Insularità in Costituzione, l’Ufficio regionale boccia il referendum

L’Ufficio regionale del referendum ha dichiarato illegittimo il quesito proposto dal Comitato per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione. È lo stesso presidente del Comitato, Roberto Frongia, a darne notizia. “Si tratta di una decisione incomprensibile, sapevamo bene che il cammino verso il riconoscimento del principio d’insularità sarebbe stato difficile – dichiara – ma mai avremmo immaginato un’interpretazione burocratica di questo genere, che sostanzialmente nega il diritto dei sardi ad utilizzare lo strumento referendario, contraddicendo mille altre interpretazioni precedenti”.

Per indire il referendum il Comitato ha raccolto entro il 31 dicembre 2017 oltre 90mila firme in tutti i Comuni della Sardegna. “Forti del parere di illustri costituzionalisti e amministrativisti – annuncia Frongia – impugneremo immediatamente questa scelta pazzesca, che violenta la sovranità popolare espressa da tanti sardi e ritarda la partenza della rivoluzione della responsabilità e della consapevolezza che può davvero cambiare la testa e il futuro dei sardi”.

Già nelle prossime ore “agiremo in tutte le sedi giudiziarie per difendere la libertà di manifestazione del pensiero da parte di tutti i cittadini sardi”. Intanto, anticipa, mercoledì presso la saletta gruppi consiliari alle 10.30, assieme al nostro pool di giuristi, “parleremo di 92mila buone ragioni per dire che il referendum non si tocca”.

“La dichiarazione di illegittimità del referendum sull’insularità in Costituzione non fa parte di nessun complotto, come invece qualcuno sospetta, ma è solo l’ennesima certificazione di quanto sia difficile sfondare il muro della conservazione in Sardegna”, ha dichiarato il parlamentare dei Riformatori Pierpaolo Vargiu. “Parlare di insularità significa abbandonare la cultura dell’assistenza, che ci ha resi servi passivi per tanti anni, per riscoprire responsabilità, meritocrazia e cultura d’impresa. Tutte cose scomode per un sistema pietrificato, sempre uguale a se stesso. Insieme a 92.000 sardi, tra cui centinaia di sindaci e decine di illustri giuristi – ha concluso Vargiu – ci batteremo sino in fondo perché il giudizio di legittimità sia ribaltato e parta finalmente la grande rivoluzione di discontinuità con il vecchio e il passato di cui la nostra terra ha ormai sempre più disperato bisogno”.

“Sapevamo che la più importante battaglia della Sardegna sarebbe stata ardua. Proprio per questo l’abbiamo iniziata, sapendo che i sardi hanno la forza e la determinazione per vincerla”. Così il consigliere regionale dei Riformatori Michele Cossa. “La superficialità delle considerazioni su cui si basa il parere dell’ufficio regionale per il referendum è certo sconcertante, ma è un assaggio della resistenza degli apparati. Contro tutto questo da oggi inizia la mobilitazione dei moltissimi sardi in Sardegna e nel mondo che non si arrendono”, conclude Cossa.

Sempre dai Riformatori arriva una nota a firma del coordinatore regionale, Pietrino Fois: “Impugnando il referendum – scrive -, hanno impugnato la libertà. La richiesta di consultazione popolare deve andare avanti o la Sardegna sarà relegata ad una crisi insuperabile. Il principio di insularità in Costituzione è dovuto, ripristina equità sociale che ci spetta da settant’anni. Del resto così hanno deciso i 92mila sardi che hanno firmato per la richiesta di referendum e nessuno può mortificare una iniziativa di popolo, determinata e forte”.

L’Ufficio regionale del referendum è nominato con decreto dal Presidente della Regione. L’Ufficio dura in carica per tutta la durata della legislatura ed è composto da un magistrato della Corte d’appello di Cagliari, un magistrato del Tribunale di Cagliari, un magistrato del Tribunale amministrativo regionale per la Sardegna, un magistrato della sezione giurisdizionale sarda della Corte dei Conti, il coordinatore generale della Presidenza della Regione, un segretario, in servizio presso la Presidenza.

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