Nel 2016 il riso straniero ha invaso l’Italia, e oltre la metà arriva dall’Oriente. Nell’ultimo anno le importazioni sono aumentate del 489% dal Vietnam e del 46% dalla Thailandia. E’ quanto emerge da un’indagine della Coldiretti sui dati Istat dalla quale si evidenzia che, nell’anno appena trascorso, “è stato registrato un aumento del 21% delle importazioni che ha fatto scattare 12 allerte sanitarie da contaminazione per il riso e i prodotti a base di riso da Paesi extracomunitari in Europa secondo i dati del sistema di allarme rapido comunitario (Rasff)”.
Le partite “fuorilegge” pericolose per la salute dei cittadini – ha spiegato Coldiretti – riguardano la presenza
irregolare di residui antiparassitari, di aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da
insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di Ogm proibiti in Italia e in Europa. “Un’invasione senza precedenti per l’Italia dove si produce il 52% del riso totale europeo, con 237mila ettari.
Tra le regioni a pagarne maggiormente le spese c’è la Sardegna dove 85 aziende (80 a Oristano e cinque nel Medio Campidano) coltivano a riso circa 3.400 ettari (il 92% a Oristano, il resto nel Medio Campidano)”, ha sottolineato l’associazione. “Con l’azzeramento dei dazi siamo stati invasi dal riso straniero – ha detto il risicoltore di Cabras Gianni Ferrari -. Questo ha abbassato notevolmente i prezzi divenuti per noi insostenibili. Il prezzo del riso al produttore è sceso dal 30 al 60% a seconda della varietà. Il carnaroli è passato da 75 euro al quintale a 30. Produrre un quintale di riso costa 30 euro. Insomma stiamo producendo sottocosto. Una mazzata che costringerà molti risicoltori a cambiare mestiere anche perché già penalizzati dai fenicotteri fuori controllo e dalle cartelle pazze dell’acqua: quando andiamo a seminare non sappiamo quanto ci costerà”.