Parco geominerario sotto commissario. Il presidente? Nomina da Roma

Non si trova l’intesa sulla nomina del Presidente del Parco geominerario della Sardegna e il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti rinnova per altri quattro mesi l’incarico di commissario a Giovanni Pilia. Lo dice chiaramente, il ministro, quasi in aperta polemica col presidente della Sardegna Francesco Pigliaru, nel decreto di rinnovo: “Il 26 settembre 2016 il ministero dell’Ambiente ha avviato le procedure per il raggiungimento dell’intesa sul nominativo del Presidente del Parco geominerario storico ambientale della Sardegna col presidente della regione Sardegna. Il 12 gennaio 2017 questo ministero – si legge – ha rinnovato la richiesta d’incontro al presidente della regione Sardegna al fine di raggiungere l’intesa sul nominativo del presidente del Parco geominerario storico ambientale della Sardegna. Considerato che non si è ancora pervenuti al raggiungimento della citata intesa… Decreta il rinnovo della nomina di commissario a Giovanni Pilia”.

Un rinnovo per quattro mesi, ufficialmente. In realtà indiscrezioni provenienti dal ministero dell’Ambiente lo danno abbastanza limitato nel tempo perché, sembrerebbe, che il ministro sia prossimo, questione di giorni, alla firma del decreto di nomina del Presidente del Parco. Se la notizia trapelata dovesse trovare applicazione sarebbe quasi un “colpo di mano” per sollecitare la Regione ad assumersi le sue responsabilità. Se ne è parlato anche nei giorni scorsi a Iglesias, nella sede della Consulta delle associazioni del Parco geominerario nella palazzina della ex direzione della miniera di San Giovanni dove viene sollecitato un incontro urgente con l’assessore agli Enti locali, Cristiano Erriu, o direttamente con il presidente della regione Francesco Pigliaru. “È necessario ritrovare la sintonia tra enti, comuni e associazioni – ha affermato Giampiero Pinna -. Noi crediamo che la strada della valorizzazione delle nostre tradizioni storiche e culturali, nel rispetto dell’ambiente, sia quella giusta. La cosa tragica è che non c’è neppure volontà contraria. Manca proprio la capacità di far partire i progetti sia per le bonifiche sia per la riqualificazione dei siti minerari ”. Eppure ci sarebberp anche i motivi dell’urgenza. “Ne è un esempio la discarica della miniera di Masua dove giacciono 3 milioni di metri cubi di scorie che nessuno controlla – denuncia il coordinatore della consulta-. Eppure il disastro della Val di Stava dovrebbe aver insegnato qualcosa. In quasi 16 anni di vita del parco si è anche più volte tentato di sopprimerlo. Nonostante ciò sono stati spesi, negli anni, circa 500 milioni di euro. Una cifra stratosferica, superiore a quella del Piano di rinascita della Sardegna. Con affidamenti, per giunta, diretti, senza gare d’appalto e per progetti che nulla avevano a che vedere con il rilancio del Parco. Non si sa neppure che fine ha fatto la bonifica della valle San Giorgio. Ragione per cui c’è, oggi, perfino il fondato rischio che la Comunità europea attivi una procedura d’infrazione contro la regione Sardegna”. Si è parlato, ovviamente, anche della sorte degli oltre 500 lavoratori ex Ati Ifras (leggi qui). Debora Porrà, sindaco di Villamassargia, suggerisce l’utilizzo di questi lavoratori nell’ambito dei “cantieri verdi” nelle aree rientranti nel perimetro del Parco. Per Andrea Vallascas, deputato del Movimento 5 stelle, “Il governo non si cura della sorte del Parco, non mettendo fine al commissariamento. Questo vuol dire anche che il turismo non è nelle sue priorità”.

Carlo Martinelli

 

 

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