, né delle motivazioni che hanno portato la commissione regionale a bocciare la proposta di referendum, ma devo dire che non la condivido soprattutto per quello che la delibera comporta: non tenere conto della volontà di oltre 90 mila sardi”.

 

 

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