Pecorino, Consorzio replica alla Murgia. Ecco cosa stabilisce il Piano dell’offerta

“Le affermazioni dell’assessora Murgia non sono coerenti con le indicazioni scritte nel Piano dell’offerta né per quanto riguarda l’attribuzione delle quote sia per la gestione dell’equilibrio di mercato”. Lo dice Salvatore Palitta, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop, in merito alle parole della titolare regionale dell’Agricoltura che questa mattina all’assemblea dei soci del Consorzio a Borore, ha criticato nuovamente il documento in discussione nell’assemblea. “I piani non hanno il potere di bloccare le produzioni, abbiamo introdotto meccanismi che inducono le aziende a produrre la quota assegnata. Il sistema di calcolo dice esattamente il contrario rispetto a quanto dichiarato dall’assessora”, sottolinea Palitta che poi invia una nota ufficiale. “Abbiamo ricevuto il suo comunicato in ritardo rispetto ai lavori assembleari fissati per le 10,30, per tale ragione non è stato oggetto di comunicazione ai presenti – scrive nella nota ufficiale -. Prendiamo atto che le sue osservazioni risultano essere fuori contesto rispetto allo schema di Piano di Regolazione dell’Offerta del Pecorino Romano Dop oggetto di discussione dell’odierna assemblea dei soci. Constatiamo altresì dalla lettura del suo messaggio, che è venuta meno la funzione di ‘luogo di mediazione’ che appartiene, per sua stessa natura, alla funzione politica che lei rappresenta”.

Il Piano di regolazione dell’offerta del Pecorino romano Dop, nella sua bozza in discussione all’assemblea, non è stato approvato nemmeno nella riunione di oggi. È mancata la maggioranza qualificata per divisioni tra i soci, ora la palla rimbalza alla prossima settimana, in questi giorni una commissione tecnica esaminerà nuovamente la proposta per cercare un punto di mediazione. Il documento, dopo una lunga introduzione dedicata ai dati sul mercato internazionale (americano soprattutto) di latte e formaggi, si sofferma sul Pecorino romano e analizza l’andamento della produzione degli ultimi anni, con i dati sulle eccedenze che hanno scatenato la ‘guerra del latte’ esplosa nel mese di febbraio scorso con gli sversamenti in strada. Un focus per individuare la stortura che porta i trasformatori ad acquistare più latte rispetto a quanto necessario per stare sotto la quota assegnata, di conseguenza i pastori a venderlo. Con il risultato delle eccedenze di formaggio sul mercato e prezzi ai pastori che si abbassano.

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Il piano, la cui bozza attualmente in discussione è reperibile online sul sito del Consorzio, ha l’obiettivo di favorire “l’adeguamento tra domanda e offerta di Pecorino romano Dop sul mercato, per garantire una maggiore stabilità complessiva, a vantaggio dell’intera filiera, vista la sua spiccata stagionalità; una maggiore tutela e valorizzazione del prodotto a vantaggio del consumatore finale; mantenere la qualità del formaggio Pecorino Romano Dop, tendendo a definire un punto di equilibrio produttivo onde prevenire squilibri di mercato; accrescere la presenza sui mercati consolidati e consentire l’apertura di nuovi, in particolare nei Paesi in via di sviluppo ad alto tasso di crescita”.

Il tetto produttivo, dice il Piano elaborato dal Consorzio, sottoposto alla fase di approvazione in questi gironi e di cui l’assessora regionale dell’Agricoltura ha sottolineato forti criticità, sarà individuato “attraverso la verifica dell’andamento produttivo degli ultimi 5 anni, tenendo conto dei dati di mercato disponibili e dell’analisi sulla possibile evoluzione delle condizioni dell’offerta e della domanda, sia sul mercato interno che sul mercato internazionale”. Le quote di produzione da assegnare ai singoli caseifici inseriti nel sistema di controllo “verranno determinate sulla base delle produzioni loro certificate nelle ultime 3 annate casearie. Le quote di produzione verranno determinate ed espresse sia in termini di quantità di chilogrammi di Pecorino romano Dop, sia in termini di litri di latte destinato alla produzione della Dop”.

In caso di sforamenti, quando la produzione di uno o più caseifici superi la quota assegnata, verrà addebitata per ogni chilo di prodotto eccedente la quota extra tetto produttivo: un contributo “supplementare a quello ordinario, pari a 64 centesimi per chilo di formaggio prodotto, con peso determinato alle 24 ore dalla produzione, all’atto della marchiatura a fresco, con il marchio Consortile”. Molti di questi punti però potrebbero essere soggetti alle modifiche della commissione che riesaminerà il documento, essendo i nodi su cui si sono divisi in parte i soci del Consorzio.

Mar.Pi.

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