Portovesme, terzo giorno degli operai sulla ciminiera. Attesa per il vertice a Roma

Seconda notte a 100 metri di altezza per i quattro operai che da martedì mattina si sono asserragliati sulla ciminiera dell’impianto Kss della Portovesme srl, nel polo industriale del Sulcis. E seconda notte turbolenta: molto vento con temperature che sono decisamente calate tra mezzanotte alle 5 e che hanno messo in difficoltà i lavoratori, che sono attrezzati con sacchi a pelo, coperte e tende per proseguire nella protesta, giunta al terzo giorno consecutivo. Almeno sino a domani, quando si riunirà il tavolo ministeriale a Roma con azienda e sindacati per trovare una soluzione al prezzo dell’energia.

Dagli esiti di quell’incontro scaturiranno diversi effetti: non solo sarà determinante per la protesta in atto, ma influirà sulle scelte aziendali e sul futuro occupazionale di circa 1.450 lavoratori, 550 diretti, 62 interinali e il resto delle ditte d’appalto. Nel frattempo il Comune di Portoscuso, il paese del Sulcis che ospita il sito industriale, ha ribadito, in una nota, la propria “preoccupazione per la grave situazione sociale e di ordine pubblico che si sta determinando a causa della decisione unilaterale della Portovesme srl di perseguire nel suo intento di fermare la linea piombo, con la conseguente fuoriuscita dal ciclo produttivo di oltre 400 lavoratori, tra diretti e indiretti e tra questi 60 lavoratori interinali che non potranno godere di nessun ammortizzatore sociale”.

L’amministrazione, “in prospettiva futura l’azienda prefigura inoltre lavorazioni sostitutive che certamente potrebbero impattare pesantemente sull’ambiente e sulla salute pubblica oltre che degli stessi operai, peggiorando i problemi già presenti sul nostro territorio”, chiarisce che “pur senza pregiudizi nei confronti di nuove iniziative, non ci potrà essere nessun sostegno rispetto a ipotizzate future lavorazioni che non garantiscano la piena tutela dell’ambiente e della salute pubblica così come non ci potrà essere nessun sostegno, neanche preliminare, a iniziative che non garantiscano la continuità produttiva e la tutela di tutti i lavoratori interessati, diretti, indiretti e interinali”.

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