Spesa lavori pubblici segna +38%, report della Cna: “Sardegna record, appalti per 2,4 miliardi”

Dicembre 2023: dopo cinque mesi di rallentamento, gli appalti in Sardegna hanno registrato una forte accelerazione che, insieme alla performance della prima metà dell’anno, ha portato il mercato dei lavori pubblici a livelli eccezionali della spesa. Più incerta la dinamica della domanda, con le stazioni appaltanti che nella seconda metà dell’anno hanno sensibilmente ridotto la loro attività. Nella classifica economica tra le regioni meridionali solo la Puglia fa meglio della Sardegna.

È quanto attesta l’ultimo report del Centro Studi della Cna Sardegna. In base al rapporto dell’associazione artigiana il 2023 si chiude con un valore dei lavori a base di gara pari a più di 2,4 miliardi concentrati in 766 appalti, quantità che rappresentano rispettivamente una crescita del 38% e una contrazione del 5,7% rispetto al 2022.

“Il quadro generale rimane molto positivo per le opportunità di spesa – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di CNA Costruzioni – ma il rallentamento della domanda nella seconda metà dell’anno rappresenta un segnale di allarme che, sebbene sia da leggere, almeno in parte, come un effetto del necessario adeguamento delle stazioni appaltanti alle novità introdotte dal nuovo codice degli appalti (si pensi in particolare alla qualificazione, richiesta per poter appaltare opere pubbliche di importo superiore a 500mila euro, e per acquistare beni e servizi sopra i 140 mila euro, senza la quale non viene rilasciato il CIG), si aggiunge ad altre incognite”.

Fra i nodi critici attualmente esistenti segnalati dalla Cna: “L’effettiva sostenibilità di progetti definiti in base a prezziari ben più bassi rispetto a quelli attuali, la difficoltà di reperimento di materiali e manodopera, la complessità attuativa dei progetti del PNRR, con il carico della serrata tempistica prevista per non perdere le eccezionali opportunità di finanziamento), ma soprattutto alle incognite per un imminente futuro in cui le condizione di accesso al credito si irrigidiscono rapidamente, i contenziosi con le imprese aumentano e le risorse disponibili, inevitabilmente, tenderanno a ridursi”.

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