Operai senza ammortizzatori sociali: vertenza ex Alcoa si sposta a Roma

C’è un passo avanti nella vertenza che riguarda gli ammortizzatori sociali che gli ex dipendenti Alcoa aspettano da gennaio: “Questa mattina c’è stata la prima firma nel decreto sulle aree di crisi complessa”. Ad annunciarlo al termine dell’incontro al Mise, con i dirigenti del ministero, la delegazione dei sindacalisti composta da Renato Tocco (Uilm), Bruno Usai (Fiom), Rino Barca (Fim Cisl) e Angelo Diciotti (Cub).

“Alla luce di quanto comunicato – fanno sapere da Roma – ora attendiamo che si compiano tutti gli altri passaggi necessari per far sì che ci sia al più presto l’erogazione delle risorse”. I sindacalisti hanno rimarcato la necessità di “procedere in maniera tempestiva per evitare che i tempi possano dilatarsi ulteriormente”. Il timore dei sindacati è che l’erogazione possa avvenire a giugno. “C’è forte preoccupazione – rimarca Bruno Usai – ed è necessario tenere alta l’attenzione”. Dello stesso avviso Renato Tocco che sollecita tempestività. “Abbiamo chiesto che il Governo intervenga con l’azienda – dice Rino Barca – affinché parta il pre revamping e siano coinvolti i lavoratori”.

Questa mattina, mentre parte dei lavoratori ha incontrato Salvini all’aeroporto di Elmas,  una delegazione dei lavoratori ha tenuto un sit-in davanti alla sede del ministero del Lavoro. Primo problema da affrontare la questione degli ammortizzatori sociali. I lavoratori – che non sono più dipendenti Alcoa ma neppure Sider Alloys e sono giunti al terzo rinnovo degli ammortizzatori sociali -, non hanno ancora ricevuto gli indennizzi relativi al 2019. Un limbo dal quale i sindacati stanno provando a tirare fuori 650 lavoratori, tra diretti e quelli impiegati negli appalti.

Non solo: tra le richieste delle sigle confederali e autonome c’è anche quella relativa alla questione energetica. Ossia l’accordo bilaterale tra l’azienda e il fornitore di energia per l’approvvigionamento dello smelter del Sulcis. È l’impianto per la fusione dell’alluminio che gli svizzeri di Sider Alloys, subentrati agli americani di Alcoa, vorrebbero riattivare utilizzando anche energia che arriva dalle rinnovabili. Al momento la fabbrica resta chiusa. E per far ripartire gli impianti, oltre a contrattualizzare i lavoratori, devono andare avanti tutta una serie di manutenzione, perché la fabbrica non produce dal 2012.

“Oggi apprendiamo della firma da parte del ministro del Lavoro al decreto per il rinnovo degli ammortizzatori sociali. C’è voluta la mobilitazione dei lavoratori sino a Roma per questo primo atto che non risolve il problema dei ritardi e la procedura è ancora lunga”, afferma il segretario regionale del Pd, Emanuele Cani. “È necessario che da parte dei soggetti interessati ci sia un’assunzione di responsabilità affinché i tempi già dilatati, ricordiamo che gli operai nel 2019 non hanno ancora percepito gli ammortizzatori sociali dovuti, siano rapidi. Attraverso i nostri rappresentanti nelle istituzioni seguiremo passo passo la vertenza e non faremo mancare il nostro sostegno ai lavoratori. La filiera dell’alluminio in Italia deve ripartire. E deve ripartire da Portovesme”.

“Si tratta di un risultato frutto di un lungo impegno, a dimostrazione che il Movimento 5 Stelle è vicino ai lavoratori dell’industria sarda”, ha detto invece il deputato del M5s, Pino Cabras. “Ora, restituita la serenità ai lavoratori e alle loro famiglie – prosegue il parlamentare – è venuto il momento di impegnarsi con il massimo slancio perché a Porto Torres e a Portovesme si progetti l’industria del futuro. Soprattutto il sud ovest della Sardegna ha bisogno di voltare pagina perché il Piano Sulcis si è mostrato inadeguato alle esigenze di rinascita del territorio. Serve un nuovo modello di sviluppo in grado di coinvolgere diversamente da quanto fatto finora i principali soggetti economici, le amministrazioni e le comunità locali, e capace di aprirsi all’apporto di idee e capitali internazionali. La riqualificazione del territorio deve infatti avvenire partendo da una idea più complessiva di sviluppo e non affrontando singolarmente le crisi delle varie industrie”.

 

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