Proteste ad Alghero per l’esclusione dall’area di crisi industriale di P. Torres

Alghero non fa parte dell’area di crisi complessa di Porto Torres. L’ha deciso la Giunta regionale con una delibera del 30 settembre scorso. E il territorio insorge. Nel dicembre del 2015 l’amministrazione Pigliaru aveva disposto di presentare al ministero dell’Industria e dello Sviluppo economico l’istanza per il riconoscimento della situazione di “crisi industriale complessa” per il polo industriale di Porto Torres. Una decisione motivata con la “gravissima recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale, legata alla deindustrializzazione di uno dei più importanti complessi industriali del settore petrolchimico e alle incertezze legate all’attuazione del progetto di riconversione previsto dal Protocollo d’Intesa per la chimica verde del 2011″.

La perimetrazione inizialmente proposta abbracciava l’intero ambito dei sistemi di lavoro di Sassari e Alghero, pari a circa 262mila abitanti. Ma le successive interlocuzioni tra Regione Sardegna e Ministero hanno portato ad adeguare la delimitazione territoriale dell’area, per “renderla maggiormente conforme ai criteri indicati nel decreto ministeriale del 2013, dove è previsto che le crisi industriali complesse sono quelle che riguardano specifici territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale”, come è spiegato nella delibera firmata dal vicepresidente della Regione, Raffaele Paci, e dal direttore generale, Alessandro De Martini. Come se il problema non riguardasse più la Riviera del corallo, il territorio di Alghero è stato così escluso dalla perimetrazione dell’area di crisi complessa.

Immediate la presa di posizione del sindaco. “Escludere Alghero dall’area di crisi industriale complessa di Porto Torres è sconcertante e inaccettabile”. Sottolinea, Mario Bruno. “Come le altre due, da dieci anni la città di Alghero fa i conti con la recessione economica e una emorragia occupazionale e produttiva preoccupante, anche sul piano sociale”, spiega il sindaco. “Lavoriamo per alleviare l’esasperazione e la rabbia dei lavoratori e dei comparti più in crisi – prosegue – e l’istituzione del Comitato per l’Area di crisi era stato il segnale delle difficoltà di tutto il territorio”. Ecco perché “questa decisione è pericolosa, ingiustificata e incomprensibile”, come Bruno scrive a Pigliaru. La delibera “comporterà un danno enorme al tessuto economico-sociale, con ulteriori e pesanti ripercussioni sul numero degli occupati, perché impedisce di attivare i progetti di recupero ambientale, efficientamento energetico, infrastrutturazione, riqualificazione e riconversione industriale nella zona di San Marco – prosegue – già proposti all’assessorato dell’Industria e inseriti nel dossier inviato alla Regione”. Per il sindaco “non possiamo lasciarsi sfuggire nessuna occasione, né è il caso di alimentare inutili contrapposizioni tra città – conclude – siamo allibiti, ci opporremo a questa decisione sul piano politico e tecnico”.

L’esclusione di Alghero dall’Area di crisi complessa di Porto Torres rientra nel progetto della Regione di affossare il territorio“. È l’accusa del vice capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Marco Tedde, alla Giunta Pigliaru, che ha deliberato la riperimetrazione dell’Area di crisi, limitandola ai territori di Sassari e Porto Torres. L’ex sindaco di Alghero si chiede “quali alibi Pigliaru e la sua Giunta contrabbanderanno per giustificare la scelta” e ritiene che “dopo il mancato varo delle politiche di sostegno al traffico aereo low cost, sia l’ennesimo schiaffo alla città”. Per Tedde “è una scelta aberrante, che rischia di far sprofondare Alghero in una voragine dalla quale sarà difficile uscire”.

La conta dei danni, d’altronde, è appena iniziata. “La perdita di 230 mila passeggeri nei primi otto mesi dell’anno, 48 mila solo in agosto, significano grosso modo un buco di 130 milioni di euro”. Per il Ministero dello Sviluppo economico “sono Area di crisi complessa i territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale, derivante dalla crisi delle imprese più grandi, con effetti sull’indotto, o di uno specifico settore, con alta specializzazione nel territorio – spiega il consigliere dell’opposizione -. Alghero, purtroppo, ha titolo per essere ricompreso in questo paradigma”. Ragion per cui “è il momento di dire basta e di organizzare forme di reazione della comunità algherese che boccheggia per una crisi economica indotta dalla manifesta incapacità di chi ci governa”.

(Foto Alessio Sanna)

 

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