Pecorino, via libera al Piano dell’offerta. Pastori: “Tutela solo i padroni del latte”

Il via libera c’è stato, con la maggioranza dei voti di oltre il 77 per cento. Così il nuovo Piano di regolazione dell’offerta di Pecorino romano Dop, stilato dal Consorzio di tutela, è stato approvato, nonostante il no della Regione e del movimento spontaneo dei pastori, che non ha partecipato all’incontro. Il tetto di produzione, limite oltre il quale i trasformatori non potranno produrre, è stato indicato in 265mila quintali, inferiore a quello delle ultime annate, e verrà poi confermato ufficialmente in una seconda fase. Tra i nodi più discussi quello dei possibili sforamenti che sono stati confermati (entro il 20 per cento) ma a condizione che la prima deroga, vincolante per tutti, sia la lunga stagionatura almeno a 12 mesi. Ora la bozza del piano dovrà passare il vaglio dei legali, poi dovranno esprimersi tutti gli attori della filiera con delibere assembleari (le coop) o adesioni singole (i 12mila allevatori non consorziati), poi ci sarà l’istruttoria tecnica della Regione e il sì definitivo del ministero delle Politiche agricole che dovrà arrivare entro il 1 ottobre, data di inizio della prossima campagna di produzione.

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Ma i pastori del movimento spontaneo nato per le proteste del febbraio scorso non ci stanno. “Il nuovo Piano differisce dal precedente solo per il sistema delle contribuzioni aggiuntive, che apparentemente sembrerebbe renderlo più rigido del precedente, ma in realtà è stato studiato di modo tale che ogni caseificio si tenga ben strette le proprie quote storiche. Sembrerebbe che il Piano sia stato reso più efficace con l’aumento della sanzione per chi sfora, se non fosse che è abbinato a un complicatissimo sistema di deroghe che sembra costruito non per premiare qualità e nuovi mercati, come asserito, ma piuttosto per consentire di tutelare i singoli interessi dei soliti padroni del latte che evidentemente non sono i pastori”, scrivono i portavoce Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna. I pastori ritengono che il nuovo piano non modifichi sostanzialmente la situazione di “asservimento” a un sistema che non consente loro di valorizzare il proprio latte ma “ci relega al ruolo di produttori di una commodity la cui valorizzazione è affidata agli illuminati che hanno gestito la filiera sino ad ora, portandoci sul precipizio di un burrone”.

“Noi abbiamo proposto un sistema che prevede che l’assegnazione delle quote tenga conto della quantità di latte idoneo a divenire che le imprese casearie acquisiscono, il sistema attuale è concepito per mortificare il potere contrattuale dei pastori e rendere inefficace qualsiasi forma di aggregazione e concentrazione dell’offerta di latte che lo valorizzi e ne aumenti il potere contrattuale”, spiegano. Da qui l’appello ai ‘colleghi’ allevatori: “Chi conferisce il latte agli industriali non deve concedere la propria delega a questi signori, mentre chi è socio delle cooperative deve pretendere che la decisione di aderire o meno al Piano proposto ieri venga presa a maggioranza in assemblea generale nella sua coop e quindi il presidente di turno andrà ad esprimere il voto che la maggioranza dei soci, i pastori, ha espresso”. Un altro accorato appello è rivolto a tutte le associazioni di categoria “affinché prendano una posizione decisa al riguardo visto che ‘il latte è bianco per tutti’, questo è un momento storico che ci deve portare a cambiare il sistema rendendo tutti i pastori padroni del proprio destino e non più succubi delle decisioni imposte da chi con arroganza in questi giorni ci vorrebbe inculcare lezioni di stile. Altrimenti non ci resta che continuare a protestare in piazza e preparare un ricorso all’Autorità garante”. (mar.pi.)

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