La Portovesme srl conferma il percorso tracciato per la fermata della linea produttiva del piombo da novembre a marzo nella fonderia di San Gavino e dell’impianto Kss diel Sulcis, a causa del caro energia. In altre parole il decreto sull’Energy release, che avrebbe dovuto dare una boccata d’ossigeno alle aziende energivore, in particolare quelle sarde i siciliane, non risponderebbe alle esigenze della fabbrica controllata dal gruppo Glencore.
Tra le ipotesi per scongiurare lo stop e non mandare circa 200 operai in cassa integrazione ci sarebbe quella di un accordo bilaterale sul prezzo dell’energia o, addirittura, usare quello già stretto da Sider Alloys, sempre nel Sulcis, e che, in attesa dell’utilizzo da parte della multinazionale dell’alluminio, potrebbe essere “anticipato” alla Portovesme srl. È quanto emerso durante l’incontro al Mise tra azienda, sindacati e interlocutori istituzionali, tra i quali la vice ministra Alessandra Todde. Nel caso di un accordo l’azienda potrebbe essere disponibile a riavviare tutta la linea del piombo e nel frattempo iniziare il revamping degli impianti verso le nuove produzioni. Secondo quanto appreso, infatti, la Portovesme srl ha confermato lo studio avviato verso le materie prime – nichel e litio – per le batterie del futuro. Le organizzazioni sindacali hanno respinto il ricorso alla cig e per domani alle 8 ai cancelli della fabbrica a Portovesme (Portoscuso) hanno convocato un’assemblea dei lavoratori dalla quale potrebbe scaturire la proclamazione dello sciopero tra lunedì e martedì con una marcia su Cagliari. “La riunione di oggi potrebbe essere l’avvio di un percorso – dice Emanuele Madeddu della Filctem Cgil -. Il tema centrale è quello dell’energia e serve un impegno della Regione e del nuovo governo per trovare soluzioni anche mutuando alcune risposte già note sul territorio. Ora bisogna pensare ad un percorso che possa garantire l’occupazione e la transizione tra le produzioni”.